OGR Torino. Sarah Sze, METRONOME. ph Andrea Rossetti

Sarah Sze. METRONOME.

Le OGR di Torino presentano Metronome, la mostra personale di Sarah Sze, a cura di Samuele Piazza, fino all’11 febbraio 2024

Il grave suono di un metronomo raggiunge ogni angolo del binario 2 delle OGR. Al centro della sala una grande sfera illumina la penombra. Si tratta di Metronome (2023) la monumentale installazione, da cui prende nome la mostra, dell’artista Sarah Sze (Boston, USA, 1969). L’opera è formata da un centinaio di immagini in movimento proiettate su frammenti di carta, disposti e appesi in meticoloso ordine all’interno della semicircolare e cava griglia metallica. Ricorda una contemporanea lanterna magica così come la scenografia di un dinamico telegiornale muto in cui fantasmagorici spezzoni di filmati indipendenti presentano contemporaneamente la propria narrazione, assorbendo completamente l’attenzione dell’osservatore.

Metronome è stato precedentemente presentato al pubblico nella stazione londinese dei treni di Peckham Rye, edificio contemporaneo alle storiche OGR, le ex officine di riparazione dei treni. Sarah Sze dà così una continuità al suo discorso, presentando per la prima volta l’opera nel luogo da cui è partita la rivoluzione e riproponendola a Torino, città emblematica del progresso industriale italiano. Secondo l’artista i treni sono il simbolo del cambiamento, mezzi di trasporto che hanno segnato la rottura con il passato, riducendo le distanze e stravolgendo i tempi, dando una spinta alla globalizzazione. Con la rivoluzione tecnologica, il mondo si è completamente connesso e risulta oggi immerso nella proliferazione visuale di un numero eccessivo di immagini che viaggiano veloci e senza controllo. Sara Sze indaga la relazione dell’uomo nell’uragano di immagini che continuamente pervadono la mente umana. Moltiplicandosi, frammentandosi e trasformandosi queste possono prendere qualsiasi forma, perturbando e alterando la percezione con il tempo e lo spazio. Il suono regolare del metronomo ricorda il cuore che batte, segna naturalmente il tempo e accompagna le immagini che scorrono silenziose, creando un’atmosfera distensiva e catartica.

Alle spalle della grande sfera luminosa il tempo si ferma. Dei disordinati tavoli da lavoro sembrano inutilizzati da tempo, circondati da una fantasmagoria di luci e colori proiettata sulle pareti. Da questi sono radicate piante, seppur artificiali simbolo del lento e imperterrito scorrere della natura. Carta, attrezzi, rotoli, nastri e altri strumenti di lavoro sono gli oggetti che formano l’installazione, ricordando le composizioni delle tavole eterne di Daniel Spoerri (1930).

Metronome sfrutta il potere delle immagini, creando un suggestivo flusso che coinvolge la memoria collettiva dalle origini dell’umanità ad oggi. La rappresentazioni visiva, nient’altro che forma esteriore di oggetti corporei, ha il grande potere di dominare il pensiero. L’uomo è da sempre attratto dalle immagini in movimento, nel principio ha giocato con le ombre e poi ha costruito, nel tempo, un mondo in cui realtà e illusione si confondono. Adesso è sua responsabilità sopravvivere all’interno dell’infosfera contemporanea, una artificiale giungla di informazioni e dati.