L’immaginario di Alessandro Roma da Quartz Studio a Torino

Il 12 settembre Quartz Studio ha inaugurato la prima personale a Torino dell’artista Alessandro Roma (Milano, 1977), intitolata The whisper of the peacock becomes a snake con un testo critico di Irina Zucca Alessandrelli. La mostra è visitabile su appuntamento fino al 22 ottobre 2022.

Dai lavori di Alessandro Roma esposti nello spazio di Quartz Studio trapela l’inscindibilità tra mondo vegetale e mondo animale. Le forme scultoree, ma anche quelle che si trovano nella pittura, permettono allo spettatore di raggiungere una inconfutabile sinuosità, un enfatismo vegetale sconosciuto. C’è sì una conoscenza dell’armonia naturale, soggetto nelle opere d’arte da tempo immemore, ma è il mondo immaginario nel quale è concesso entrare a destare lo spettatore. Alessandro Roma in The whisper of the peacock becomes a snake riesce a coinvolgere in un’ordinata vertigine, concede di smarrirsi e ritrovarsi, tenta un “inno alla rêverie” come scrive nel testo critico la storica dell’arte Irina Zucca Alessandrelli

L’artista nasce a Milano e studia all’Accademia di Belle Arti, formazione che lo porta ad una predominante pittura nei suoi lavori. Attualmente vive e lavora a Faenza, città che lo lega alla ceramica, tecnica recentemente indagata e adottata dall’artista insieme al collage, alla stampa su tessuto e alla fusione, tutti mezzi espressivi che gli permettono di dar voce ai propri paesaggi interiori, dove si annodano esperienze vissute e fonti letterarie che vengono poi offerte al pubblico. 

Due pareti di Quartz Studio sono occupate da grandi pitture: sulla sinistra è allestita l’opera A warm touch of the trasformazione (2022), nella parete frontale rispetto all’ingresso dello spazio A cold white luce (2021). Alte più di 260 cm e larghe circa 150, entrambe sono opere di grandi dimensioni, dipinte in acrilico e lavorate con candeggina su stoffa in cotone che le rende simili ad arazzi. Non solo le dimensioni e le raffigurazioni, anche i colori hanno un ruolo fondamentale. Le tonalità contrapposte tra il tenue e il forte ricordano Matisse e Gauguin, conducono al sud est asiatico e al Giappone. Al di là delle collocazioni e dei rimandi ciò che è certo è l’immediatezza con cui si viene accolti ed avvolti dai lavori di Alessandro Roma. I colori e le forme delle sue opere intrigano e stimolano lo spettatore nello spazio, ma anche colui che passeggia al di fuori, attraverso la vetrina. Di dimensioni più ridotte è invece l’opera che dà il titolo alla mostra, una xilografia eseguita a mano con tre lastre incise su linoleum, del 2022. Qui il sospiro è in grado di farsi udire, mentre l’immagine sta su più piani riuscendo ad estendersi, supera ogni margine, anche grazie alle lavorazioni in porcellana che abbracciano gli angoli della cornice. Un libero abbandono dove è permesso esplorare gli intimi panorami di Roma. Anche nelle prime due grandi opere citate troviamo lavorazioni in porcellana che serpeggiano sull’asta che le sostiene, elementi che accrescono la bidimensione in cui è permesso accedere. The skin of the paesaggio, scultura in ceramica del 2021, si eleva su piedistallo ed ha una forma cilindrica attorno alla quale si avviluppano particolari elementi vegetali. Apparentemente può ricordare un vaso, ma guardando al suo interno si è subito trasportati altrove per le forme che contiene, membrane marine e/o umane. Nell’arte di Roma è recuperata una tecnica all’insegna della manualità e dell’artigianato che dà vita a forme pittoriche e scultoree capaci di far udire brusii, rumore di onde e sussurri.