Installation view from “puro e disposto a salire a le stelle” at Galleria Massimo Minini, Brescia, November 2020 – January 2021 Courtesy the artists and Galleria Massimo Minini Ph: Gilberti & Petrò

puro e disposto a salire a le stelle

A volte non basta guardare il basso e cercare risposte nell’immanente della terra, ma bisogna guardare in alto, nel cielo e nelle stelle.

Puro e disposto a salire a le stelle

Dante, Purgatorio, XXXIII, v. 144

In sella a Pegaso, mitico cavallo alato, Perseo, figlio del re degli Dei, sconfigge Medusa e corre verso Oriente.
Lui, dal greco peghè, sorgente, domina il cielo delle notti di Novembre. Una storia di rinascita, che non lascia altra orma, ancor più oggigiorno, se non quella di aprire la via del cielo.

“Puro e disposto a salire a le stelle” è l’analisi critica della ricerca artistica attuale con cui Galleria Minini presenta una nuova generazione di artisti che si accompagna ai maestri della galleria.
Il tema è quello del cielo, firmamento o semplicemente volta celeste. Ha affascinato tutti: scrittori, musicisti, filosofi e appunto artisti. Osservato ad occhio nudo attrae per i suoi bagliori, in movimento e non, fissi e intermittenti, come le luci della Vespa (All the possible combinations of twelve lights lighting (one at a time), 2014) di Jonathan Monk che accoglie il visitatore all’ingresso della mostra.
La Stella Polare ed il Nord sono i primi elementi ricercati dal pellegrino, con il naso all’insù fisso a scrutare il Cielo stesso (Cielo, 2009), come ricorda Alice Ronchi, tralasciando per un po’ la nostra prima stella, il Sole (Sole, 2019).
Allontanarsi o nascondersi, Elena Damiani e la sua eclissi (Transits 1, 2019) rendono il visibile attraverso l’invisibile, e Ceal Floyer annuncia per la prima volta la sua collaborazione con la galleria rivelando la forma
possibile delle nuvole e l’instabilità poetica delle gocce (Cumulus, 2008; Drop, 2013).
Haris Epaminonda del cielo se ne appropria e lo mescola con la fisicità della scultura, con la materialità del legno.
Il cielo si fa dunque concreto nella nostra ricerca di ogni giorno: Runo Lagomarsino lo ricorda dando corpo all’unità d’intenti delle due gallerie (We, 2017), senza edulcorare il tutto, lasciando palesi gli sforzi e le
difficoltà. In aiuto delle gallerie arrivano gli artisti: David Maljković (Glimpses, 2019) trasforma gli oggetti del lavoro quotidiano in vere opere d’arte e Simon Dybbroe Møller palesa che la bellezza celeste è raggiungibile guardando con occhi differenti agli oggetti di uso comune (Shame Shield (modern ceramics), 2015).
È lo spazio dopotutto l’universo in cui ci muoviamo, i punti cardinali servono per orientarsi, ma spetta a noi comprendere cosa è reale e cosa è riflesso.
Mandla Reuter (Untitled, 2010) ci mette in guardia confondendoci
e assorbendo in sé la tangibilità della notte in musica di Becky Beasley (Night music, 2007) e la presenza nel qui ed ora di Armando Andrade Tudela (Ahora si #1, 2018).
Tic, tac, tic, tac… al momento presente ci ancorano le lancette di Daniel De Paula (Abstract time, 2019), mentre Ariel Schlesinger (The retroactive thinkers, 2018) distorce il carpe diem di Orazio: due scarpe incalzabili abbandonate a terra, una in ordine, l’altra divelta, come se non ci fosse il tempo per sistemarla, come se il tempo ci scivolasse via, sfrecciando inafferrato.
Ma noi, esseri umani, siamo imperfetti, per definizione. Metà terra, metà cielo. Un po’ sopra le bestie e un po’ sotto gli angeli come ricordava Voltaire, vagabondi tra paradiso e inferno. Camisa sin botòn, 2019 di Wilfredo Prieto semplicemente ce lo ricorda.

GALLERIA MASSIMO MININI
via Luigi Apollonio 68, 25128 Brescia
puro e disposto a salire a le stelle
14 novembre 2020 – 23 gennaio 2021
Info: lunedì-venerdì, 10.30 – 19.30; sabato, 15.30 – 19.30