@Endecameron21, Castello di Rocca Sinibalda, Ph. Marco Stancati

Endecameron21, giorno #7

Endecameron non è una semplice residenza artistica. E’ un laboratorio di lavoro comune e di riflessione che dura otto giorni. Gli artisti vi svolgono un ruolo decisivo, come esploratori di nuove forme, interpreti e traduttori delle ombre del caos. Non sono soli. Si confrontano ogni giorno con gli antropologi, psicoanalisti, comunicatori ecc. che organizzano la residenza. Oggi la parola a due di loro: Luisa Pronzato e Alessandra Fenizi.

Luisa Pronzato, giornalista | Endecameron Labteam

Vivere Endecameron da non artista è un’esperienza artistica. Da una parte permetti di esprimersi a quelle parti che in genere anneghi nel consueto. Dall’altra è il nuovo consueto che si forma nelle relazioni della residenza artistica che diventa arte. Non perché lo agisci tu che per tutto l’inverno lo hai pensato e costruito nello scambio di idee e materiali con il cenacolo nato intorno a Endecameron, Rocca Sinibalda, Cristina Cenci ed Enrico Pozzi. Quel magma appare e annega nella comunità che si è venuta a creare. Si agisce da solo, negli spazi occupati da ciascuna e ciascuno. E che tu – aggregatrice non artista – rioccupi e condividi concedendoti di entrare senza pudore nel pensato, ragionato, detto e spesso non detto dell’artista. Entri – pure tu – nell’abito di lattice e pagine di libro con cui Verena conduce quel dialogo così diverso e intenso a ogni performance – che è vita – con Andrea Pagnes e che – ancora dialogo –  sviluppano tra quella – sì, quella – corporeità aerea di Marianna Andrigo e di suono di Aldo Aliprandi. Diventi tu stessa l’elettrone della macchina caotica che produce sonorità disturbanti e amalgamanti le vibrazioni da trobadour di Marcondiro. Sei fatta della stessa fisica quantistica con cui i fili di Monica mostrano le potenzialità dell’invisibile. Vorresti essere il carboncino con cui Alex Hartley ha fleutatto i muri di Rocca entrando nei secoli e nel derma antico fino a reinventare castelli emotivi.

Cerchi le trappole-dispositivo percettivo di Jacopo Mandich che giorno, più volte al giorno in luoghi inaspettati, ti obbligano a movimenti non consueti per individuare spazi fuori e dentro di te. Ti ritrovi nella metempsicosi svelata da Francesco Cabras della fantasma che abita Rocca. Oggi si incarna negli artisti trovando una libertà che altri non sapevano riconoscere quando era in vita. Entri, pittura dopo pittura, vagando nell’estensione tra il colore, il bianco e nero e la tensione esasperata dell’oscurità di Rocca e il signor Effe, il Faust di Mauro De Carli, per lasciarti stemperare nell’armonia del rapporto del suo sogno che non è il tuo e che, invece, stai sognando. Non hai la voce di Claudia Aliotta né l’orecchio di Fabio Imbergamo, l’udito però, si rispecchia nei gorgheggi di lei e nelle vibrazioni di lui e se ne impossessa. Replicandoli nel cervello attraverso la tua voce silenziosa.

Arte vissuta e condivisa, quindi, che nel tema di questa edizione diventa condividere il sogno, i sogni. Quelli che appartengono all’onirico e quelli che diventano onirico rappresentato senza intermediazioni. Vale a dire: arte.  L’incubatio non è – o non è solo – il rito della tradizione con i suoi annessi sacri. Incubatio è l’arrivo in questo luogo. Una Rocca, un castello, muri potenti che si lasciano abbracciare dalla Natura. Eppure non hanno mai disdegnato l’arte-fatto. Diventano arte-fatti anche gli incontri, le parole, i racconti che scambi. Le esperienze di ogni artista prendono forma, e discorso e sintassi, nello stesso momento in cui li incroci che misurano perimetri, scovano materiali, rimettono in gioco gli arnesi che si sono portati. Li incroci che dialogano per trovare assonanze o dissonanze. Per misurare – ancora – altre arti con cui non si sono mai provati. O solo arti vicine. Una domanda (ti resta): Si può misurare l’arte? E cercare domande non è forse ancora arte?

Alessandra Fenizi, comunicatrice | Endecameron Labteam

L’interazione con il Castello, che prende forma ogni anno durante Endecameron, ha assunto nel corso di questa settimana percorsi inaspettati rispetto a ciò che immaginavamo. La sensazione è stata di una forte interazione degli artisti, dei loro corpi, con il corpo del castello. Nel paragonare le varie edizioni dell’Endecameron mentre il 2018 era dominato dal suono, dalla voce, dalla voce del racconto, un racconto di pancia, che veniva dal profondo dei nostri organi vitali; il 2019 ha visto il racconto diventare celebrale, abbiamo assistito alla scomparsa, addirittura la cancellazione dei corpi, tranne uno: quello del Castello che rilanciava nella sua apparente fissità gli echi degli artisti. Quest’anno invece sembra come se i “muscoli”, le “membra”, la “pelle” del Castello siano i veri protagonisti ma intrecciati con i muscoli, le membra, le pelli degli artisti. Ciascun corpo si è messo in ascolto con la potente fisicità del Castello: c’è chi lo ha voluto spogliare della sua superficiale fisicità (come Alex Hartley); c’è chi lo ha fratturato, fuso, saldato, lo ha fatto risuonare (come Jacopo Mandich); chi lo ha fatto suonare attraverso la luce (come Monica Pennazzi e Fabio Imbergamo); chi ha sovrapposto le ombre che rimanda il Castello alle immagini che si imprimono nella sua memoria (come Francesco Cabras); chi lo ha decostruito attraverso visioni pittoriche che raccontano (come Mauro De Carli); chi lo ha fatto vibrare nei suoni delle sue cavità evocando la mitologia greca (come Fabio Imbergamo e Claudia Aliotta); chi lo ha negato nella sua fisicità e ne ha vissuto solo le sue ombre vive (come Kris Lemsalu); chi lo ha destrutturato e lo fatto dialogare con mondi robotici che il Castello ha reso sorprendentemente umani e corporei (come Marcondiro); e chi invece si è compenetrato fisicamente con lui (con il Castello) diventandone parte (come VestandPage e Marianna Andrigo e Aldo Aliprandi). L’impressione è che il sogno, evocato dall’incubatio, abbia voluto dimenticare il suo momento natio, la notte, per prendere forma e forza in ciò che il giorno dopo, quando si ricorda il sogno prende potere e forza: l’azione suggerita dal sogno.

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Endecameron 21 Incubatio | Incubazione

31 giugno – 7 luglio 2021

Castello di Rocca Sinibalda 

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