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Biomega Multiverso di Cosimo Veneziano. Il neuro marketing, il progetto, la mostra, l’intervista

Biomega Multiverso è un titolo che già da solo incuriosisce e per chi conosce il lavoro di Cosimo Veneziano non può non immaginare si tratti di qualcosa di molto particolare. Vale dunque la pena spostarsi verso Serralunga d’Alba nel cuneese e visitare la Chiesa di San Sebastiano in Borgo dove, fino al prossimo 15 settembre, sarà possibile vedere le opere che Veneziano ha installato in questo luogo.  La mostra, curata da Ilaria Bonacossa, è soltanto la visione finale di un lungo processo, così com’è nella cifra dell’artista, che parte da lontano e dalla presa di consapevolezza che il mondo in cui viviamo è fortemente condizionato da azioni di comunicazione studiate e finalizzate a manipolare le nostre scelte di acquisto. Tuttavia, se questo è un dato ai più conosciuto, ciò che non lo è risiede nel fatto che tale meccanismo addirittura è studiato a livello neuronale, sicché con questo progetto apprendiamo come il neuromarketing sia quella disciplina che, nell’unire lo sviluppo di prodotti da mangiare con gli occhi ad un “giro d’affari niente male”, sostanzialmente condiziona numerose scelte di mercato.

Cosa vediamo in mostra? Da un punto di vista formale Cosimo Veneziano propone una serie di opere nella tradizionale forma del quadro dove, su entrambi i lati vi sono delle immagini. Quali? Una selezione di prodotti alimentari su un lato sono serigrafati, dall’altro la stessa forma è trasformata in una serie di segni intrecciati, una sorta di disegno sintetico dell’immagine serigrafata ricamata a macchina.

Vedere la mostra per comprendere è dunque necessario ma approfondire tutto ciò con l’artista diventa certamente molto più stimolante, soprattutto se l’artista lo incontri in un informale pranzo fra amici a Pescara dove, per l’appunto gli amici sono Cosimo VenezianoLuigi Pagliarini, la cui figura è tutt’altro che marginale in questo progetto.

Maria Letizia Paiato. Mi racconti come nasce Biomega Multiverso? Quali sono gli antefatti di questo progetto?

Cosimo Veneziano. Come sai, questi temi sono per me di grande interesse ma la scoperta di certe situazioni avviene durante la frequentazione del percorso FIT all’Accademia di Belle Arti di Macerata. Lì frequento le lezioni di Luigi Pagliarini di Percezione e Psicologia della Forma e, non solo approfondisco la sua conoscenza di artista e ricercatore, ma apprendo in modo più dettagliato il funzionamento dell’occhio, da intendersi quale vera e propria macchina, e di conseguenza il nostro rapporto “tecnico” con le immagini. 

MLPNon capisco bene. Fino a qui sono certa non fossero cose che non conoscessi.

CV. Non esattamente. Non avevo mai approfondito l’aspetto neuronale. 

Luigi Pagliarini. In realtà in molti non conoscono l’esistenza di una disciplina che si chiama neuroestetica che corrisponde a un’area di ricerca che coinvolge le scienze cognitive e l’estetica per l’appunto. In sostanza, se parliamo della fruizione di opere d’arte, si tratta di un approccio diverso che tiene conto di criteri neuroscientifici.

MLP. Spiegatemi meglio perché ho difficoltà a entrare in questo meccanismo.

CV. Ti faccio un esempio. L’essere attratti da un’immagine anziché da un’altra, non è solo una questione psicologica ma è qualcosa che, grazie a questi studi, sappiamo fermarsi prima ancora a livello neuronale. Sicché il tuo sguardo, per una questione meccanica, tende a posarsi di più sulla destra, dunque è il tuo occhio destro quello che lavora di più e che, di conseguenza, influenza le tue scelte.

LP. Pensaci. Anche nei portali d’arte non è casuale i banner si trovino sempre sulla destra.

MLPE tutto ciò è studiato a livello di mercato? Cos’hai fatto quindi per continuare con il tuo progetto?

