L’idea che altri linguaggi possano parlare di achitettura è ciò che mi ha spinto ad intraprendere questa avventura.
Simone Gheduzzi
Simone Gheduzzi, studioso e noto architetto di diverserighestudio – insieme con Nicola Rimondi e Gabriele Sorichetti – ha scelto di sfidare il tempo, lo spazio e la storia per costruire qualcosa che attraverso questa tronomia possa riperimetrare l’ambito della ricerca sperimentale del contemporaneo, in stretta filiazione con l’architettura, in un modo, però, del tutto peculiare. Da questa volontà nasce PIETRO – opening 11 maggio 2023 ore 18.30 – una sorta di inatteso alveo, nel pieno centro storico di Bologna, nell’antico Palazzo Tanari, nuovo processo culturale e architesturale.
L’incontro tra architettura e altri saperi, altre menti, diviene altamente fertile; questa è una cifra che rimanda al mio intero percorso e quello che mi interessa, ora, percorrere, è un’idea di incontro con l’altro. All’interno di PIETRO ogni evento o mostra non sarà un esito ma un punto di partenza di un percorso avviato con un artista, che io cercherò di stimolare durante il tempo condiviso, trasformando questo dialogo in ‘oggetto’ ed immaginando che, poi, l’intero luogo possa essere pieno di oggetti che raccontino dell’esperienza condivisa con gli artisti, diventando una sorta di biblioteca di opere, sempre finalizzata alla relazione con la disciplina architettonica e ai suoi valori. La scansione che ho immaginato, in sintesi, è suddivisa in incontro, evento, lasso di tempo di approfondimento della conoscenza intellettiva dell’altro, formalizzazione.
Simone Gheduzzi
PIETRO, dunque, sarà un luogo ibrido, misterico, in cui la storia del Palazzo Tanari e delle sale affidate per questo progetto – una antica cappella di preghiera, un’antistante sala affrescata e spazi attigui del ‘700 – a Simone Gheduzzi, avvieranno un felice e fruttuoso movimento di pensiero e riflessione, lontano dalla dimensione della white cube vergine e sempre adattabile, quanto, al contrario, afferente ad un nuovo, complesso ed affascinante percorso, di interazione con un luogo già fortemente identitario, in grado di trasformare la presenza di artisti ed intellettuali in un viatico verso uno stargate ultradisciplinare e dallo straniante carattere di wunderkammer dei nostri tempi. PIETRO come edificazione intellettiva in una città, Bologna, che, talvolta, sembra stia perdendo alcuni suoi riferimenti.
Ma perché PIETRO? “Nell’immaginario collettivo, a mio avviso, Pietro è il nome che identifica l’architetto e viene maggiormente associato all’architettura; si pensi a Simon Pietro, nella scrittura biblica, che unì il cielo con la terra e ha fatto sì che la maggior parte delle persone, nell’immaginario occidentale, associ questo nome alla figura che dà forma alle parole. Il riferimento poi rimanda anche al termine ‘pietra’, per cui la materia da cui tutto è nato nella costruzione della nostra casa, della nostra città… Ecco che il paradosso tra il lavoro e la materia si coniuga perfettamente in questa parola” afferma Gheduzzi.
PIETRO per chi ha avuto la fortuna di accedervi in anteprima, è un posto la cui allure si perde nelle fitte trame della storia bolognese, della sua peculiare architettura che diviene, poi, secoli dopo secoli, stratificazione di memorie e visioni, di accadimenti e di volontà, di desideri e negazioni. In tale alveo ove spesso le radici si perdono e sorprendentemente riaffiorano – si pensi che la storia di Palazzo Tanari racconta le vicissitudini di una famiglia che seppe raccogliere attorno a sé alcuni artisti straordinari, testimoniata attraverso affreschi e realizzazioni architettoniche – l’incontro che avviene tra oggetti provenienti dalla professione, dalla collezione e dal percorso di vita di Simone Gheduzzi, le tre sale che compongono PIETRO, la cappella, la sala affrescata e lo spazio attiguo, e le opere d’arte, stabiliscono un equilibrio nuovo, atto a generare una nascita sempiterna di qualcosa di inusitato e sorprendente.
Il primo appuntamento è Expedients di Marcello Tedesco, già ideatore di mtn|museo temporaneo navile. Espedienti… una titolazione emblematica che rimanda a tutta una serie di trame ontologiche che, in modo speculare, colloquia con lo spazio di PIETRO. Marcello Tedesco, il cui percorso di ricerca artistica si confronta da sempre con le dinamiche dell’architettura, ha raccontato a Segnonline qualcosa in più su questo nuovo progetto.
