Al centro dell’esposizione vi è l’evoluzione della percezione umana che, attraverso la luce, ha permesso di contemplare non solo ciò che possiamo considerare “visibile all’occhio umano”, ma anche l’inestricabile e misterioso inconscio. Di fatti, il curatore Alberto Salvadori spiega che l’uomo ha iniziato a usare la luce per contrastare la sua paura del buio: l’arte si è manifestata proprio attraverso l’utilizzo di questa luce, in quanto le prime forme d’espressione artistica sono nate all’interno di grotte illuminate dalla luce artificiale.
Gli spazi di Angera restituiscono l’evoluzione che ha permesso quest’armoniosa coesistenza tra l’uomo, la natura e l’arte, tramite le opere di quindici artisti di fama internazionale, rappresentati dalla Galleria Franco Noero. Non a caso, la scelta della sede espositiva ricade su un castello, simbolo di protezione, ma anche dell’integrazione tra naturale e artificiale, tra esterno e interno; questo dialogo è ben espresso da “A Painting of a Bird #004” di Henrik Håkansson, una meridiana sulle mura dell’edificio, pronta ad accogliere gli uccelli del castello, e dalle opere di Mark Handforth, poste all’inizio del percorso, maestose e al contempo fragili.
La seconda stanza invita a riflettere sul concetto di “castello come protezione”, un rifugio che ripara dagli altri uomini e dalla natura, non considerata unicamente come benevola, ma altresì maligna, come avrebbe detto Leopardi. Mike Nelson, con l’installazione “Not titled yet”, esprime l’impegno della vita rurale e le asperità che essa può offrire: tronchi e rami, destinati ad ardere nei camini della Rocca, si presentano in tutta la loro essenza, spigolosi e labili, così come i levrieri fotografati da Simon Starling, rivelatori, con il loro candore e i loro corpi esili, di debole insolenza. Lo scorrere del tempo, invece, è espresso dalla bellezza dei fiori di Robert Mapplethorpe, una bellezza destinata ad appassire.
Dopo l’incontro con “Medicine Man” di Jim Lambie, scultura pensile che mette in discussione la certezza di essere radicati al suolo, ci si trova in quelli che un tempo erano gli ambienti domestici: qui, le opere di Sam Falls, Jason Dodge e Henrik Olesen raccontano il meritato riposo, la quiete dopo fatiche e sforzi. La forza della natura, capace di riprendersi tutto quel che l’uomo, erroneamente, ritiene di possedere, si manifesta nella serie “A Painting of a Tree”, opere vive dell’artista Henrik Håkansson.
© Andrea Rossetti
L’esposizione Oltre il buio, a un certo punto, conduce verso dimensioni lontane: la capanna di Lothar Baumgarten fluttua instabile su un fiume di rami secchi, mentre il calamaio d’oro di Pablo Bronstein, immerso nel nero, dialoga con l’installazione “Dragon’s Tail” di Jac Leirner, dove oggetti domestici si trasformano in reperti museali, e con “Other Side of the Sun” di Jim Lambie, scultura che, tra colori pop e sacchetti industriali, vuol celebrare il tubero della patata, il frutto del lavoro quotidiano.
La mostra si conclude con “Figlio Unico” di Lara Favaretto, “Spiaggia Arcaica” di Piero Gilardi e le opere di Francesco Vezzoli, che traggono ispirazione dalle grandi sculture delle divinità greche e dal celebre dipinto “L’altalena” di Jean-Honoré Fragonard.
Con l’esposizione Oltre il buio è la natura ad entrare nelle sale dell’Ala Scaligera della Rocca di Angera e a divenire essa stessa arte, in quanto, come scrive Alberto Salvadori, «per questi artisti la natura e l’arte sono la stessa cosa».
La mostra Oltre il buio, a cura di Alberto Salvadori, in collaborazione con Galleria Franco Noero, è aperta al pubblico dal 17 aprile al 1° ottobre 2023, presso l’Ala Scaligera della Rocca di Angera.