Joseph Beuys, un tributo

Una serie di documentari realizzati da registi di tutto il mondo omaggiano il pittore Joseph Beuys, in occasione del centenario della sua nascita. I documentari, che approfondiranno la sua personalità e le sue opere principali, saranno disponibili gratuitamente sulla piattaforma online di Artecinema.

In occasione del centenario della nascita di Joseph Beuys, Artecinema, il Goethe-Institut di Napoli, il Comune di Anacapri e la Reggia di Caserta, con il matronato del Museo Madre, celebrano l’artista tedesco dedicandogli una rassegna di documentari che ripercorrono la sua opera. I film in programma sono disponibili gratuitamente sulla piattaforma online.artecinema.com.

Il primo documentario sarà Beuys, di Andres Veiel, del 2017, durata 107’, in lingua tedesca o inglese, con sottotitoli in italiano. Attraverso inedite fonti audio e video e materiali d’archivio, il film ricostruisce la vita di Joseph Beuys tra arte, insegnamento e politica restituendo il clima di dibattiti, resistenza e utopia in cui operò il carismatico artista tedesco che fu scultore, performer, sciamano, teorico, artista rivoluzionario e  provocatorio.

Il secondo è Beuys and Beuys, di Peter Schiering, del 2006, durata 35’, in lingua tedesca o inglese, con sottotitoli in inglese. “La rivoluzione siamo noi” è un’affermazione che Joseph Beuys ha ripetuto tutta la sua vita. Il regista Peter Schiering si interroga sull’eredità lasciata agli artisti contemporanei da Beuys, colui che ha messo in discussione il concetto stesso di arte, che ha portato  nei musei materiali come il grasso e il feltro. Rivediamo l’artista a New York, Berlino e Darmstadt, dove spiega opere d’arte ad una lepre morta o trascorre diversi giorni in una gabbia con un coyote. Lo ascoltiamo mentre spiega il suo concetto di arte difendendo la causa di un’utopia sociale universale.

Poi ancora, Joseph Beuys: I Like America and America Likes Me, di Helmut Wietz, del 1974, durata 35’, senza dialoghi. Dal 23 al 25 maggio 1974 alla galleria di René Block a New York, una cinepresa  riprende  Joseph  Beuys  chiuso  per tre giorni in una gabbia con un coyote. Avviluppato in una coperta di feltro, simbolo dell’uomo occidentale malato, l’artista viene preso al suo arrivo all’aeroporto di New York da un’ambulanza che, attraversando la città a sirene spiegate, lo conduce alla galleria Block. Venerato dagli indiani d’America come un Dio, il coyote simboleggia la parte selvaggia del continente nord-americano: il fine della performance dell’artista tedesco è quello di dimostrare che due forze antagoniste – il coyote e  l’uomo – possono vivere in armonia.

Un altro documentario è Joseph Beuys, Transformer, di John DiLeva-Halpern, del 1988, durata 60’, lingua inglese, sottotitoli in italiano. In occasione della grande retrospettiva di Joseph Beuys al Guggenheim Museum di New York, John Halpern riprende l’artista mentre lavora all’allestimento della mostra. Questo documentario è l’unica testimonianza video dell’esposizione più importante nella vita di Beuys dove vediamo le sue installazioni più emblematiche, dalla metà degli anni ‘50 fino alla Pompa del miele del 1977, descritte dall’artista stesso.

Infine, il documentario La rivoluzione siamo noi, di llaria Freccia, del 2020, 83’, lingua italiana, sottotitoli in inglese. Tra il 1967 e il 1977 l’arte italiana vive un momento di gloria sulla scena artistica internazionale e diventa espressione del cambiamento sociale e politico. Galleristi e critici italiani aprono le porte agli artisti internazionali più audaci, come Joseph Beuys, Herman Nitsch o Marina Abramović, che trovano in Italia la possibilità di sperimentare liberamente linguaggi visionari e innovativi. Il film descrive il periodo in cui l’Italia è stata il centro dell’avanguardia internazionale.


Joseph Beuys – Un tributo

A cura di Laura Trisorio

Dal 12 maggio al 16 maggio 2021