Per ogni estatico istante
Per ogni estatico istante, Exhibition view. Courtesy G7 Bologna

Giulia Dall’Olio | Paola De Pietri – Per ogni estatico istante

Galleria Studio G7 proroga sino al 3 dicembre la doppia personale di Giulia Dall’Olio e Paola De Pietri, a cura di Irene Sofia Comi

Se doveste raccogliere i vostri estatici istanti, in che maniera li racchiudereste sì da poterli conservare o portare sempre con voi, tramandarli o donarli ad altri? Che possiate scegliere il verbo, le note, la forma, vi affidereste, senza dubbio alcuno, all’Arte. 

Probabilmente, per catturare la forza ancestrale dell’estasi di un unico, esile e baluginante istante, ricorrereste al tratto segnico, al gesto che permette di imprimere un immediato sentire su un supporto che ridesti la vostra memoria nel tempo futuro, oppure, come spesso accade, affidereste alla fotografia il compito di catturare ed eternare quel momento. Potrebbe persino accadere che non abbiate mai pensato di cristallizzare certi istanti ed allora vi giunge in soccorso il lavoro di due artiste emiliane, Giulia Dall’Olio e Paola De Pietri, le quali ‘Per ogni estatico istante’  hanno dato luogo e vita ad una mostra, voluta dalla storica Galleria Studio G7 – oggi guidata dalla giovane Giulia Biafore – e curata da Irene Sofia Comi; un’esposizione nata a ridosso dell’autunno, rallentata dalla nuova ondata pandemica ma prorogata sino al prossimo 3 dicembre. 

Irene Sofia Comi narra di una ricerca, da parte delle due artiste, afferenti a generazioni e idiomi diversi, che pur trova un punto di notevole contatto in quel ritrovato dialogo panico con la natura che, inteso nel turbinio del nostro contemporaneo, come relazione obsoleta sa farsi ancora latrice di una lirica visione che sottende quanto l’oggi obnubila al tempo, ai luoghi, alla memoria, al pensiero. Ecco, perciò che le partiture tintorie di Giulia Dall’Olio che trovano posto su materia organica come il lino o sulla carta, nella netta diarchia tra bianchi e neri dettati dalla liaison  tra corpo dell’artista e pigmento, in una costruzione maieutica che induce a seguire ab origine quanto Ella stessa ha percepito dei luoghi che, per metafora, ha raccontato, si rispecchiano, in modo allegorico, in quelli idealizzati e mostrati da Paola De Pietri, attraverso oniriche fotografie, scandite da un codex che, invece, si abbandona alla scala dei grigi per definire il gradiente di lattiginosità presente nelle atmosfere della campagna padana. Cosa accomuna, dunque, le due artiste? Cosa permette loro di guardarsi mediante le proprie opere e delineare quel modus operandi definito dalla curatrice come una sequenza ontologica e concettuale racchiusa nel gioco di parole ‘Piano piano, veloce veloce’  ? È la tensione tra uomo e natura a tendere la mano alle artiste, ad averle guidate nella loro precipua visione prospettica, cadenzando sguardi e gesti. Entrambe si rifugiano – per uscirne narratrici immaginifiche – in una personale memoria visiva tradotta in grafia sempre più interiore, man mano che dal gesto ampio si giunge al particolare, nel caso di Giulia Dall’Olio o nella volontà di raccontare attraverso la sospensione il mondo che ci circonda, come nelle foto di Paola De Pietri. 

Le opere presenti in mostra, tra cui una site specific della Dall’Olio, aprono i confini dello spazio di galleria, perimetro oggettivo entro il quale dialogare con i lavori esposti, per sperimentare, ex ante ed ex post, loro rimandi a proposizioni altre – come tradizioni estremo orientali in un caso e peculiarità fotografiche di matrice inconscia dall’altro – capaci di decodificare aspetti di una nuova indagine sul territorio e sulla natura che, nel 2020, hanno interpellato sensi e desideri della collettività. 