Prima di oggi PIETRO era un luogo mentale, la sua elaborazione è stata prima di tutto una dimensione legata al pensiero, nutrito, non di fredda astrazione, ma piuttosto dalle esperienze concrete vissute da entrambi nei rispettivi campi. Proprio questa lento e laborioso processo credo che abbia permesso la nascita di quello che mi auguro essere un frutto maturo. Oggi questo progetto inizia la sua attività nel mondo, dialogando e confrontandosi con esso.Per esperienza sono consapevole che gli esiti sono quanto mai incerti, e forse questo è perfino un fatto positivo.Sicuramente la dimensione sulla quale si desidera lavorare è strettamente connessa alla libertà e all’elaborazione di nuove energie che possano arricchire sia il campo culturale sia la società in senso esteso. Per me è l’ennesimo atto d’amore verso questo nostro travagliato mondo. Il mio ruolo sarà quello di affiancare Simone in questa avventura che a me ricorda tanto l’epoca degli esploratori della fine dell’800.
Marcello Tedesco
Interessante, scoprire, come, spesso, i legami umani siano delle architetture esistenziali, fitte tessiture di fili altri. Marcello Tedesco e Simone Gheduzzi hanno avuto modo di conoscersi in occasione di un progetto espositivo nel 2022: “Ho conosciuto Simone l’anno scorso in occasione di una mostra che ho curato.” Racconta Tedesco, “come a volte capita è avvenuto una sorta diriconoscimento di qualcosa che evidentemente ci accomuna ed è credo la necessità di esplorare nuove dimensioni del linguaggio e della propria presenza nel mondo. La mostra è nata in modo piuttosto spontaneo, perché sentendo Simone parlare mi è venuta voglia di fargli vedere queste opere assolutamente inedite che non avevo mai avuto occasione di presentare. Il contesto concettuale del progetto e anche le caratteristiche dello spazio mi hanno fatto capire che era arrivato il momento di esporre questi lavori, che riguardano gli ultimi cinque anni della mia produzione e che esplorano un’idea di architettura strettamente connessa all’essereumano, il quale oggi dal mio punto di vista è una sorta di campo di battaglia tra poderose forze che se ne contendono il destino.”
In un simile missaggio, si comprende che PIETRO e la mostra Expedients, seppur in maniera non chiassosa, sono e saranno una esperienza atta a generare una eco di grande rilievo nel panorama cittadino. È lo stesso Marcello Tedesco a raccontare come è nata la mostra, fondata sulla base etimologica e filosofica del concetto di ‘espediente’ e sul ruolo epistemologico dell’architetto, figura umana e sensibile ma specchio di una moltitudine di processi onirici e tangibili che costruiscono il palazzo esistenziale. Le opere in esposizione, oltre ad aver instaurato una sorprendente e causale – seppur appaia casuale – relazione con PIETRO, delinea forme nuove di interazione. Se, invero, la suggestione liminale è una delle principali sensazioni che si prova varcando la soglia di PIETRO le opere di Marcello Tedesco diventano parte di tale interstizio d’attraversamento secondo una costruzione precipua:
La mostra è progettata per creare una certa discontinuità con l’esterno e con le sue logiche, inoltre è un dispositivo per realizzare quello che tu giustamente hai percepito come spazio liminale. La soglia su cui ho cercato di lavorare è quella di rivelare attraversouna sottile corrispondenza tra le sculture e l’architettura di PIETRO una fusione tra spazio inconscio e conscio, pensiero razionale e irrazionale. Le polarità si incontrano nel mezzo è creano forse quel super linguaggio di cui ti parlavo prima. Inoltre, la mia visione dell’architettura del progetto è una forma cangiante in perpetua metamorfosi cosi come lo è il vivente. Nessuna fissità, nessuna cristallizzazione.
Marcello Tedesco
PIETRO, dunque, cosa sarà? Se Simone Gheduzzi anticipa la visione di un luogo, un territorio intellettuale dedicato al confronto e all’incontro con l’altro da sé, in funzione di una elaborazione collettiva di nuove risultanze e restituzioni inedite, offrendo nuovi impulsi vitali alla città, Marcello Tedesco cita Eraclito di Efeso: “Chi non spera l’insperato non lo scoprirà, poiché è chiuso alla ricerca ed ad esso non conduce nessuna via.”
Da questa nuova soglia, tra il tempo, lo spazio, il sapere e la visione, la prospettiva e lo stupore, ecco che PIETRO accoglie chi è ancora capace di fare dell’immaginAzione un modus vivendi e siamo certi che Simone Gheduzzi e Marcello Tedesco da Expedients ai progetti futuri sapranno individuare un nuovo quanto necessario codice per un interagire cosciente e slegato, finalmente, dalle effimere soluzioni spesso allogate alla cultura contemporanea.
Ad maiora.
EXPEDIENTS di Marcello Tedesco
PIETRO
Via Galliera 20, Palazzo Tanari (piano terra)
Bologna
Opening 11 maggio, 18.30
12 maggio – 29 giugno 2023
Su app.to gio – sab
info@museotemporaneonavile.org | 338 5661021