On the verge
Installation view On The Verge, CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia, Torino, 2022

On The Verge – Sette giovani fotografi europei

On The Verge, ovvero nel limite, invita lo spettatore a vedere con gli occhi dei fotografi autori delle fotografie e dei progetti esposti alcune interpretazioni del concetto di limite e di cosa significa vivere in esso.

Il medium fotografico oramai non si limita più a restituire un’immagine oggettiva della realtà come poteva essere all’epoca del suo avvento, bensì è arrivato a poter essere paragonato ad uno strumento (una tecnica) come un altro utilizzato in ambito artistico. Nel tempo, infatti, il fotografo ha scoperto nuovi modi e metodi per manipolare il risultato a proprio piacimento, portando ad una serie infinita di possibilità.

On The Verge – Sette giovani fotografi europei offre allo spettatore uno spaccato di tali possibilità, nel limite della creazione artistica dei singoli autori, intenti ad indagare un personale significato del “vivere il/nel margine”.
Ogni anno, da quando fu fondato, FUTURES – un network europeo incentrato sulla fotografia contemporanea, costituito da una ventina di istituzioni di nazioni diverse – seleziona un determinato numero di fotografi emergenti, i cui lavori sono ritenuti degni di partecipare all’annual event, una mostra a cadenza annuale avente luogo negli spazi espositivi di un membro di tale rete. Quest’anno è la volta di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia (nonché unico ente italiano a partecipare a tale progetto), dove i lavori di sette giovani fotografi europei sono stati allestiti nelle sale della Project Room sotto la supervisione del curatore Giangavino Pazzola, con il supporto di Maja Dyrehauge Gregersen e Marta Szymańska.

Il tema della presente edizione pone il focus sul concetto di limite (il titolo On The Verge tradotto significa appunto “Nel limite”). Come lo stesso Pazzola spiega nel comunicato stampa: “Vivere il limite, la frontiera o il margine di “qualcosa”, sia essa una guerra, una lotta o una catastrofe naturale, ci permette di osservare il cuore pulsante della società e stabilire, così, un discorso sull’evoluzione odierna di quei valori di rispetto della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza che fondano la collettività europea, ormai sempre più frammentata e disunita da virus, disuguaglianze e divari”.

Ognuno a modo proprio, quindi, i sette artisti selezionati elaborano un discorso pertinente al tema prescelto, ma sotto punti di vista differenti.
La mostra si apre con un tuffo nella Londra di oggi, reduce dalla Brexit e da ciò che ne conseguì a livello sociale e soprattutto politico. Mark Duffy – classe 1981 – esplora infatti la campagna elettorale pre-Brexit fornendo allo spettatore gadget, documenti, fotografie e altro, veri e propri ma anche da lui stesso realizzati e inventati. A corredo di ciò, una serie di fotografie a parete mostra la sua personale visione della democrazia inglese attraverso dettagli e particolari incontrati sui pavimenti e moquette della House of Commons: sporcizia e strappi rappresentano metaforicamente l’usura del sistema politico anglosassone.
La chiave di lettura politica viene assunta anche da Julia Klewaniec – classe 1996 – che prende il proprio paese di origine (la Polonia) e lo interroga sul significato di alcune locuzioni e modi di dire denigratori, ma socialmente accettati. Lo sconcerto e il paradosso arriva poi dalle interviste di un campione di persone appartenenti a quelle classi denigrate, nate e cresciute in Polonia, che raccontano il loro punto di vista in quanto destinatarie di tali espressioni razziste.
Il trait d’union con la seconda sala è incarnato dall’installazione di Cian Burke – classe 1978 – intitolata I fear that the magic has left this place (2020): un tentativo di simulazione di un bunker ispirato alla storia di Karl-Göran Persson, ripreso nella struttura in legno alla quale sono appese delle fotografie in bianco e nero dove Burke ipotizza architetture possibili per una sua eventuale fortezza.

Attraverso l’uso della fotogrammetria (tecnica utilizzata per ricostruire una scena tridimensionale a partire da una serie di fotografie), Daniel Szalai – classe 1991 – introduce un discorso legato all’ecologia. Nelle immagini esposte si intravedono animali all’interno di strutture destinate all’allevamento intensivo, e il verbo utilizzato non è stato scelto a sproposito, bensì coerentemente all’imperfezione delle stesse nel ricostituire degli spazi tridimensionali a partire da telecamere di servizio.
Sullo stesso tema riflette Alice Pallott – classe 1995 – traslando però sul piano ambientale: nel secolo scorso, a seguito dell’attività di una fabbrica di zinco, nell’attuale riserva naturale del Sahara di Lommel (Belgio) sono scomparse numerose specie vegetali, ma allo stesso tempo, contro ogni aspettativa, si sono sviluppati organismi. La documentazione che restituisce la Pallot è infatti filtrata dal colore rosso trovato nel luogo, a testimonianza di quanto da un lato sia interessante e affascinante, per poi ricordarsi che è sintomo in realtà di un ambiente tossico, e che a renderlo tale è stata proprio l’azione umana.

L’ultima questione, legata a tematiche di genere, viene affrontata sia da Ugo Woatzi – classe 1991 – sia da Pauline Hisbacq – classe 1980.
Nel primo lavoro, Woatzi affronta e presenta la sua visione e considerazione della comunità LGBTQI+ attraverso la staged photography, ovvero la messa in posa di soggetti da lui selezionati e chiamati a interpretare le varie sfaccettature della mascolinità e virilità, mettendole quindi in discussione e in dubbio.
Dall’altra parte, invece, la Hisbacq ritaglia fotografie visionate presso l’archivio britannico “Greenham Common Women’s Peace Camp” (1981-2000), preferendo i soggetti femminili che parteciparono a manifestazioni pacifiche contro l’installazione di missili nucleari statunitensi.

La mostra, come evento prolungato nel tempo, rappresenta un momento centrale attorno al quale ruotarono appuntamenti, workshop, talk e altri eventi tenutisi durante la settimana dell’arte torinese a inizio novembre.

  • On the verge

CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia
Via delle Rosine 18, 10123 – Torino
On The Verge – Sette giovani fotografi europei
fino all’8 gennaio 2023
info: tutti i giorni dalle 11.00 alle 19.00; il giovedì fino alle 21.00
per ulteriori informazioni: camera.to/mostre/on-the-verge-sette-artisti-che-oltrepassano-il-limite/