‘Per ogni estatico istante’, dunque, ci si potrà soffermare in un silente ed ipnotico colloquio con Giulia Dall’Olio e Paola De Pietri, recuperare la necessaria dimensione di pacata quiete suggerita dalle fotografie della De Pietri o dall’intrico tessuto nel monologo interiore – soggettivo ma universale – della Dall’Olio. Posti al centro della sala della G7 parrà di essere equidistanti dagli sguardi delle due artiste, in una sorta di non-luogo che spinge ad interrogarsi, in modo soave, su quanto, troppo spesso, non siamo più in grado di scorgere. Per decenni abbiamo osannato il progresso, le costruzioni metropolitane, la febbrile ricerca di agguantare il tempo e lo spazio dei quali, è inutile negarlo, siamo solo semplici e brevi ospiti. Se riprendessimo confidenza con la verità, sapremmo ancora scorgere la bellezza oramai ignota di quel che si estende lontano dai nostri affannati sguardi. Il non più è soggetto principe degli scatti di Paola De Pietri, per la quale la dimensione dell’abbandono si riveste di preziosità, una ricchezza offerta dal dettaglio, quello che entra in scena allorquando l’occhio dell’astante è pronto a riceverlo. Ecco che edifici od elementi di natura, come i grandi e nudi alberi del progetto ‘Questa Pianura’ paiono traccia onirica di una memoria antica: ci riconosciamo nelle spoglie fronde, nella nebbia che ottunde la profondità, nelle architetture in disuso e nel maestoso silenzio che la fotografa ha saputo sinesteticamente tradurre; ci sentiamo sereni d’un tratto, liberi di poterci riappropriare di uno spazio ed un tempo – creduti – ormai persi. 

Un afflato uguale e contrario appartiene ed è trasmesso allo spettatore dai lavori di Giulia Dall’Olio. La trattazione della materia – il carboncino su carta, l’olio su lino – atta ad evidenziare il forte legame con la percezione del dato oggettivo tradotto in grammatica personale, riesce, però, ad entrare nella lettura percettiva di chi osserva. Dal centro della sala espositiva si leggono i grandi segni del percorso gestuale, pian piano, poi, ci si avvicina, attratti dalla miniaturizzazione di ciò che prende vita nel dettaglio. Accostandosi si è come rapiti da un sussulto e, per estrema pareidolia, si riconosce nell’elemento di natura anche qualcosa d’altro, inabissato nelle proprie spire psichiche. 

L’osservazione delle opere di Giulia Dall’Olio subito richiedono un balzo verso le fotografie di Paola De Pietri e così via, originando un sincopato colloquio tra le parti nel quale il pubblico non è semplice mediatore ma attore terzo di una mise en scène in grado di farsi messaggera di differenti compresenze, di diverse visioni e diarchici linguaggi che pure, in un qualche modo possibile solo all’arte, sanno gemmare epifanie di nuova ricerca identitaria, tale da suggerire la strada per avviare la propria personale ricerca. 

In un momento storico come quello attraversato e che non fa che continuare a chiederci di pazientare ed intraprendere un nuovo quanto vacillante cammino, abbisogniamo di fermarci un attimo, di riprendere fiato, di riappropriarci del contatto con la sfera del possibile – ricordando il desiderio di Deleuze – e della sua bellezza, intesa come dimensione ideale, sulla scia di quanto affermava Cristina Campo: “Non è la bellezza ciò da cui si dovrebbe necessariamente partire? È un giacinto azzurro che attira col suo profumo Persefone nei regni sotterranei della conoscenza e del destino. Si può senza dubbio chiamare «esorcismo» questo attrarre, per mezzo di figure, lo spirito, che di certe cose ha sempre una grande paura. Questo fanno i miti. Questo dovrebbe fare la poesia.”

E questo fa l’arte. E questo fanno le opere di Giulia Dall’Olio e Paola De Pietri. 

Giulia Dall’Olio|Paola De Pietri 
Per ogni estatico istante
Bologna, Galleria Studio G7
Via Val D’Aposa 4/A
26 settembre – 3 dicembre 2020

Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.