Loom Gallery, Willy De Sauter

Un timbro silenzioso eppure penetrante scandisce il progetto espositivo che Loom Gallery dedica, per la prima volta in Italia, all’artista Willy De Sauter (1938, Bruges). Una qualità di articolazione poetica rende questa mostra come avulsa dal tempo e dallo spazio collocandola in una zona metafisica – che pure deve comprendere tempo e spazio – abitata da opere realizzate su pannelli di legno lavorati con stratificazioni di gesso monocromo.

Minimalismo disadorno e austero, un esercizio a togliere, un inesorabile processo di riduzione. Cifra stilistica di un artista che, forte del suo linguaggio formale, come un architetto cerca di creare ordine e struttura. Il risultato è una pittura che elimina qualsiasi cosa venga percepita come inessenziale. 

Le opere degli esordi, acetati risalenti ai primi anni Settanta, insistono sul tema della linea: orizzontale e verticale, finissima e fittissima, tracciata a mano. Una ripetitività e una modularità che, nella scansione ritmata, quando si dilata o si restringe, coinvolge lo spettatore in un sottile gioco di relazioni con lo spazio che la ospita, generando un’accentuazione percettiva di quest’ultimo. Un’accurata indagine che verte sul tema della primarietà dell’ordine.

Le opere sono il frutto di un sistema di creazione intensivo e artigianale che richiede lo stretto coinvolgimento dell’artista. Ecco perché l’allestimento comprende anche un grande tavolo – che replica quello che si trova nello studio dell’artista – su cui sono posizionati, in maniera consapevole, parte dei lavori, senza che per questo venga meno la forza d’urto visiva dell’esposizione. Così che lo spettatore possa, al pari dell’autore, essere partecipe della stessa sensazione che anima il suo processo creativo.

Anche se caratterizzata da un rigorosa elementarità e da un controllo accurato della procedura operativa, la pittura di De Sauter non ha la fredda e rigida impersonalità del minimalismo più tipico. Le opere più recenti, pannelli di dimensioni e spessori variabili realizzati dal 2010 in poi, possono ritenersi legate alla tradizione pittorica occidentale: i primitivi fiamminghi infatti utilizzavano una miscela di gesso e colla come preparazione per i loro pannelli di legno. Le strisce di gesso sulla superficie, la ricca intensità del bianco, il contrasto tra aree lisce e opache, il continuo mutamento dovuto al gioco della luce diurna mettono in risalto l’aspetto materiale e organico di queste produzioni.

Lo sguardo che percorre le pareti della galleria viene attratto, risucchiato addirittura, dallo spazio vuoto che si crea a un certo punto, in una drammatica soluzione di continuità in cui l’arte sembra capace di afferrare la vita dal di dentro, incarnandone la bellezza in forma di silenziosa armonia.

Willy De Sauter | Works
14 gennaio – 22 febbraio 2021
Loom Gallery Milano | Via Lazzaretto 15