In situ: Team Zona Blu

La seconda edizione di SITU Festival, progetto d’arte contemporanea all’interno di spazi sacri, ha preso forma dal 27 al 29 agosto 2021 nella cornice architettonica barocca di Militello in Val di Catania, un piccolo centro dell’entroterra siculo inserito fra i Borghi più belli d’Italia e dal 2002 patrimonio mondiale dell’UNESCO.

E tu Militello Val di Catania non sei l’ultima delle città della Sicilia: in una tua chiesa si conserva infatti una terracotta invetriata di Andrea Della Robbia – non sarà Luca, ma è comunque un grande artista – che i militellesi, a torto o a ragione, considerano la più bella natività del mondo intero e che attesta un’attenzione davvero insospettabile per quanto si faceva, migliaia di chilometri lontano, nella nobile Toscana. Un’attenzione, a ben vedere, desta anche in tempi più recenti: da un paio d’anni a questa parte il borgo etneo è infatti culla di Situ, festival d’arte contemporanea fondato dall’artista Nicola Tineo e organizzato dall’associazione meneghina Zona Blu. Nell’ultima edizione, che si è svolta dal 27 al 29 Agosto 2021, una dozzina di chiese e spazi pubblici sono stati affidati ad altrettanti apostoli – volevo dire artisti – chiamati a diffondere il verbo dell’arte mediante installazioni site-specific, talk, video proiezioni, live performace, Dj set, laboratori di arte terapia e di musica, e chi più ne ha più ne metta. Gli interventi degli artisti andavano dalle pietre vulcaniche locali fotosensibilizzate con la tecnica del cianotipo di Lidia Bianchi alle sculture di carta di Caterina Dondi ai tubi di Zhenru Liang che si innalzano in volute e si attorcigliano in nodi visualizzando l’elevarsi e lo sprofondare del cammino di un’anima. C’è stato poi chi, come Tsamani Tovar Niño, ha messo in dialogo nella sua performance Militello e la nativa Colombia attraverso il recupero di ritualità che includono celebrazione e sacrificio. Tutti, i performer come gli autori delle installazioni, hanno interrogato gli spazi cittadini alla luce di tematiche contemporanee, esplorando la dimensione storica e interagendo col tessuto sociale dell’entroterra siciliano. Seguono le risposte degli organizzatori dell’evento a tre sintetici quesiti. 

Qual è stato l’aspettò più complesso dell’organizzazione di Situ?

Uno degli aspetti più complessi ha riguardato in primis l’incontro con il territorio. 

Militello Val di Catania è un paese dell’entroterra siculo di circa seimila abitanti. 

Negli ultimi decenni i giovani stanno progressivamente lasciando la propria casa per raggiungere le grandi città auspicando condizioni di vita migliori e desiderosi di accedere a servizi come scuole, università e fruire di una vasta offerta culturale. Ci teniamo a sottolineare questo aspetto poiché crediamo sia di fondamentale importanza innanzitutto inquadrare il contesto in cui ha preso vita il festival.

Così come in molti paesi dell’entroterra del sud, a Militello manca quel cambio generazionale composto dalla fascia di età 19-30 anni che apporta innovazione e amplia le conoscenze delle ultime tendenze; di conseguenza non tutti gli abitanti sono “educati” ai diversi linguaggi artistici, in particolare quello dell’arte contemporanea, che come sappiamo, è colma di concettualismi e alle volte richiede uno studio e una lettura che va al di là dell’aspetto estetico, oltre l’opera stessa. 

Inizialmente, una volta arrivati a Militello, c’è stata la sensazione di essere percepiti come “estranei”; successivamente si è innescato un processo molto interessante, ovvero quello di aver fatto scaturire la curiosità dei cittadini, i quali si sono dimostrati interessati agli “stranieri” che incontravano tra le vie del paese, nelle piazze e nei negozi. I cittadini e gli artisti hanno interagito e scambiato storie di vita attraverso momenti di incontro mirati, come le attività collaterali della residenza e i laboratori di arte terapia condotti da Viola Lo Monaco e Maria Vittoria Carazzone insieme all’associazione locale Macchia e ai suoi soci; inoltre, molti degli artisti hanno creato connessioni e rapporti umani con gli abitati, i quali si sono appassionati ai progetti realizzati dalle/dagli artist*, collaborando e sostenendoli attivamente nella ricerca dei materiali del luogo da poter utilizzare e quelli più adatti alle singole opere. 

Si è generato uno scambio generazionale di saperi, tradizioni e culture, che in questo periodo spoglio di qualsiasi fervore culturale e umano dettato dalla pandemia, è stato e continua ad essere uno degli obiettivi principali del nostro progetto.

E il più gratificante?

Il risultato estetico è stato entusiasmante! Non ci aspettavamo che gli artisti potessero rendere quei luoghi, attraverso ciascun intervento, ancor più belli e poetici di quanto già non fossero. Le opere erano circondate da una connotazione quasi sacrale, in sintonia con il luogo in cui erano inserite. 

Uno degli aspetti più interessanti è stato quello di riuscire a programmare la residenza all’interno di spazi sacri usualmente deputati al culto e chiusi al pubblico durante l’anno, se non per determinate funzioni legate a particolari ricorrenze religiose.

Ciò ha determinato una commistione di linguaggi che hanno originato un dialogo tra antico e contemporaneo contaminato da nuove espressioni artistiche. I residenti del luogo hanno avuto l’opportunità di rinnovare lo sguardo verso quei luoghi che fanno parte del proprio bagaglio storico e culturale e di aprirsi a nuove possibilità di interpretazione e modalità di fruizione dell’arte, oltre le classiche modalità espositive. 

Un aspetto gratificante in merito all’organizzazione di Zona Blu è stato quello di creare varchi di comunicazione capaci di dialogare con un’amministrazione a tratti lenta e diffidente, quale quella di un piccolo centro dell’entroterra che usualmente non si occupa di arte contemporanea.

Uno dei nostri obiettivi è stato incrementare il flusso turistico incidendo positivamente sull’impatto economico del paese, incentivando la produttività delle piccole attività locali, promuovendo un sistema di autorganizzazione dal basso che fosse tale da favorire un processo di empowerment economico e sociale.

Nonostante le difficoltà del caso, il team di Zona Blu è grato di essere riuscito ad accentrare le energie in diversi ambiti attraendo a sé collaborazioni proficue, non solo con le realtà e personalità di rilevanza nella sfera culturale e artistica contemporanea, che hanno apportato un contributo prezioso alla realizzazione del festival, come Sky Arte che ci ha concesso la video proiezione del docufilm Le fotografe di Roselena Ramistella, l’antropologo Franco La Cecla, il collettivo di artisti Parasite 2.0 o Nèon Teatro, ma anche con giovani realtà del territorio come la start up catanese Ustep, il collettivo curatoriale Presa Multipla e l’associazione Plastic free di Caltagirone.

Un altro grande traguardo per noi è stata la creazione di un ponte di comunicazione, relazione e confronto tra giovani artisti emergenti che, fondendosi con la realtà del luogo, sono riusciti a comunicare un’esigenza attraverso i giorni di residenza e con la restituzione delle opere finali. 

Avete già deciso il tema e i luoghi della prossima edizione?

Per quanto riguarda il futuro del festival, il team sta lavorando alla prossima edizione definendo la tematica, legata al concetto cardine site-specific, e i luoghi, avendo ricevuto, con sorpresa, proposte provenienti da altre località. Per tutte le novità vi suggeriamo di seguire i nostri canali per rimanere aggiornati e scoprire la prossima tappa di Situ Festival!