H. H. Lim

H, H. Lim intervistato da Lorenzo Kamerlengo per The Hermit Purple, Luoghi remoti e arte contemporanea su Segnonline.

Parlami di un tuo maestro, o di una persona che è stata importante per la tua crescita.

Il mio vero maestro spirituale forse è stata mia madre. Mi sono accorto di ciò solo dopo la sua scomparsa. Le sue parole ancora oggi sono incise nella mia mente, lei mi ha insegnato il percorso della vita sin da quando ero un bambino incosciente e anche dopo quando sono diventato un uomo un po’ più cosciente di intendere e di volere. Lei ha anche influenzato il mio lavoro come idea del soggetto con la sua semplice filosofia da casalinga. E poi naturalmente l’Italia, non come paese, ma per la sua storia. Io la considero un maestro fondamentale per la mia crescita, perché ho studiato all’Accademia di Roma dove ho conosciuto l’immensità dell’arte universale e lo straordinario ventaglio dei capolavori, dalla A alla Z, quella inimmaginabile storia dell’arte di ogni epoca ancora unica per la conservazione perfetta dei monumenti, la straordinaria bellezza delle architetture, i paesaggi magici, poi la musica, la cucina, la scienza, l’automobile, il design, la moda e così via. Un’ infinita bellezza. Ci vorrebbero tre vite per conoscere solo l’1% del suo segreto e insegnamento. Dato che il mio lavoro è molto legato alla vita, mi sento completamente ipnotizzato della magia dell’Italia. Naturalmente anche tutti i miei compagni di strada sono miei maestri.

Quali sono secondo te il tuo lavoro/mostra migliore ed il tuo lavoro/mostra peggiore? E perché?

Difficile scrivere in due parole qual è il mio lavoro più interessante, dipende dal periodo. Posso dire che specialmente in questa situazione che stiamo vivendo e che per via della  pandemia del corona virus ci costringe tutti a casa, mi è capitato spesso di pensare alla mostra che avevo presentato alla Fondazione Pastificio Cerere nel 2007, Due passi avanti e uno indietro, titolochesi riferisce al percorso da casa allo studio, disegnato in delle tavole in modo molto dettagliato nei particolari del paesaggio. Invece la mostra peggiore è stata quando ho ceduto alla moda dell’arte, meglio dimenticare.

Se ti ritrovassi su un’isola deserta, proseguiresti la tua ricerca artistica? Se sì, in che modo?

Non mi piace pensare ad un’isola deserta, ho avuto molta esperienza triste in solitudine, io e me stesso. Non funziona per quanto mi riguarda, penso che l’arte abbia bisogno di comunicazione, condivisione anche con una sola una persona, altrimenti non puoi esistere.

In che modo sta influendo l’isolamento di questo periodo su di te?

Come un pesce nell’acquario, sopravvivere senza tanta fantasia.