Lunedì mattina, il Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede ha annunciato la partecipazione del Padiglione della Santa Sede alla 60° Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia attraverso un inedito progetto incentrato sui diritti umani e sulla figura degli ultimi ovvero su temi molto cari al Pontificato di Papa Francesco.
Il luogo prescelto per accogliere il Padiglione – supportato, per questa e per le prossime due edizioni, dal main partner di Intesa Sanpaolo che ha scelto di sostenere il Dicastero per la Cultura e l’Educazione in questo percorso artistico e umano – è la Casa di detenzione femminile della Giudecca che sarà, per la prima volta nella storia della Biennale, visitato dal Papa il prossimo 28 aprile.
Il titolo del progetto “Con i miei occhi”, emblematico e perno fondamentale su cui ruota la mostra allestita attraverso un’installazione fisica e concettuale elaborata dai molti artisti chiamati a rappresentare la Santa Sede, è un tentativo di spronare l’individuo-spettatore invitandolo ad andare oltre la tragica realtà col fine di vivere un’esperienza unica e personale esercitando il suo sguardo interiore e spirituale. Uno sguardo che vuole andare oltre la realtà perché, come afferma sua Eminenza il Cardinal José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede e Commissario del Padiglione, «[…] non è certo un caso che il titolo del Padiglione della Santa Sede voglia focalizzarci sulla drammaticità delle rappresentazioni dello sguardo; ma non uno sguardo metaforico, distaccato dalla realtà, comodamente protetto da quell’anonimo voyeurismo che la contemporaneità ha globalizzato. Il titolo Con i miei occhi contiene in sé qualcosa di disruttivo e profetico, propone un passo in una direzione culturale diversa, interpellando questo nostro tempo in cui la visione umana è sempre più differita e meno diretta, catturata dall’ artificio degli schermi e dall’esplosione dei dispositivi digitali. Sapremo ancora cos’è ‘vedere con i nostri occhi’?»
Il titolo è tratto da un frammento di poesia che riprende un antico testo sacro (i versetti 42.5 del Libro di Giobbe “I miei occhi ti hanno veduto”) e dalla poesia di Shakespeare “Non ti amo con i miei occhi” (Sonetto 141). L’intreccio di questi versi e le suggestioni da essi evocate hanno originato questi lemmi che vogliono affermare come il vedere sia sinonimo di toccare con lo sguardo, di abbracciare con l’occhio, di far dialogare la vista e la percezione.
A curare il significativo progetto saranno Chiara Parisi e Bruno Racine: i curatori – chiamati dal cardinale José Tolentino de Mendonça,– hanno fin da subito sposato l’idea fondante la cui forza risiede, come afferma la Parisi, nella volontà di immettere «In un angolo sorprendente del mondo, artisti e detenute che uniscono le forze espressive in un’insolita collaborazione, la realtà penitenziaria e l’illimitata espressione artistica si incontrano e si seducono: questo è il cuore del Padiglione della Santa Sede alla Biennale Arte 2024, un progetto con un’incredibile narrazione visiva. “Con i miei occhi” ci invita a esplorare le storie e i desideri di chi vive dentro il carcere attraverso progetti, workshop, opere, poesie, e spazi vitali come palestre e giardini.» Parisi prosegue svelando la mostra che osserveremo e che è da lei definita come «un dinamico intreccio di relazioni che si sono evolute nel tempo, in un ambiente dove l’essere osservato o giudicato non devono entrare e che riflette ciò che desideriamo per noi stessi, ovunque ci troviamo. Il percorso attraverso il Padiglione, senza telefoni e senza documenti, permetterà alle detenute di guidarvi ‘con i loro occhi’, rivelando come bellezza e speranza siano tessute nella vita quotidiana e come la necessità della libertà persista nella complessità e nella criticità della vita.»
Mentre Racine ci rivela che «La peculiarità della Santa Sede, uno Stato singolare, privo di una scena artistica nazionale, ci ha spinto a sperimentare una formula nuova. La Casa di reclusione femminile della Giudecca è stata la risposta. La scelta del luogo, dunque, è un manifesto, uno statement. Artisti di varie origini e senza distinzioni di fede si uniscono in questo luogo per testimoniare un messaggio universale di inclusione, collaborando strettamente con le detenute e arricchendo il progetto con il loro lavoro artistico e relazionale. Il visitatore è invitato a immergersi in questa esperienza poetica intensa, privato dei suoi dispositivi digitali e guidato da detenute formate, affrontando così un viaggio che sfida preconcetti e apre nuove prospettive sull’arte come mezzo di espressione e connessione umana. Anche se è vietato scattare fotografie, confidiamo che questa esperienza possa rimanere nella memoria del visitatore…con i suoi occhi»
Dichiarate alcune anticipazioni i curatori internazionali hanno rivelato gli artisti da loro selezionati ed invitati a partecipare: Maurizio Cattelan, Bintou Dembélé, Simone Fattal, Claire Fontaine, Sonia Gomes, Corita Kent, Marco Perego & Zoe Saldana, Claire Tabouret.
Otto artisti differenti sia per nazionalità di appartenenza sia per modalità artistica utilizzata: dal neon al video, dall’arte concettuale al riuso di materiali dalla serigrafia al tessuto. Un assemblage di artisti che, ognuno con le proprie esperienze e competenze, daranno vita ad un’inedita convivenza di una comunità artistica che sfida le convenzioni, la diversità e l’unità di vite lontane.
Il contributo di Cattelan prevederà la presenza di una grande opera esterna, sulla facciata della Cappella, che colpirà per dimensioni ed impatto emotivo. Inoltre, l’artista parteciperà al numero speciale dedicato alla Biennale di Venezia, di “L’Osservatore di Strada”, una proposta editoriale che vedrà una collaborazione diretta con le detenute, trasformandole in protagoniste attive del processo editoriale.
