Architetture inabitabili, Campanile di Curon. Photo courtesy Noemi Pittaluga

Architetture inabitabili in Italia

Una mostra che raccolta l’Italia e le criticità di architetture impossibili da “vivere e abitare”.

La scelta di esporre la mostra fotografica “Architetture inabitabili” all’interno degli spazi dell’ex Centrale Elettrica Montemartini, oggi secondo polo espositivo dei Musei Capitolini all’interno del quale si possono osservare opere d’arte romana antica, è senza dubbio esteticamente efficace e concettualmente interessante.

In mostra sono presenti le fotografie di diversi artisti (Gianni Berengo Gardin, Guido Giudi, Gianni Leone, Gabriele Basilico, Silvia Camporesi, René Burri, Vittorugo Contino, Paolo di Paolo, Stuart Franklin, Harry Gruyaert, Steve McCurry, Marzia Migliora, Adolfo Porry Pastorel, Mark Power, Paolo Rosselli, Ferdinando Scianna, Sekiya Masaaki, Alberto Signetto, Francesco Iodice) il cui lavoro, quasi sempre a colori, è accostato a scatti reportagistici che immortalano lo stesso luogo spesso in bianco e nero.

Il percorso dell’esposizione si sviluppa in otto piccole sezioni monotematiche in cui vengono presentati dei luoghi ameni e delle architetture particolari che hanno avuto e hanno diverse funzioni. Le prime fotografie mostrano il cambiamento territoriale avvenuto a Curon (BZ) nel 1950 con la costruzione di una diga che ha comportato l’abbandono del paese da parte dei suoi abitanti e la sommersione parziale del campanile, diventato un’immagine iconica dell’Italia del dopoguerra. Seguono diversi scatti che ritraggono il Parco dei Palmenti a Pietragalla (PZ) in cui si osservano costruzioni arcaiche in pietra che venivano utilizzate dagli abitanti per la vinificazione e altre fotografie degli Ex Essicatoi del Tabacco a Città di Castello (PG), trasformati in spazio espositivo con un’operazione di archeologia industriale voluta da Alberto Burri. Anche nella sezione dedicata al Grande Cretto di Gibellina (TP) l’ingegno e la sensibilità dell’artista umbro sono protagonisti con le fotografie del grande tappeto di cemento bianco, attraversato da profonde fenditure, che seppellì le macerie del terremoto del Belice del 1966. Nello spazio dedicato al Memoriale Brion a San Vito di Altivole (TV) si respira la storia del design italiano osservando le linee disegnate da Carlo Scarpa e ripercorrendo con un breve video la vita di Onorina Tomasin Brion che, dopo l’improvvisa morte del marito, assunse la direzione della Brionvega, insieme con il figlio Ennio.  Proseguendo nella visita lo spettatore incontra le immagini del Lingotto di Torino con la sua futuristica pista di collaudo (progettata dall’ingegnere Giacomo Matté-Trucco e apprezzata in particolar modo da Le Corbusier) e le fotografie della Torre Branca a Milano, firmata Gio Ponti e nata in occasione della V Triennale. Questo totem, costituito da tubi di acciaio speciale, imbullonati tra loro, introduce gli ultimi scatti in mostra presentando il Gazometro di Roma, esempio di un’altra architettura reticolare, costruita alla fine degli anni ’30 per illuminare la Capitale. 

Come dice il testo introduttivo, l’unico esposto al pubblico (altri sono invece presenti nel dépliant che il fruitore può prendere gratuitamente alla biglietteria), l’assenza dell’uomo da queste immagini è un tratto distintivo delle opere in mostra che mettono in evidenza le linee dei monumenti (ad es. il Memoriale Brion e il Grande Gretto di Gibellina), la funzionalità dei luoghi (ad es. l’Ex Essicatoio del Tabacco e il Gazometro) e l’intervento della tecnologia sull’ambiente (ad es. il Campanile di Curon). L’esposizione è, invece, animata dalle tante persone in visita e dalle statue romane antiche che lo spettatore è obbligato ad osservare per giungere alla postazione video dove sono proiettati alcuni filmati dell’Archivio Storico Luce in cui si ripercorre la storia delle architetture presentate in mostra. Originale è l’idea di inserire l’esposizione in uno spazio industriale in cui il bianco candore dei ritratti romani si contrappone allo scuro sfondo delle caldaie che proprio in questo contesto andrebbero osservate come costruzioni meccaniche d’ingegno alla pari degli edifici immortalati in fotografia. “Architetture inabitabili” svela la sua natura e si presenta come un ossimoro sottolineando come il valore monumentale delle strutture presentate, anche quando hanno un profilo prettamente simbolico, sono comunque frutto di un progetto (“di una poesia tecnologica”, come dice Gianni Biondillo a proposito della Torre Branca) voluto dall’uomo per rendere più accogliente e carico di senso il suo habitat.

Architetture inabitabili

A cura di Chiara Sbarigia con Dario Dalla Lana

Dal 24 gennaio al 5 maggio 2024

Promossa da: Roma Capitale, Assessorato alla CulturaSovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali

Organizzata e realizzata da: Archivio Luce Cinecittà

Musei Capitolini – Centrale Montemartini

Via Ostiense 106 – 00156 Roma

Orario: dal martedì a domenica dalle 9.00 alle 19.00

Ingresso a pagamento

tel. +39 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)

website: http://www.centralemontemartini.orghttp://www.zetema.ithttp.//www.museiincomune.it

Email: info.centralemontemartini@comune.roma.it