Foto di Chiara Becattini
Foto di Chiara Becattini

Il modello abitativo di Norman Foster alla Biennale di Architettura di Venezia 2023

In esposizione alla Biennale di Venezia 2023, presso i Giardini della Marinaressa, il progetto Essential Homes, frutto della collaborazione della Norman Foster Foundation con Holcim, leader globale nelle soluzioni edilizie innovative e sostenibili. Il gruppo interdisciplinare ha proposto un nuovo modello abitativo minimo, economico, di rapida costruzione e in continua sperimentazione, per rispondere alla sempre crescente e incontrollata richiesta di un rifugio per quanti si ritrovano a vivere nella condizione di sfollati, all’interno di insediamenti temporanei che, in realtà, finiscono per trasformarsi in luoghi da abitare per interi decenni.

Fornire sicurezza, comfort e benessere a chiunque ne abbia necessità è diventato, ormai, uno dei temi di ricerca più importanti in ambito architettonico, tecnologico e non solo. “It is an experiment. It is work in progress”, afferma Norman Foster, il quale, insieme al gruppo di lavoro, ha operato lungo il confine che vede contrapporsi, da un lato, un numero considerevole di tende fragili e quasi inconsistenti e, dall’altro, le case tradizionali, comunemente abitate dagli uomini: che cosa può esistere nel mezzo? È stata, così, immaginata e resa concreta un’abitazione prefabbricata e sostenibile, fatta con materiali riciclabili, di rapida costruzione ma con un ciclo di vita decisamente più ampio, di circa 20 anni. Un progetto più simile a quello di una casa, che a un rifugio; uno spazio collettivo, che intenda cioè collaborare alla definizione di un’identità sociale unitaria, lontana dall’alienazione prodotta da un’indifferente e noncurante ripetizione di moduli abitativi.

  • Foto di Chiara Becattini
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La nuova casa minima, essenziale, è stata progettata per accogliere intere famiglie, insieme ai loro diversi modi di esperire i luoghi dell’abitare. Difatti, quello progettato dalla Norman Foster Foundation è un modello abitativo isomorfo ed estendibile illimitatamente, dotato di una massima flessibilità negli usi. Le singole case possono essere assemblate secondo diverse sequenze. Il modello costruito a grandezza naturale ed esposto ai Giardini della Biennale può esser paragonato a una sorta di igloo a pianta rettangolare, con una superficie di 36 metri quadrati, composto dalla successione di sei fasce – ulteriormente divisibili – assemblabili in loco, senza necessità di scavo. Le estremità trasversali della casa disegnano, attraverso un portico, la soglia fra interno ed esterno. La copertura presenta una struttura a forma di arco, avvolta da lastre sottili e impermeabili di cemento a basso tenore di carbonio, che proteggono a livello acustico, termico e visivo lo spazio interno della casa. A questa introversione rispetto all’esterno, si contrappongono i due prospetti minori, i quali, variamente disegnati affinché sia garantito l’ingresso della luce naturale, individuano il percorso principale dell’abitazione, che si sviluppa, come fosse un tunnel permeabile alla luce, lungo l’asse longitudinale. Tale direzionalità è sottolineata dalla presenza di quattro lucernari, che interrompono la continuità della copertura di cemento, permettendo l’ingresso della luce zenitale.

Lo spazio-tunnel, inoltre, una volta superato l’ingresso, continua all’interno, trasformandosi nel luogo principale dello stare: uno spazio passante comune, che consente il libero spostamento da una funzione all’altra della casa. In particolare, lungo i lati longitudinali del perimetro, si individuano due fasce, ciascuna contenente arredi essenziali alle esigenze domestiche, disegnate in maniera modulare e flessibile. La prima fascia accoglie un piccolo angolo living, un tavolo e cuccette per dormire, differenziandosi dalla seconda, relativa agli elementi di servizio della cucina e del bagno.

È evidente l’eco prodotto da alcune opere di Norman Foster, tra le quali il Salisbury Center Visual Arts, sebbene di scala e funzione diverse: un grande open-space, a pianta parallelepipeda, circondato lungo i lati maggiori da spazi di servizio; i due prospetti longitudinali, poi, risultano certamente meno permeabili dall’esterno, rispetto ai lati trasversali, vetrati fino in copertura. Questo tipo di approccio compositivo-tecnologico, inoltre, ricorda ampiamente il grande insegnamento lasciatoci da Jean Prouvé, il quale lavorò costantemente seguendo un approccio multidisciplinare, affiancando all’architettura e al design una ricerca tecnologica e di produzione industriale in serie.

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  • Foto di Mika Cartier

Quella dell’Essential Homes costituisce solo la prima fase di un progetto di ricerca, chiamato a evolversi ampiamente nel tempo. Tale iniziativa, sebbene si sia sviluppata per garantire un alloggio temporaneo alle persone rifugiate, ha l’intenzione di definire i caratteri principali di possibili alloggi futuri, accessibili economicamente a tutti e fattibili a livello tecnologico. Il prototipo esposto ai Giardini della Biennale, infatti, è realizzato interamente con prodotti Holcim esistenti sul mercato: si tratta di un’autentica visione esposta al futuro.

L’Essential Homes rimarrà in esposizione fino al 26 novembre 2023, insieme agli altri molteplici contributi presenti alla Biennale di Venezia di questo anno, che è giunta alla sua diciottesima edizione, proponendosi con il titolo The Laboratory of the Future – presidente Roberto Cicutto, curatrice Lesley Lokko. Laboratorio e futuro sono due parole delle quali si è troppo spesso abusato e che, invece, hanno bisogno di essere prese nuovamente in considerazione, in relazione all’autentica e insostituibile importanza che queste ricoprono in ogni ambito della nostra vita. Il progetto Essential Homes, inserendosi all’interno di questo filone di ricerca, ha saputo incarnare pienamente i due termini, mettendo in atto un laboratorio multidisciplinare in vista di un futuro, nel quale ognuno avrà la possibilità di abitare in una casa sostenibile, all’interno di spazi architettonici di qualità.