Spazio, Forma, Ritmo . e a Capo

Il Civico Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Anticoli Corrado è la scelta più naturale possibile a cinquant’anni dalla morte del celebre artista, Giuseppe Capogrossi, che vede rendere omaggio a due delle sue opere figurative, “Natura morta” e “Nudo femminile” nella mostra presentata da Contemporary Cluster, a cura di Davide Silvioli.

La strada che porta ad Anticoli incarna il viaggio che viene fatto nella storia, che ancora oggi, per quanto segnata dal tempo, rimane vivida e ben visibile ai visitatori.

Gli studioli, in cui hanno soggiornato Giuseppe Capogrossi ed altre personalità centrali nella cultura italiana, come Pirandello e Moravia, si stagliano sulla vallata adiacente al piccolo borgo ricordando l’eredità di cui Anticoli si fa tutt’oggi testimone.

Asimmetrie, cortocircuiti e contrasti, l’intero iter si basa sul dialogo aperto tra novecento e contemporaneo, sull’evoluzione degli alfabeti artistici e di come si esprimono nelle diverse generazioni, rivelando la fluidità di queste categorie, che per quanto afferenti tra di loro presentano forti punti di contatto.

il fil rouge che lega il dettato espositivo si dispiega in due momenti: “Spazio, Forma e Ritmo” qualità centrali nella ricerca estetica di Capogrossi, divenute costanti perfettamente integrate nelle coscienze degli artisti nonché territorio di ricerca comune; “. e a capo” metafora del cambio di riga testuale e chiusura di un periodo, suggerendo come gli artisti operino cronologicamente distanti da Capogrossi, sviluppando poetiche anche agli estremi del figurativismo.

Il progetto espositivo propone un dialogo corale tra artisti mid-career ed emergenti, i quali alimentano l’evoluzione costante della sperimentazione artistica proponendo linguaggi eterogeni e personali, dimostrando un’ampia sensibilità verso le conquiste e le rivoluzioni del novecento.

Se in Sue Kennington l’esplorazione della luce e del colore permette di superare i limiti della pittura classica fondendo gesto e ponderazione, razionalità ed istinto è in Marco Emmanuele che si assiste ad uno sconfinamento totale della tecnica pittorica, avvalendosi di impasti vitrei, le tele “dipinte” non hanno lo scopo di rappresentare la luce, piuttosto la catturano.  

Valerio di Fiore approda ad un’ibridazione tra tecnica pittorica e tecniche miste, come la ceramica, in cui l’opera acquisisce una propria materialità e si fa corpo, mentre in We are water di Giulia Apice, la pittura si fa cosa liquida, restituendo un’immagine mentale e pittorica difficilmente circoscrivibile, dai contorni sfuggenti, specchio e metafora di una condizione esistenziale mutevole e mai completamente chiara.

Il leitmotiv della rovina accompagna il processo creativo di Andrea Polichetti che indaga, attraverso una ricerca poliedrica sui materiali del contemporaneo, la relazione con l’elemento naturale e la caducità del tempo. 

La narrazione intima e viscerale si fa visione onirica tramite la pittura di Dario Carratta, in cui le figure rappresentate restituiscono un immaginario cupo e distopico mentre in Aryan Ozmaei, artista di origini iraniane, le tinte sgargianti fondono ricordi lontani con la dimensione primordiale.

Alessandro Giannì ibrida i nuovi media e l’internet con la pratica pittorica, generando universi caotici in cui la figura umana si frammenta e scompone.

“Spazio, Forma, Ritmo. e a capo” un progetto la cui sintesi trova ragione d’essere nella porosità dei linguaggi, dai territori comuni nell’arte e nei parallelismi volutamente asimmetrici che nascono dal confronto diretto dei diversi registri artistici.

Spazio, forma, ritmo . e a Capo
Cluster Collective Intelligence
Civico Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Anticoli Corrado
20 novembre – 18 dicembre 2022