Veduta della mostra Omar Galliani. Diacronica. Il tempo sospeso, Palazzo Reale, Milano, 2023, Ph. Luca Trascinelli

Il viaggio emozionale di Omar Galliani tra le sale di Palazzo Reale     

Il 12 luglio si è inaugurata a Palazzo Reale di Milano la mostra monografica Omar Galliani. Diacronica. Il tempo sospeso che, con oltre cento opere dalla bellezza stravolgente, illustra la carriera artistica del grande maestro del disegno.

«L’esposizione» racconta Vera Agosti, curatrice della mostra insieme a Flavio Caroli, «rappresenta una sorta di bilancio per Omar Galliani, il bilancio della sua carriera, della sua produzione artistica, della sua poetica, della sua esistenza». Per far questo, l’artista ripercorre le fasi della sua vita costellata di traguardi, incontri, momenti di gioia e di dolore.         
Omar Galliani. Diacronica. Il tempo sospeso offre la possibilità di immergersi nel percorso creativo dell’artista emiliano, di esplorare le sue sensazioni più intime e di scoprire i misteriosi messaggi che si celano dentro ogni tavola: la mostra non si articola in maniera cronologica, ma, in linea con il titolo Diacronica, si configura come un viaggio emozionale, dove ogni opera esposta si presenta come frammento significativo di tale esperienza.    

L’esposizione – che comprende oltre cento opere, distribuite per associazioni tematiche in dieci sale del piano nobile di Palazzo Reale – si apre con una riflessione sul confronto tra il disegno di ieri e quello di oggi: “Dalla bocca e dal collo del foglio” e “Principium individuationis”, opere degli anni Settanta caratterizzate da un forte approccio concettuale, intrattengono un dialogo con “Baci rubati. Covid-19”, installazione realizzata durante il periodo del lockdown.        
Si prosegue con una sala dedicata all’anatomia: teschi, casse toraciche e vertebre risuonano nei cicli di piccolo formato “Notturno” e “Omar Roma Amor”, proponendosi come raffinati memento mori.  “Prometeo”, “Cassiopea” e “Orione”, invece, sono monumentali frammenti scheletrici che, sospesi nel buio, raccontano della relazione tra l’uomo e l’universo. La notte infinita che ritorna in “NGC 7419”, opera particolarmente sentita dall’artista, in quanto nasce dal sogno ricorrente del numero “7419”, a seguito della perdita del figlio Massimiliano, artista e disegnatore. Le cifre corrispondono a un ammasso aperto a forma di matita nella costellazione di Cefeo: sono astri celesti che brillano tra vorticose tracce di grafite, testimoni di connessioni e legami indissolubili. Al contrario di queste grandi cosmogonie avvolte nel nero, le tavole su cui dimorano le “Nuove anatomie” sono grezze, algide, sporcate da segni rosso sangue che, pulsanti di vita, suggeriscono la possibilità di una mutazione genetica, presente e futura, causata dall’aria che respiriamo e delle sostanze che ingeriamo. Al centro della sala l’acciaio scintillante dell’opera inedita “Traiettorie dell’Essere”, rara incursione dell’artista nel campo della scultura. 


Per Omar Galliani il disegno è monumentalità, non ha limiti e si estende su superfici di quattro metri per quattro, come nel caso di “Respiro”, un’enorme gabbia toracica sospesa nell’universo. Nel dittico “Nuovi fiori nuovi santi”, invece, due imponenti cuori, uno rosso e uno nero, sono circondati da aureole. L’iconografia sacra viene reinventata anche nel ciclo “Nuovi santi”, acuto punto di vista sulla società del nostro tempo. Figure, adorne da aureole e rosari e provenienti dalle riviste di moda, si rivelano icone della nostra epoca, caratterizzata da un’idolatria per l’involucro e per il mondo del consumo. Stesse tematiche sono riscontrabili nell’opera “Denti”, in prestito dal CIAC di Foligno: il profilo di santa Apollonia è circondato da una pioggia di denti fuligginosi, reliquie simbolo del doloroso supplizio. In sala è presente anche “Floralia”, ispirata ai giochi romani in onore della dea protettrice della fioritura, e “De rerum natura” – immagine guida dell’esposizione –, malinconica fanciulla che, tra le ombre di uno stormo di colibrì, rappresenta la connessione tra il mondo fisico e quello spirituale.  

Veduta della mostra Omar Galliani. Diacronica. Il tempo sospeso, Palazzo Reale, Milano, 2023, Ph. Luca Trascinelli
Veduta della mostra Omar Galliani. Diacronica. Il tempo sospeso, Palazzo Reale, Milano, 2023, Ph. Luca Trascinelli


Il percorso prosegue con una serie di opere che esplorano il doppio: per Galliani non è solo la raffigurazione a volersi raddoppiare, ma il disegno che, senza mai essere completamente identico a se stesso, si moltiplica attraverso il contatto. Da quest’idea nasce l’enorme tavola “Omar Roma Amor”, il dittico “Nuove anatomie” e il trittico in prestito da Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo, “Rosso cadmio per Caravaggio”, ispirato a “Il martirio di sant’Orsola”, ultima tela dipinta da Caravaggio.  
Nonostante la scelta radicale e audace del disegno, Omar Galliani dedica una sala alla pittura a olio, tecnica utilizzata negli anni Ottanta, a cui ritorna in inverno, con la creazione di una grande tela caratterizzata dall’incantevole presenza della neve. “La prima neve”, “29 novembre la prima neve”, “Bianco titanio” e “Velden, Worthersee Lak” sono imponenti opere ispirate ai paesaggi padani innevati e caratterizzate dall’uso predominante del bianco e del nero, proprio come nel disegno. È presente anche “Paesaggio dei miei veleni”, una veduta enigmatica dipinta nel 1986, carica di mistero, che nasce da un viaggio a Velden, città austriaca che si affaccia sulle sponde del lago Worthersee, tanto caro a Gustav Mahler. 