CV. Certo. Si chiama neuromarketing ed è una cosa molto seria. Si tratta, in breve, di una disciplina giovane che, mediante l’utilizzo di metodologie legate alla scoperta delle neuroscienze, individua canali di comunicazione più diretti ai processi decisionali d’acquisto.

Il mio progetto nasce esattamente da qui. In collaborazione con il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università IULM di Milano, ho realizzato un lavoro sull’uso delle biotecnologie in ambito agroalimentare, proprio per riflettere sulle procedure di acquisto dei consumatori. Ho sottoposto loro una serie d’immagini di cibi, 10 immagini esteticamente piacevoli s’intende, chiedendogli di tracciare con l’eye tracker, ovvero lo strumento usato dai laboratori di neuromarketing, i movimenti oculari automatici e continui, detti saccadici, di chi osservava le immagini, sicché da ottenere quello che, per ciascuno di noi, assomiglia in sintesi ad un groviglio di segni. 

MLP. Come hai scelto queste immagini e perché in seguito hai optato per l’utilizzo di due tecniche artistiche tradizionali, la serigrafia e il ricamo, per tradurre tutto ciò?

CV. Le immagini le ho selezionate dagli archivi che si trovano in rete e che raccolgono quelle di repertorio che di solito utilizzano i grafici, in generale professionisti della comunicazione di agenzie pubblicitarie. E l’ho fatto, tenendo conto, per l’appunto del fattore estetico. Queste immagini – stock photos – sono, infatti, usate per realizzare pubblicità di prodotti alimentari, nello specifico di frutta e verdura visivamente perfette per veicolare l’idea di qualità. Non solo, si tratta d’immagini di cibi OGM sui quali sono in corso degli studi, pertanto non immagini qualsiasi. Con il supporto di IULM ho, in seguito, invitato delle persone a sottoporsi a una sorta di esperimento, di test: osservare queste immagini per dieci secondi, per poi con l’eye tracker tracciarne la mappatura dei punti di osservazione dell’occhio di ciascuna persona. Da questi punti , come ti ho già detto, ne sono derivati dei disegni. Da un lato osservi pertanto l’immagine serigrafata. La serigrafia perché è artisticamente quella tecnica di riproduzione in serie che rappresenta – se vuoi – la modernità ma anche una forma di accesso “democratico” all’arte, dall’altro il ricamo a macchina che a sua volta, rappresenta, sebbene meccanizzato, la tradizione. Entrambe le tecniche si confrontano, infine, con le nuove tecnologie.

MLPCosa hai voluto dimostrare esattamente con Biomega Multiverso?

CV. Innanzi tutto, che la tua conoscenza è influenzata. Questo anche se tu pensi di no, anche se ritieni di comprendere certi meccanismi della comunicazione. Ciò lo dimostrano proprio le neuroscienze. 

MLP. In effetti, tutto ciò, è coerente con la tua poetica. Da un lato certamente la riflessione sull’iconografia, sull’immagine in generale ti appartiene, e il rapporto con le reazioni della società anche. Possiamo dire quindi, che la tua arte, il fatto che tu abbia trasformato questo processo in arte, aiuta a una presa di coscienza del problema? 

CV. Si, questo è sempre l’obiettivo. Sopra l’installazione c’è un disco di marmo nero con incisa la farfalla Ostrinianubilalis. Essa è esteticamente perfetta, sana, delicata e innocua, ma nasconde una minaccia per l’agricoltura. È la metamorfosi di un bruco, di un parassita responsabile della distruzione delle coltivazioni di grano e, soprattutto, del mais. Queste sono le parole con le quali Ilaria Bonacossa, che ha curato la mostra, la descrive. Esiste un rimedio chimico ma anche biologico. Ma se non abbiamo coscienza nulla, nulla possiamo decidere.

MLP. Quali altre iniziative si sono svolte prima della mostra?

