Arco Madrid 2025

Museo Arcos di Benevento | Arturo Pagano

Dipinti, gouaches e disegni 1977-1985 saranno i protagonisti della mostra personale di Arturo Pagano, a cura di Massimo Bignardi e Ferdinando Creta, che aprirà al pubblico il 13 maggio nelle sale del Museo Arcos Sezione Contemporanea di Benevento, con cui riprende l’attività espositiva in presenza, accogliendo l’artista campano che prosegue la ricerca avviata dalla direzione di Arcos.

Vive, lavora e pensa altrove, si legge di Arturo Pagano, classe ’58. Un altrove che, però, reca con sé quelle radici inabissate nella magmatica terra vesuviana, radici che l’artista ha espanso, negli anni e dal 13 maggio giungono a toccare la città di Benevento ed il Museo Arcos, polo del contemporaneo sannita che, pur nella sua tradizione extra territoriale, pone a latere l’importante ricerca su artisti campani, indagine avviata dal direttore Ferdinando Creta e, spesso, portata avanti insieme con Massimo Bignardi.

È così che sotto lo sguardo vigile dei reperti egizi che costellano la sezione antica del museo, Dipinti, gouaches e disegni 1977-1985 di Arturo Pagano rivestono gli spazi labirintici di Arcos, quasi cinquanta lavori realizzati principalmente nel periodo romano dell’artista torrese, ormai beneventano d’adozione, che prefiguravano già il mutamento in atto nella sua pittura e nel suo segno grafico ma che mantengono il legame ancestrale con l’universo mitologico, l’archetipo mediterraneo ed una iconografia che rimanda ad una eco cosmogonica e primigenia, delineazione di un profilo identitario profondo.

Massimo Bignardi, cocuratore della mostra e che ben conosce Arturo Pagano, nella monografia che accompagnerà la mostra, dipana attraverso la propria memoria le tappe della carriera dell’artista, soffermandosi, in particolare, su quanto accadde dopo l’esondazione del fiume Calore del 2015 che determinò la perdita di materiale preziosissimo di Pagano, tra cui molte opere del passato. Ecco che Bignardi ci riporta a quel momento, raccontando di come tutto si tradusse in nuovo input: “Alla decisione di ripartire dal ‘grado zero’, ha fatto seguito il lungo, accorto lavoro di restauro; un foglio dopo l’altro asciugato con cura, evitando interventi ex-novo, cioè rinunciando ad ingombrare con nuove colorazioni la delicata trama di segni che le carte o i cartoni avevano conservato. È stato un esercizio delicato, richiamando, a volte, emozioni lasciate al tempo, disposte, però, a dare il senso di quella durata, di cui parla Bergson, che non può non sostenersi sulla coscienza.”  Ed alla memoria ed alla coscienza Bignardi, nel testo critico, cita Proust: “La pittura è un esercizio che consente alla visione di manifestare la bellezza di cose che appartengono allo sguardo, ma anche depositate nella memoria. Scriveva Proust, a proposito della pittura di Chardin, e che l’occhio ‘cui piace giocare con gli altri sensi e ricostruire, con l’aiuto di alcuni colori, più che tutto il passato, tutto un avvenire…’. È, forse questa, la necessità avvertita da Arturo Pagano, all’indomani dell’alluvione che, nella notte.”

Ciò che la mostra beneventana pone in atto è un dialogo tra l’azione dell’artista e la sua riconoscibilità presso il pubblico, ovvero quel “recupero oggettivo, in pratica il processo che formalmente mira a restituire l’unità compositiva dell’opera, diviene motivo per ripensare alla pittura figurativa, il che non è stato l’abbandono di quel dettato astratto e neocostruttivo, che ha segnato e segna i lavori di questi ultimi cinque anni. È stato mettere in atto un processo, guidato dalla coscienza, che gli ha permesso di ricongiungersi con la pittura, con i miti, le relazioni, le passioni, che accesero la stagione, a cavallo di due decenni, nella quale, ondivago, si muoveva tra Napoli, Roma e Milano. […] Nei suoi dipinti, nei disegni le affiora un paesaggio arcaico, che l’artista intrecciava con l’animata vita della sua terra, dei miti che, dalla scogliera sulla quale si affaccia la sua città natale, Torre del Greco, sale fin su la bocca del Vesuvio, dalla quale lo sguardo domina l’intero golfo di Partenope. Figure di una terra ancestrale, che Pagano avverte quale sua profonda identità esistenziale, come archetipo, avrebbe detto Jung, al quale si radica l’intera sua esperienza creativa”.

Esperienza che, come sottolinea Ferdinando Creta, direttore del museo ma anche cocuratore della mostra, pone il focus su una sorta di ricostruzione filosofica, cronologica e mnestica, proponendo ai visitatori “un nucleo di opere, rimaste per oltre quattro decenni inedite e che oggi, sulle pareti di ARCOS, ripropongono un dibattito vivo negli anni di passaggio e di ‘riflusso’ ideologico: è paradossale, ma del suo passato artistico, si erano salvate, dalle acque esondate del Calore nel 2015 che distrussero completamente il suo studio, solo queste prime opere, i dipinti, le carte, i cartoni, che avevano segnato il suo approccio alla pittura.”

Alla volontà di ricostruzione della propria memoria storica da parte di Arturo Pagano risuona la volontà del Museo Arcos di generare nuova memoria collettiva, riaffermando “il suo interesse a ricostruire le pagine delle vicende artistiche contemporanee della Campania” al fine di tentare una nuova concezione dello spazio dell’arte, ancora troppo centrato sull’area partenopea e poco attenta alle grandi energie che l’entroterra sviluppa, un entroterra abbrutito da preconcetti e pregiudizi.

Arturo Pagano
Dipinti, gouaches e disegni 1977-1985
Benevento, Museo Arcos
Corso Garibaldi, 1
13 maggio – 20 giugno 2021

Ingresso gratuito nel rispetto delle norme Covid 19, martedi – domenica, 10.00 – 18.30

Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.

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