In apposito spazio riservato all’Oriente sono esposti due imponenti trittici: “Breve storia del tempo”, presentato alla prima Biennale Internazionale di Pechino, e “La principessa Lyu Ji nel suo quindicesimo anno di età”, opera ispirata da un’antica leggenda di cui Galliani è venuto a conoscenza nella città di Xi’an durante la mostra itinerante “Disegno italiano/China Tour”. 
L’esposizione continua con opere che celebrano il sacro, nonostante la sacralità della vita, dell’amore e del dolore si manifestano in ogni creazione di Omar Galliani. In “Soltanto rose”, una miriade di rose di grafite, simbolo mariano per eccellenza, si uniscono a formare una croce, contrapponendosi al rosso, al dolore, alla ferita insanabile della crocifissione. Sulle pareti si dispongono “Perle”, un ciclo di piccoli disegni realizzati a carboncino nel 1991 che anticipano stilisticamente opere come “Roseto” e “In cuore”.
Le ultime sale ripercorrono gli anni Ottanta e gli incontri fondamentali di Galliani con Flavio Caroli, Maurizio Calvesi e Italo Tomassoni. Le opere presenti testimoniano questo significativo periodo della carriera dell’artista e comprendono le prime partecipazioni alle Biennali Internazionali d’Arte e a mostre di notevole importanza. “Pescatore di perle” è stata esposta nel 1980 a “Nuova immagine” in occasione della XVI Triennale di Milano e nel 1981 alla Biennale di Tokyo; “L’esitazione di Pan e Apollo” e “Cavalieri d’Ellissi” alla XLI Biennale di Venezia, nella sezione “Arte allo specchio”; l’opera “Attraverso” partecipa alla XLII Biennale di Venezia, nella sezione “Arte e Alchimia”. Alla Biennale di San Paolo del Brasile del 1981, invece, Galliani espone “Tra le tue fauci”, una tela grezza sommersa da un’ondata di tempera, mentre, nel 1982 presenta “Le tue macchie nei miei occhi” alla Biennale di Venezia e quella di Parigi. 
Il percorso si conclude con la più grande matita realizzata finora dall’artista, “Grande disegno italiano”, che con i suoi sei metri per cinque raggiunge le immense pale d’altare del passato. Il fascino della donna che sorge sulla tavola è dato dalla sua monumentalità, dalla luce che le accarezza il volto, dai lineamenti perfetti, da quell’enigma che si cela dietro i suoi occhi chiusi.     

Veduta della mostra Omar Galliani. Diacronica. Il tempo sospeso, Palazzo Reale, Milano, 2023, Ph. Luca Trascinelli

Omar Galliani conduce un’indagine volta a dimostrare l’autorevolezza del disegno: recuperando uno strumento protagonista della grande arte del passato, annienta la considerazione del disegno come genere minore e rende quest’antica tecnica autonoma, libera. Come un alchimista, lavora col nero e col bianco, con la nigredo e l’albedo, in un viaggio dalle tenebre alla luce, dove la luce è intrinseca nella materia bianca del pioppo, legno del territorio emiliano, ma anche nella grafite di piombo, in quanto stratificazione geologica che precede il corpo brillante del diamante. Alla luce Galliani dedica il suo ultimo trittico “Riflessi”, in parte prestato dal MART di Trento e Rovereto: una lampada accesa nel corridoio di un hotel di Mosca, un viaggio in macchina sul Lago Santo e una macchia solare presa da una fotografia della Nasa, tre paesaggi interiori raccontati attraverso sconfinate sfumature di matita.         

Un ulteriore elemento affascinante dell’inaugurazione è stata la presenza della Casa di moda Via della Spiga, sponsor della mostra che, in collaborazione con Galliani, ha creato degli abiti che sintetizzano l’unione tra arte e moda, connettendo l’eterno e il transitorio.         

Lo straordinario allestimento della mostra – progettato dall’Architetto Paola Tagliavini e realizzato da Andrea Rossi – offre una visione sintetica, ma al contempo ricca, dell’universo artistico di Omar Galliani, un universo infinito che Flavio Caroli suddivide in “universi mondi”, in grado di alimentare la fantasia dell’artista: Universo simbolico, Universo mitico, Universo psicologico, Universo erotico, Universo scientifico e Universo paesistico.       

La mostra Omar Galliani. Diacronica. Il tempo sospeso, a cura di Flavio Caroli e Vera Agosti, è promossa dal Comune di Milano-Cultura, prodotta da Palazzo Reale e Archivio Omar Galliani, e sarà aperta al pubblico gratuitamente dal 13 luglio fino al 24 settembre 2023.   
Il catalogo che accompagna la mostra è edito da “corsiero editore”.