CV. Fra maggio e giugno scorso al PAV Parco Arte Vivente di Torino si sono svolti una serie di incontri denominati Biomega Public Program, curati da e da Arteco (Beatrice Zanelli) in collaborazione con Vincenzo Estremo. Gli incontri sono stati molti. Abbiamo discusso di Piante e Futuro Pane e Pace ma anche di Archiviazione delle fonti visive e sono intervenuti vari studiosi delle Università di Milano, di Torino, di Palermo tanto per ricordarti alcuni dati. Un incontro è stato dedicato ad Arte e Neuroscienze e in quell’occasione sono intervenuti Vincenzo Russo (IULM, Milano), con un intervento intitolato Neuroscienze ed estetica. Quando lo studio del processi fisiologici diventa arte e naturalmente Luigi Pagliarini (Accademia di Belle Arti, Macerata), Dall’Acropoli ad oggi tra Psiche, AI e Neuroscienze nell’arte e nel mercato.

MLP. Si ne ero informata. Complimenti. Ci sarà una pubblicazione? 

CV. Si, ci sarà una pubblicazione che raccoglierà tutti questi contributi che ragionevolmente uscirà entro l’anno. 

ALTRE INFO sul PROGETTO BIOMEGA

Attraverso la mostra BIOMEGA Multiverso Fondazione La Raia sostiene la missione dell’azienda agricola biodinamica La Raia e di Tenuta Cucco, azienda biologica, entrambe di proprietà della famiglia Rossi Cairo: responsabilizzare il consumatore a scegliere alimenti biologici di qualità, prodotti nel rispetto delle risorse e dei cicli naturali, a garanzia della salvaguardia del territorio e delle generazioni future.

Il progetto BIOMEGA nasce dall’incontro, in occasione della residenza d’artista presso Guilmi Art Project (2016), tra Cosimo Veneziano e Filippo Racciatti, “agricoltore per scelta”, che da alcuni anni si occupa di raccogliere e selezionare semi per creare un archivio di piante non geneticamente modificate. Collegandosi a temi e pratiche di attualità come collective farming, orti urbani e riorganizzazione comunitaria della produzione agricola, Biomega interconnette arte contemporanea, neuroscienze, antropologia e scienze della terra in un percorso articolato che tocca aspetti culturali, sociologici e politico-economici della nostra società.

Oltre alla mostra BIOMEGA Multiverso a cura di Ilaria Bonacossa, promossa da Fondazione La Raia presso Tenuta Cucco in Serralunga d’Alba, il lavoro di Cosimo Veneziano verrà esposto a ottobre nell’ambito di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, all’interno della mostra collettiva Ka art. Per una cartografia corale della Basilicata, a cura di Katia Anguelova, progetto co-prodotto dall’Associazione ArtePollino e dalla Fondazione Matera-Basilicata 2019. Inoltre, dal 16 gennaio 2020 al 16 febbraio 2020, l’opera sarà presentata da Walter Guadagnini e curata da Beatrice Zanelli (Arteco) e Vincenzo Estremo nella Project Room diCAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, Torino. A novembre 2019 sarà pubblicato da NERO il libro d’artista, a cura di Arteco, dedicato all’intero progetto.

BIOMEGA Multiverso – Cosimo Veneziano 

TENUTA CUCCO – Piazza Umberto I – Serralunga d’Alba – Piemonte

Fino al 15 settembre 2019

Maria Letizia Paiato

Storico, critico dell’arte e pubblicista iscritta all’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo, insegna Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata. Dottore di Ricerca (Ph.D) in Storia dell’Arte Contemporanea, Specializzata in Storia dell’Arte e Arti Minori all’Università degli Studi di Padova e Laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Ferrara, è ricercatore specializzata nel campo dell’illustrazione di Primo ‘900. La trasversalità d’interessi maturata nel tempo la vede impegnata in diversi campi del contemporaneo e della curatela, della comunicazione, del giornalismo e della critica d’arte con all’attivo numerose mostre, contributi critici per cataloghi, oltre a saggi in riviste scientifiche. Dal 2011 collabora e scrive con costanza per Rivista Segno, edizione cartacea e segnonline. letizia@segnonline.it ; letizia@rivistasegno.eu

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