Mattia Barbieri

Eterno85 di Mattia Barbieri

Mattia Barbieri (classe 1985) espone nello spazio digitale di Virginia Bianchi Gallery, l’ultima serie dal titolo Eterno 85, realizzata tra il 2019 ed il 2020.

Non è la solita riproduzione dello spazio di un white cube o un catalogo di opere, Eterno 85 è una immersione totale negli sfondi romantici e deserti dipinti da Mattia Barbieri, che fanno il verso alla pittura Quattro-Cinquecentesca di area lombardo-veneta.

Alice Ioffrida: Le tue opere si inseriscono all’interno di scenari sognanti, un po’ metafisici un po’ tradizionali. Non vengono percepite immediatamente come dipinti ad olio, in quanto la padronanza della tecnica e la ricerca formale possono trarci in inganno e farli apparire come creazioni digitali. La percezione illusionistica è il fine ultimo della tua poetica o è la conseguenza di un altro tipo di ricerca?

Mattia Barbieri: La mia ricerca è volta a trovare un’armonia finale all’interno dei miei paesaggi. Anche se ci sono aspetti che derivano dagli insegnamenti ricevuti durante la mia formazione accademica o la mia provenienza geografica – sono nato a Brescia – , per me sono come elementi acquisiti per dipingere la pittura stessa. Utilizzo il paesaggio come genere pittorico per antonomasia ma è come se fosse un mezzo, un pretesto per articolare la pittura che per me è un’alternativa al linguaggio verbale, utilizzo elementi della tradizione come parole per veicolare un messaggio. Posso usare tali vocaboli e grammatica ogni volta in modo diverso. Per cui, nella mia ottica, un paesaggio che rappresenta la tradizione antica della pittura è sullo stesso piano e convive nello stesso spazio pittorico di un segno digitale, tutto in modo uniforme.

AI: Nella tua serie il paesaggio sullo sfondo fa da cornice ai volti in primo piano. Sono profili dalla fisionomia appena accennata, ma ciascuno dalla caratterizzazione ogni volta diversa. Cosa comunicano queste teste sospese nei tuoi cieli immaginifici?

MB: Ciò che ho rappresentato sono dei ritratti di divinità, teofanie. Ho scelto la figura di profilo perché l’ispirazione proviene dalla divinità romana di Giano, incaricata di aprire e chiudere le epoche, anche detto Giano Bifronte in quanto dotato di due volti: con uno sguardo guarda al passato e con l’altro al futuro, per identificarsi poi in un volto centrale che è il momento presente. Ne miei dipinti tutti i volti sono direzionati a destra, ovvero, guardano al futuro. Sono concepiti come se fossero icone sacre per cui, questi profili, aleggiano sopra dei paesaggi che sono la rappresentazione del mondo.

In molti è presente un’architettura attorno, che può essere una nicchia, un cambio tonale della porzione di cielo, come fossero architetture celesti, porte d’accesso ad un mondo superiore.

AI: Possiamo identificarle come autoritratti dell’artista/creatore dell’opera?

MB: No, io non mi ritengo superiore e non ritengo esista un’identità superiore. Credo che Dio sia dentro ognuno di noi e qui, semplicemente, presenzia sul mondo.

AI: Trovo interessante, oltre alla ricerca formale ed iconografica, anche l’impostazione grafica dell’esposizione, nella quale il cursore si trasforma in una delle sfere che ricorrono in ogni quadro. Una di queste, proprio in cima alla pagina web, porta all’intervista a cura di Alberto Ceresoli e Carmela Cosco, focalizzata sul tuo lavoro in generale e sulla mostra. Che funzione hanno questi elementi fluttuanti?

MB: Le sfere che propongo nei miei quadri sono un elemento tridimensionale che mi serve per esplicitare la bidimensionalità del dipinto. Le sfere sono messe lì a galleggiare davanti alla superficie del dipinto sono dotate di un’ombra che si adatta perfettamente alla bidimensionalità della pittura. In questa serie, in particolare, appaiono delle sfere che fanno diventare il cielo una superficie, un panneggio. Un’ombra non potrebbe proiettarsi sul cielo, quindi implicitamente la pallina che fluttua davanti, esplicita il fatto che lo sfondo, sia dipinto. Tutta la profondità dello spazio pittorico costruita in precedenza, viene annullata dalla presenza di questi elementi.

In alcuni casi, come per Furyo, Deon1930, Pegaso, Salvatormundi, Simon Mago, ecc… le sfere si collocano andando a definire l’occhio di questi profili, come fossero state bloccate in quel momento, rendendo ancora più reale l’identità della divinità.

AI: Tu vivi tra Milano e New York ma a causa della pandemia sei bloccato in Italia, al momento. Quali sono i progetti che ti attendono nel futuro prossimo, ovviamente rimandati a data da destinarsi?

MB: A causa della situazione attuale i miei prossimi progetti si svolgeranno per lo più in Italia, come la mostra a Palazzo Martinengo a Brescia, organizzata dal Premio Nocivelli dal quale mi è stata assegnata la Coppa Nocivelli, oppure la mostra alla Fondazione del Monte sul Disegno Italiano e un intervento negli spazi di Superstudiolo a Bergamo.

La mostra è online sul sito: https://virginiabianchi.com/exhibitions/003-mattia-barbieri/