Gabriele Basilico
Gabriele Basilico, Milano 2011 Foto di Gabriele Basilico/Archivio Gabriele Basilico

Una volta ancora – Gabriele Basilico a Milano

Se dovessimo trovare un ritrattista di corte a Milano, questo sarebbe sicuramente Gabriele Basilico. Milano in divenire, con i suoi quartieri, vicoli, edifici, con le sue strade e le sue fabbriche, è stato il primo grande amore di Gabriele e oggi, a dieci anni dalla sua scomparsa, questa gli rende grazie. Fino al 7 gennaio la città di Milano omaggia il pioniere della fotografia urbanistica con Gabriele Basilico. Le mie città, un’importante mostra diffusa tra le sedi di Palazzo Reale e Triennale Milano.

Fino al 7 gennaio 2024 la città di Milano omaggia il pioniere della fotografia urbanistica Gabriele Basilico con Gabriele Basilico. Le mie città,una mostra diffusa tra le sedi di Palazzo Reale e Triennale Milano. Professionista di fama internazionale, Basilico ha raccontato per circa quarant’anni le trasformazioni storiche e sociali delle maggiori città del mondo documentandone le evoluzioni urbanistiche, mantenendo sempre una particolare attenzione per Milano.

Se dovessimo trovare un ritrattista di corte per Milano, questo sarebbe sicuramente Basilico.
La sua “bulimia per il cemento” nasce nella città che lo vede nascere, crescere e che non smetterà mai di fotografare. Nella Milano degli anni ’60 Basilico si iscrive al Politecnico, dove si laurea nel 1973. Sono anni di grande cambiamento e Gabriele, allora ventenne, si scopre al centro di una città che sale: dal 1951 al 1973 Milano aumenta la popolazione in termini assoluti di circa 600.000 persone, sempre nel 1973 raggiunge il suo massimo numero di residenti, 1.765.000. Tra il 1945 e il 1971 viene costruito il 60% dello stock abitativo della città e il numero degli impiegati in attività’ industriali raggiunge il massimo storico. Sono gli anni dei piani per l’edilizia economica popolare, della costruzione dei quartieri industriali che corrono a ridosso della cintura ferroviaria, ma anche del pervasivo fenomeno di dismissione che investe i grandi impianti produttivi e le costruzioni civiche di fine e inizio secolo come carceri, caserme, macelli, mercati generali.

Si può dire che la Milano in divenire, con i suoi quartieri, vicoli, edifici, con le sue strade e le sue fabbriche, sia stato il primo grande amore di Gabriele. E quello di Gabriele sarà un amore corrisposto: il suo sguardo fotografico entra nell’immaginario milanese in maniera cosi’ pervasiva da fondersi con la memoria personale di chi la città l’ha vissuta. È Basilico a ritrarre Milano oppure è Milano a sembrare una foto di Basilico?

La prima tappa di questa grande retrospettiva, curata da Giovanna Calvenzi e Filippo Maggia a Palazzo Reale, presenta una selezione di circa 200 scatti realizzati dal fotografo milanese in occasione di importanti committenze internazionali. La Sala delle Cariatidi è allestita con grandi pannelli lignei a simulare un labirinto che fa eco allo snodarsi di strade nelle vedute esposte in mostra. In foto Shanghai, Rio de Janeiro, San Francisco, Mosca, Istanbul, Tel Aviv, Boston, Liverpool, Roma, Berlino, Lisbona, Valencia, Londra, Parigi, Gerusalemme, Beirut, Amman, Montecarlo, Hong Kong. Basilico restituisce il tessuto sociale, storico, politico di ciascuna città attraverso una fotografia asciutta, che non cede alla speculazione ne’ davanti alla bellezza ne’ davanti al dolore. Documenta con metodo la traccia dell’uomo nei luoghi che abita riconoscendo una responsabilità sociale alla fotografia e attraverso la sua opera restituisce al pubblico un’inedita lettura della figura del fotografo, come di un sismologo della trasformazione.

Sempre a Palazzo Reale, nello spazio del Lucernario è allestita “Sezioni del paesaggio italiano”, l’indagine seminale sulle evoluzioni del paesaggio italiano realizzata da Basilico in collaborazione con Stefano Boeri per la VI Biennale di architettura di Venezia del 1996 suddividendo il territorio in sei porzioni, da nord a sud, idealmente corrispondenti a 50 km ciascuna.

  • Gabriele Basilico
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La seconda tappa della mostra, curata da Giovanna Calvenzi e Matteo Balduzzi in Triennale, presenta una selezione di immagini di Milano e delle sue periferie. L’esposizione si articola in 13 serie fotografiche composte da 180 fotografie a parete e un’ampia selezione di fotografie d’archivio.  Il percorso racconta come lo sviluppo della poetica fotografica di Basilico corra parallelo all’evolversi della città che gli sta attorno.

Nel ripercorrere le tappe salienti della carriera, la mostra presenta materiali pressoché inediti accanto a fotografie già celebri: dagli scatti ancora mai pubblicati dei ritrovi al parco Lambro negli anni ’70, passando per  la celebre inchiesta dedicata alle fabbriche (“Milano Ritratti di Fabbriche”, 1978-1980), dall’indagine sulle architetture del modernismo milanese (1985), a il progetto sulla città di notte realizzato per l’AEM (1989), i lavori per la costruzione del quartiere Porta Nuova (dal 2004 al 2012) e il restauro del tetto del Duomo (2012).

Tra le altre, il monumentale Palazzo dell’Arte accoglie le immagini delle periferie milanesi degli anni ’70, una serie fotografica dal carattere sincero in cui un giovane Basilico, perso tra le zone liminali della sua città, decide di ritrarne anche gli abitanti. In foto, volti e luoghi in cui gli abitanti della città di Milano, con un dito alzato a indicare quel dato incrocio o quello specifico palazzo, ritrovano parte della propria storia, dai campi della Barona alle strade di Quarto Oggiaro, dagli incroci di Lambrate alle costruzioni di Sesto.

Gabriele Basilico. Le mie città è una mostra necessaria, che parla a Milano, ma anche al grande pubblico: restituisce la fotografia come strumento di autocoscienza per chi abita la città, ricorda come lo sguardo sulle cose sia un modo di abitare lo spazio e sancisce l’idea, più che mai attuale, di una città intesa come organismo vivente, in continua spontanea evoluzione, attraverso l’opera visionaria di uno dei fotografi più importanti del secolo.

La mostra è accompagnata da un doppio catalogo, pubblicato da Electa, con testi di Marc Augé, Gabriele Basilico, Marco Belpoliti, Carlo Bertelli, Stefano Boeri, Michele De Lucchi, Luca Doninelli, VittorioGregotti, Fulvio Irace, Massimo Minini, Franco Ottolenghi, Sandra Phillips, Aldo Rossi, GianniSiviero, Roberta Valtorta.

In concomitanza con l’apertura della mostra, a dieci anni dalla sua scomparsa, il Comune di Milano ha intitolato a Basilico i Giardini tra le vie Venini – Macchi – Palestrina, la’ dove Gabriele abitava e vicino all’Archivio che ora porta il suo nome.