Parabasi, a cura di Francesca Lacatena, 2020, Galleria Tiziana Di Caro, exhibition view Courtesy Sandy Brown e Galleria Tiziana Di Caro © Danilo Donzelli Photography

PARABASI, generazioni a confronto alla Galleria Tiziana di Caro

Betty Bee, Guido Casciaro, Timothy Davies, Effe Minelli, Rosa Panaro, Antonietta Raphaёl, Matthias Schaufler, Megan Francis Sullivan alla Galleria Tiziana Di Caro

Installazioni scultoree, disegni colorati, porcellane e pitture estremamente dissimili tra loro, con opere di Betty Bee, Guido Casciaro, Timothy Davies, Effe Minelli, Rosa Panaro, Antonietta Raphaёl, Matthias Schaufler, Megan Francis Sullivan, compongono la collettiva Parabasi che si è recentemente conclusa presso la Galleria Tiziana di Caro a Napoli.

Il titolo, PARABASI strumento di tematizzazione, che mette in rilievo l’elemento giudicato essenziale, rimanda al momento della rivelazione. παράβασι nell’antica commedia attica era quella parte del dramma, quasi intermezzo tra il primo e il secondo episodio, in cui il coro, deposta la maschera, avanzava sulla scena verso gli spettatori e ad essi si rivolgeva in anapesti, vivacemente commentando l’azione stessa, lodando l’opera, polemizzando satiricamente o anche ragionando su opere e personalità di poeti rivali, mescolando pensieri e incitamenti di natura politica, letteraria, civile; un momento diretto col pubblico, di svelamento o, per meglio dire, di rivelamento, ovvero mostrare la propria reale sembianza e personalità intellettuale e morale.

Parabasi, a cura di Francesca Lacatena, 2020, Galleria Tiziana Di Caro, exhibition view Courtesy Galleria Tiziana Di Caro © Danilo Donzelli Photography

La scelta degli artisti è in questo caso fortemente connessa all’idea della curatrice Francesca Lacatena, napoletana ma residente a Berlino, il cui progetto sintetizza una crescente dualità tra la due città. Un confronto senza tempo tra opere di differenti periodi che ruotano attorno a un’oscillazione continua tra un’eleganza passata e un’irriverenza contemporanea. Come afferma Lacatena sono sottolineati i parallelismi emersi tra pratiche investigative appartenenti alla produzione artistica passata e presente.

In particolare, è stata presa in esame una certa produzione europea, per lo più meridionale, realizzatasi sotto il regime fascista e negli anni immediatamente successivi. Un cortocircuito che si delinea a partire dal “Teddy” il Single Bear with Shopping (Friedrichstraße) che ci accoglie all’ingresso della galleria, leitmotiv di Timothy Davies, simbolo delle smancerie e della finzione del mondo dell’arte sino ad arrivare alle opere informali di Matthias Schaufler (*1964, Laichingen) che con una serie di disegni si fa rappresentante di un intenso impegno formale e discorsivo con il figurativo e l’astratto. L’idea è quella di dimostrare come anche nell’ambito del contemporaneo, a distanza di appena un secolo “si possano verificare delle corrispondenze di tipo analogico con una certa produzione odierna, non allineata, che pur rimanendo ancorata ad un metodo compositivo rigoroso, pare intenta ad affrontare le criticità del presente con piglio anarcoide o quanto meno antiaccademico”. In mostra si evidenziano questi elementi di raccordo o di salto da epoche differenti, basti pensare a un’opera centrale di Parabasi, l’Ermafrodito in cemento dipinto, di Antonietta Raphaеl̈ Mafai (Kaunas, 1895 – Roma, 1975), realizzato mentre l’artista della scuola romana fuggiva dal fascismo e si dirigeva a Genova, una scultura che, inizialmente integra, ha avuto un incidente tra le mani stesse della scultrice generando una sorta di mutazione delle gambe.

Il tempo è centrale, si attraversano tre diverse produzioni e nell’ambito degli artisti napoletani lo si capisce benissimo. Partendo da Effe Minelli (*1988, Napoli) dell’ultimissima generazione con il suo studio per una Salomé di piazza dei lavori in porcellana realizzati a Capodimonte, passando per Betty Bee (*1962, Napoli) con le sue opere intime, pitture-sculture dal glossy materico con cui afferma “I have no time”, un pensiero che riguarda la sua attitudine a dedicarsi agli altri ma che a un certo punto disprezza rendendosi conto di non avere più tempo, fino ad arrivare alle opere di Rosa Panaro (*1934, Casal di Principe) con una Lilith in terracotta, produzione degli anni ’70 e una serie di tre disegni recenti, dai rimandi classici e storici: tre artisti che attraversano in maniera precisa il panorama artistico napoletano. Si cambia poi punto di vista con Megan Francis Sullivan (*1975, Stamford) che propone una serie di dipinti invertendo Le Bagnanti di Paul Cézanne, una riconoscibilità affermata dall’artista che è un’azione volontaria per introdursi all’interno dell’opera seguendo la

tecnica secondo cui il dipinto è percepito come una radiografia, esempio di come l’artista interroga le opere d’arte al di fuori del loro contesto culturale.
Questa collettiva ha a che fare con il tempo, sì, ma anche con l’equivoco, una delle prime opere esposte Fontelina del pittore napoletano Guido Casciaro è una veduta estiva di Capri realizzata nel 1947 dopo la guerra, dai colori vivaci e dal gesto vibrante, una cartolina pittorica che racchiude il senso stesso della mostra, un gioco fra il presente lontano e un passato vicino.

PARABASI
mostra conclusa il 4 giugno 2020
Galleria Tiziana Di Caro
Piazzetta Nilo, 7 
80134 Napoli – IT
ph. +39 081 552 5526