Momenti della conferenza nell'aula M3 del Dipartimento di Architettura di Pescara. Frame del video di Matteo Ferri.

Abitare No Man’s Land. Racconti delle prime esperienze

Martedì 29 novembre 2022, il Dipartimento di Architettura di Pescara ha ospitato la conferenza dedicata alle attività svolte durante l’anno a No Man’s Land. Dai protagonisti, sono arrivati i racconti delle prime esperienze.

Più volte, durante l’incontro di presentazione Abitare No Man’s Land. Racconti delle prime esperienze, si è definito No Man’s Land come luogo magico, dai poteri di condivisione e partecipazione della ricchezza umana su di una terra che appartiene a tutti. Stessa magia capace di riunire soci della Fondazione, studenti, docenti, media partner, sponsor, pubblico e autorità politiche martedì 29 novembre 2022, presso il Dipartimento di Architettura di Pescara, attraverso parole e immagini delle attività svolte durante l’anno, con l’obiettivo di raccontare l’unicità del luogo e rafforzare il legame tra Fondazione e Università.

A moderare l’incontro, il prof. Federico Bilò, che ha sottolineato come le idee libertarie di Yona Friedman abbiano trovato collocazione a Loreto Aprutino, in Contrada Rotacesta, benché esse siano replicabili in ogni luogo e tempo, fornendo modelli architettonici quanto mai attuali. 

Il primo intervento del Direttore di Architettura, il prof. Lorenzo Pignatti, è entrato nel merito della relazione tra arte e architettura, tra promozione e missione che, dal 2016, caratterizzano l’azione sul territorio di Mario Pieroni e Dora Stiefelmeier, rispettivamente Presidente e socio della Fondazione. Pignatti ha definito Friedman un costruttore di idee e valori che hanno avuto ricaduta in un museo aperto, senza l’assillo di pareti da dover innalzare, ma recuperando il concetto dell’abitare nel suo senso primordiale di mobilità e adattabilità agli usi, ponendo centrale il tema della gestione dei rifugiati. No Man’s Land, inoltre, rappresenta per i giovani studenti dell’università una fucina di idee, una casa del costruire immersa nella natura.

Le parole di Marianne, figlia di Yona Friedman, lette da Dora Stiefelmeier e Mario Pieroni hanno ripercorso la vocazione del luogo; i principi che si celano dietro un nome che indica letteralmente la terra di nessuno e, in quanto tale, richiama tutti alla responsabilità:
Grazie mille per questo meraviglioso progetto che avrebbe reso Yona così felice, unendo tutto ciò in cui credeva e sperava per un mondo migliore: autodeterminazione, architettura, bambini e istruzione”.

Progetto, quello citato da Marianne Friedman, che ha visto coinvolti dal 22 al 28 maggio gli studenti di architettura nel workshop di Architettura Mobile sul prato della Fondazione. Gianmarco Novelli, tra gli studenti del gruppo di lavoro, ha illustrato la differenza che intercorre tra workshop di tipo compositivo, cui sono soliti realizzare, rispetto alla costruzione dell’idea di Friedman, supportati da Jean-Baptiste Decavèle. Le fasi di lavoro si sono divise in due: una prima parte dedicata alla realizzazione dei singoli moduli, cerchi in ferro legati insieme da nastri rinforzati in fibra di vetro; una seconda rivolta alla loro disposizione creando una nuova Città dei Rifugiati.

Alessandra Gabriele, architetto, insegnante e ricercatrice, accompagnata dalla proiezione video di Matteo Ferri, ha ideato un laboratorio rivolto a bambini e ragazzi sviluppato intorno all’idea dell’abitare l’immaginazione attraverso dei simulacri d’arredo disegnati su carta di grande formato. Prendendo ispirazione da Walter Benjamin secondo cui abitare significherebbe lasciare traccia, il laboratorio con i bambini è iniziato tra i banchi di scuola alla scoperta di spazio e corpo; hanno misurato il loro corpo, visitato città storiche comprendendo le dimensioni delle strade, toccato i materiali, così da esplorare con consapevolezza l’abitare dei luoghi. Infine, giunti a No Man’s Land – dall’8 all’11 novembre – hanno riempito di senso la democratizzazione dell’immaginario di una terra che da utopica si è fatta reale.

Roberto Sala, direttore editoriale della rivista Segno e docente all’Accademia di Brera di Milano, è stato portavoce della creazione di rete che da sempre contraddistingue lo spirito della Fondazione, come accaduto nella primavera di quest’anno con il laboratorio di terapeutica artistica degli studenti dell’Accademia milanese svoltosi a No Man’s Land che sarà replicato l’anno prossimo insieme alla partnership della rivista agli eventi di Contrada Rotacesta. 

Il legame tra Fondazione e Università di Pescara è stato sancito dalla donazione dell’opera di Alberto Garutti, una targa in pietra su cui si può leggere “Tutti i passi che ho fatto nella mia vita mi hanno portato qui, ora” già installata sul prato di No Man’s Land e in attesa di essere collocata all’ingresso dell’Università, come illustrato dal prof. Pasquale Tunzi, intervenuto nel merito dell’arte pubblica di Garutti che dal 2004, in Italia e all’estero, ha arricchito le pavimentazioni delle maggiori istituzioni.

A conclusione dell’incontro, sono intervenuti gli assessori di Federico Acconciamessa (consigliere con delega alla cultura) e Antonella Di Martile (assessore alla promozione del territorio) che hanno ringraziato la Fondazione per il lavoro svolto fino ad oggi nella promozione culturale, artistica e territoriale, dimostrando una volta di più quanto la visione di Friedman abbracci temi universali su cui essere tutti d’accordo.

Con la presentazione delle attività laboratoriali del museo senza pareti, si chiude l’anno 2022 con una rete di riconferme tra istituzioni e privati, insieme ad una nuovo sponsor (l’azienda I.C.O. di Pescara) e l’anno 2023 tutto da sviluppare e implementare nello spirito di un immaginario collettivo che ha la forza di farsi reale.