foto @Giorgio Sacher

Imagine the Land Project: “Tocca la terra”

Tocca la terra è l’ultima installazione artistica ambientale e partecipatoria di Imagine the Land Project, creata in collaborazione con i visitatori tra il 22 e il 31 ottobre 2019 presso il MACRO di Roma.

Il duo, composto dalle artiste Karma Barnes (Nuova Zelanda/Australia) e Ekarasa Doblanovic (Croazia/Nuova Zelanda), è solito lavorare attraverso pratiche artistiche partecipative ideate con lo scopo di costruire relazioni tra persone, arte e natura grazie dando luogo a installazioni site specific non permanenti create con pigmenti di terre e sabbie ottenuti dalla terra del luogo in cui operano. In più di dieci anni le artiste hanno lavorato con migliaia di persone di tutte le età nella creazione di opere d’arte collaborative ed ecologiche nell’ambito di programmi impegnati nel sociale e nella tutela dell’ambiente.

Per il progetto Tocca la terra hanno utilizzato terre italiane raccolte a mano da Barnes e Doblanovic nei territori di Roma e della Toscana per poi polverizzarle e trasformarle in pigmenti per produrre un’istallazione lunga 15 metri che ha riempito una delle sale del MACRO. Nel periodo di apertura della mostra i visitatori sono stati invitati a realizzare piccoli recipienti in creta e a colorarli con i pigmenti che sono stati successivamente inseriti nell’installazione, a cui i visitatori hanno potuto accedere percorrendo a piedi nudi un sentiero in terriccio. In questo modo, il concetto di corpo come agente nell’esperienza performativa e affettiva ha portato i partecipanti a immergersi nelle poetiche di materialità e trascendenza e nelle ontologie condivise di una comunità creativa. Mentre veniva disegnata da Barnes e Doblanovic, la grande composizione si è espansa in modo regolare e sistematico a partire da un’unica striscia del colore della terra, fino a includere più strisce colorate all’interno di un centro bianco di forma ellittica. Gli ovali concentrici nelle varie sfumature di marrone della terra hanno fatto sì che il centro catalizzasse gli sguardi, raggiungendo un risultato straordinario. A cominciare dalla polvere di marmo rosa, per poi passare all’ocra gialla e all’argilla rossa e arrivare al suolo di superficie nel marrone più profondo, la presenza di infinite ere pedologiche è stata trasmessa dal colore, dalle consistenze e dal ritmo, sospeso tra la materialità del tangibile e l’astratto del vuoto. I tanti recipienti lavorati con delicatezza punteggiavano l’installazione come stelle e pianeti sparsi in un universo infinito, rafforzando la sensazione di trovarsi in un altro mondo.

Tuttavia, la semplicità materiale di Tocca la terra si è rivelata più vicina alla nostra vita reale, quotidiana, in un’analisi simultanea della dimensione cosmica e umana, e di come quest’ultima si rapporta alla prima. Il fascino del suolo è riuscito a trasportare una visitatrice oltre la materialità terrestre: «ho provato una bellissima sensazione di essere in connessione con la potenza della Natura, la forza stessa dell’arte che trascende un luogo artificiale (il museo) per connettere alla dimensione più sottile della bellezza.», sensazione descritta in un email inviate alle artiste da una visitatrice. Dopo 10 giorni il prodotto dello sforzo di molti è stato distrutto per sottolineare la transitorietà della vita e la fragilità della Natura. Mettendo in luce la relazione dell’uomo con il mondo naturale attraverso un’esperienza tattile, sensoriale e concettuale, Tocca la terra ha ricordato ai partecipanti che il loro rapporto con una cosa tanto semplice come il suolo è ciò che li tiene (letteralmente) con i piedi per terra.

Imagine the Land Project è ambasciatore del progetto Terzo Paradiso/Rebirth Day, guidato dal celebre artista italiano Michelangelo Pistoletto e dalla fondazione Cittadellarte. In quanto ambasciatrici di Terzo Paradiso, le artiste di Imagine the Land Project hanno fatto parte di un comitato per la definizione e l’implementazione di azioni concrete per uno sviluppo sostenibile, in linea con l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU. Il comitato era aperto a organizzazioni il cui lavoro si basa sul desiderio di agire in modo diretto e responsabile.