Pochi giorni fa è terminata la mostra “Louise Bourgeois: The Woven Child” presso il Gropius Bau di Berlino. Questa è stata la prima grande retrospettiva dell’artista francese dedicata esclusivamente alle opere realizzate con stoffa e altri materiali tessili, appartenenti all’ultima fase della sua ultradecennale carriera artistica, nonché la mostra più grande dell’artista a Berlino in cui sono stati immessi lavori per la prima volta esposti in Germania.
La Bourgeois ha vissuto un finale di carriera molto prolifico in termini di produzione artistica: dalla metà degli anni ’90 al 2010 l’artista francese ha dato vita ad una grande serie di sculture realizzate con tessuti domestici, tra cui vestiti, biancheria e frammenti di tappezzeria, spesso appartenenti alla sua casa o al passato. I lavori in questione rappresentano una riarticolazione delle tematiche trattate nel corso della sua carriera, con un’esplorazione ancor più profonda all’interno della propria identità, della sessualità e delle relazioni familiari, della riparazione e della memoria. The Woven Child è stata una mostra che ha cercato di addentrarsi nell’io più sincero della Bourgeois, analizzando a fondo le radici e la storia personale della più rivoluzionaria scultrice della contemporaneità.
La relazione tra l’artista e il tessuto nasce nel periodo dell’infanzia, durante il quale la Bourgeois inizia a lavorare nell’atelier di riparazioni della famiglia. La creazione di opere d’arte con materiali tessili nasce quindi da un’esigenza di trasformare e, allo stesso tempo, preservare il passato. La nozione di “riparazione” viene quindi associata al trauma della separazione e dell’abbandono tramite una metafora che si traduce in installazioni monumentali e sculture figurative. La mostra comprendeva 89 opere, tutte realizzate dall’artista durante gli ultimi vent’anni di carriera: i celebri “Poles” e le “Cells”, parola che in inglese indica sia celle che cellule, in cui vecchi vestiti appesi assieme ad altri indumenti collegano il visitatore alla storia personale dell’artista. E ovviamente l’installazione Spider (1997), assieme alla relativa “Cell” e “Lady in Waiting” (2003), opere che incorporano frammenti di antica tappezzeria. Il ragno simboleggia per la Bourgeois sia un essere protettivo che un predatore: l’animale viene anche associato alla mamma, tessitrice e restauratrice di arazzi. L’abilità nel tessere una tela solo grazie al proprio corpo rappresenta anche una metafora del processo artistico, soprattutto per quel che riguarda le opere tessili.
Le sculture figurative sono state invece esposte all’interno di teche, sospese sul soffitto, messe sopra dei piedistalli. L’allestimento ha creato un mondo fiabesco ma inquietante, in cui a regnare erano abiezione, abbandono e la sensazione di trovarsi in trappola. In questo mondo misterioso sono apparse anche le teste di tessuto della Bourgeois, ritratti di espressioni perturbanti e di forte impatto. Della mostra hanno fatto parte anche le “Progressioni”, colonne fatte di blocchi di tessuto impilati, organizzati in sequenze ascendenti e discendenti. Le opere rimandano alla produzione giovanile dell’artista e in particolare a quelle sculture verticali che dominavano la sua pratica tra gli anni ’40 e gli anni ’50. La Bourgeois ha sempre cercato di mantenere vivi alcuni motivi delle opere di inizio carriera, cercando continuamente di trovare connessioni e nuovi dialoghi con i lavori più maturi. In questo senso, l’artista ha raggiungo una sorta di climax con una serie di quattro grandi opere realizzate durante gli ultimi cinque anni di vita, nelle quali combinazioni di diversi tipi di scultura sono esposte in larghe teche di vetro. Tutte insieme, queste opere costituiscono un manifesto della tarda “arte tessile” della Bourgeois.
“Nel corso della sua carriera durata settant’anni, la Bourgeois ha continuato a tessere elementi della propria storia personale, facendo riferimento alle proprie esperienze fisiche e psicologiche. Questi collegamenti appaiono più che mai visibili nelle opere tessili in mostra, che esplorano la relazione con la madre, la sensazione di vulnerabilità, l’invecchiamento e tanti altri aspetti attraverso una grande vastità di materiali utilizzati, di processi creativi intrapresi, di tecniche innovative e strumenti all’avanguardia. Il risultato è una rete sottile e complessa di significati, che ci sorprendono ancora oggi” afferma Julienne Lorz, Co-curatrice di The Woven Child.
La mostra ha rappresentato una grande occasione per scoprire le sculture tessili dell’artista parigina, insieme ad un’ampia selezione di disegni tessili, libri, stampe e collage. The Woven Child è parte di un programma del Gropius Bau dedicato alla tematica della riparazione e alla storia dell’edificio, che in precedenza è stato sede di un’importante scuola di arti applicate e artigianato, danneggiata nel corso della seconda guerra mondiale.
The Woven Child è stata curata da Ralph Rugoff, direttore dell’Hayward Gallery e Julienne Lorz, ex Chief Curator del Gropius Bau. La mostra è stata accompagnata da un catalogo approfondito sull’opera della Bourgeois, con saggi di importanti studiosi internazionali, oltre che da un ricco programma di talk e eventi.
Dal 22 luglio al 23 ottobre 2022