C’è la memoria della storia dell’uomo ma anche della Terra nei lavori di Gaetano Fanelli, artista barese da anni a Milano (dove insegna all’Accademia di Brera). Rimanda infatti a sedimentazioni millenarie la scelta elettiva di un materiale come l’ardesia. La troviamo qui in lastre sistemate a coppie come su esili tavolini che occupano l’ambiente d’ingresso. Ci ricordano la potenza del mondo minerale, preesistente alla nascita della vita. Un universo materico che si riverbera nella vastità del cosmo nel tondo esposto sulla parete in alto, su cui sono tracciate le principali costellazioni. Ma queste pietre scure recano impresso anche l’imprinting mentale umano, attraverso la geometria e un segno elementare che scopre l’anima bianca della materia. La perfezione geometrica è però contraddetta dalla presenza di due tavole sbozzate, “l’eccezione alla regola” appunto. Mentre i vertici delle lastre, posti uno di fronte all’altra senza toccarsi, sono segnati da una linea che attraversa un quadrato: “l’origine di tutto” per l’artista, alla base del gesto espressivo e della pittura stessa (Giulio Paolini docet).
Al piano di sotto i processi si ribaltano. In questo caso il materiale è la carta, frutto di una sedimentazione questa volta umana. 550 fogli bianchi ricoprono completamente i muri in tufo, come una seconda pelle che trasuda umori. Le macchie dell’umido e l’odore che ne emana assumono così sentori organici, raffreddati dalla scritta in rilievo, “lampante”, come l’olio usato in Puglia nella tradizione agricola. In tal modo la dimensione evocativa si combina ancora una volta ad un approccio concettuale: connota l’intervento dell’uomo, che per Fanelli è però anche il primo esempio di “eccezione alla regola” della natura, con la sua pretesa – purtroppo spesso distruttiva – di controllala e dominarla.