Fattal presentà un percorso di narrazione e riscoperta dell’io attraverso la creazione di placche di lava smaltata che diventeranno la tela su cui si intrecciare le poesie e le narrazioni delle detenute della Casa per dar vita a un dialogo visivo che accoglierà i visitatori sin dal loro ingresso nella Casa di Reclusione femminile.
Tabouret realizzerà i ritratti da bambine delle detenute e dei loro giovani affetti. Ogni ritratto è il simbolo di dignità, identità e bellezza: così l’arte diventa un mezzo di riscoperta personale, un modo per vedere sé stesse attraverso una lente diversa, celebrando la loro unicità. I ritratti, ispirati da fotografie reali fornite dalle detenute, emergono come simboli di riscoperta e riappropriazione del proprio io e saranno installati in una grande quadreria, la sala adiacente alla Cappella.
Mentre nel cortile centrale del Carcere della Giudecca, Claire Fontaine proporrà “Siamo con voi nella notte”: un invito a liberarsi dai confini simbolici e vivere liberi, anche dai pregiudizi, in dialogo con una seconda installazione luminosa, dal titolo “White Sight”. Il duo di artisti proporrà alle detenute l’esperienza del metodo Feldenkrais per sviluppare un lavoro sulla consapevolezza attraverso il movimento.
La coreografa e danzatrice Dembélé creerà un’apposita coreografia energetica e vibrante, composta per le detenute e con la loro partecipazione, dando vita a una rappresentazione performativa che celebri la resistenza e l’indipendenza: storie di liberazione per sostenere la forza femminile, storie di divieto in cui le donne non possono esprimersi.
La Gomes presenterà l’installazione Sinfonia, composta da sculture sospese col fine di creare un gioco di equilibri tra i balconcini teatrali e i confessionali della Cappella interna al Carcere, definendo un ponte simbolico che connette l’originaria funzione del luogo, il convento barocco per le “riconvertite”, con la vita attuale della Casa di reclusione e le storie di donne da tutto il mondo. L’esperienza sarà arricchita da un’installazione sonora che contribuirà a creare un ambiente ancora più coinvolgente.
Nello spazio della Caffetteria, le opere della suora Kent – artista storica, attivista, pacifista e icona della pop art – saranno veicoli per diffondere un messaggio artistico che unisce estetica e missione sociale.
Infine, la collaborazione tra l’artista e regista Perego e la star del cinema americano Saldana darà luogo ad un cortometraggio girato nel cuore della Casa di reclusione femminile Venezia-Giudecca con l’obiettivo di immergere lo spettatore in un viaggio introspettivo, alla ricerca del significato più profondo della libertà. La straordinaria e intensa partecipazione delle detenute, in veste di attrici, renderà la produzione un evento speciale, un’esperienza umana unica e trascendente. Il film sarà presentato nella sala delle visite per le detenute.
Corita Kent, life-new life, 1966, serigraph, courtesy of Corita Art Center, Los
Angeles, corita.org
Corita Kent, e eye love from the circus alphabet series, 1966, serigraph. Image
courtesy of Corita Art Center, Los Angeles, corita.org
Corita in her apartment, c. 1970. Image courtesy of Corita Art Center, Los Angeles,
corita
Il catalogo del Padiglione sarà, invece, disegnato da Irma Boom e verrà pubblicato dall’editore Marsilio. Delineata come un’ulteriore opera nel progetto curatoriale, la pubblicazione raccoglierà la descrizione del prima e del poi fino alla presentazione della visita che Papa Francesco effettuerà al Padiglione a fine aprile.
Completano la finalità del progetto – ovvero l’idea di condivisione, allineata con l’urgenza del dialogo poliedrico proposto dal Papa – appositi workshop, installazioni ma vi saranno anche momenti dedicati alla danza, al cinema, alla performance alla pittura. Il progetto sarà, infine, arricchito da incontri con curatori e artisti che, animati da Hans Ulrich Obrist, intreccerà voci e storie.
Le visite al Padiglione, su prenotazione (piattaforma online gestita da Coopculture), saranno effettuate dalle detenute-conferenziere che sfideranno sia il desiderio di voyeurismo e di giudizio verso artisti e detenute col fine di sbriciolare i confini tra osservatore e osservato, giudicante e giudicato: un modo per far riflettere sulle strutture di potere esistenti sia nel mondo dell’arte che nelle stesse istituzioni.
Partner Istituzionale del progetto e padrone di casa sarà il Ministero della Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, mentre l’allestimento del Padiglione e la sua produzione sono stati affidati allo studio COR arquitectos e Flavia Chiavaroli.
Photo credit: Lorenzo Sisti, 2024
Photo credit: Lorenzo Sisti, 2024
Padiglione della Santa Sede alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia
Casa di reclusione femminile di Venezia-Giudecca
Titolo: Con i miei occhi
Commissario: Sua Eminenza Cardinal José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede
Curatori: Chiara Parisi e Bruno Racine
Conversazioni: Hans Ulrich Obrist
Partecipanti: Maurizio Cattelan, Bintou Dembélé, Simone Fattal, Claire Fontaine, Sonia Gomes, Corita Kent, Marco Perego & Zoe Saldana, Claire Tabouret
Progetto di allestimento: COR arquitectos e Flavia Chiavaroli
Produzione: COR arquitectos e Flavia Chiavaroli
Organizzazione: Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede
Coordinamento: Cristiano Grisogoni
Partner Istituzionale: Ministero della Giustizia
Media Partner: Intesa Sanpaolo