Da cosa nasce il tuo continuo sovvertire ordine, materiali, dimensioni?
Alla base di tutto il mio percorso c’è la curiosità.
Il mio approccio è simile a quello di un bambino che smonta il suo giocattolo per vedere cosa c’è dentro, come è fatto.
Allo stesso modo io mi chiedo sempre il perché e il come funzionano le cose e sono spinto a verificare se una cosa funziona anche invertendo l’ordine e il processo.
Cerco sempre una prospettiva insolita, diversa da quella della consuetudine.
L’arte è per te più un gioco o un lavoro?
È un lavoro che faccio giocando.
A parte il gioco di parole, a mio avviso chi fa arte non può viverla come un semplice lavoro. Se non giochi, se non ti diverti non sei libero di creare.
Se davvero creare equivale a giocare, uno dei giochi più interessanti è riscrivere il passato: come definiresti il tuo rapporto con la tradizione?
Sono molto legato alla tradizione della mia terra.
Credo sia vero l’aforisma secondo cui “siamo nani sulle spalle dei giganti”, quindi non possiamo prescindere dal nostro passato e dalla nostra tradizione.
Il ruolo dell’artista è quello di approcciarsi alla tradizione con una lente di osservazione differente.
Sia come sia, le tue memorie non sono mai in bianco e nero: da buon mediterraneo, sei un maestro del colore.
Per me la relazione tra il bianco e nero e il colore è una questione di equilibrio legato alla luce
Anche il bianco e il nero, con un gioco di luci e ombre, danno luogo a sfumature cromatiche.
I colori caldi li uso spesso come elemento di rottura di questo equilibrio cromatico.
Da buon mediterraneo amo i colori netti e violenti come un raggio di sole che si riflette sul mare.
Quale è il tuo approccio alla forma?
Per me la forma è un punto di partenza e non di arrivo.
La forma è una trasformazione continua in base ai materiali usati.
Come hai vissuto, nella pratica artistica, le restrizioni dovute al Covid?
Durante il primo Lockdown mi trovavo in costiera amalfitana.
La reclusione in casa, l’impossibilità di accesso ai vari materiali che fanno parte del mio lavoro quotidiano, mi hanno spinto verso tecniche pittoriche tradizionali e ho realizzato un ciclo di dipinti che rappresentavano frammenti di vita quotidiana, banali, usuali, ma che in quel momento avevamo perso.
L’epidemia ha modificato, a tuo parere, il sistema dell’arte?
No, purtroppo no. Forse è aumentato il ruolo di influenza dei social e della comunicazione on line.
Dal punto di vista anagrafico, sei quello che si dice un artista mid-career: vorresti essere più giovane o più vecchio?
Vorrei avere la velocità di pensiero di un giovane e la lentezza di azione di un vecchio.
A cosa ti stai dedicando, a cosa ti dedicherai?
Al gioco dell’arte.