La facciata della galleria di San Francisco © M-PROJECTS. Courtesy of Gagosian Gallery.

L’impero di Larry Gagosian scricchiola?

La gloriosa carriera e le attuali difficoltà del re dei galleristi

Il 2020 è stato l’anno delle chiusure. Il mondo dell’arte, insieme a settori come il turismo o la ristorazione, è stato letteralmente travolto da una crisi finanziaria che avrà gravi ripercussioni. Gallerie, musei e case d’aste hanno dovuto interrompere la propria attività espositiva e di vendita. Dopo che giganti del mercato dell’arte come Marian Goodman e David Zwirner si sono visti costretti a chiudere i propri spazi o a licenziare in massa i propri dipendenti, è purtroppo arrivato il turno di Larry Gagosian. Il più influente mercante d’arte del mondo ha inaugurato il 2021 con la chiusura dello spazio espositivo di San Francisco. La galleria era stata aperta nel 2016, anno in cui la città stava vivendo un momento fiorente dal punto di vista artistico, tecnologico e culturale. La notizia ha scosso un sistema già fragile, che deve ora far fronte alle difficoltà non solo dei piccoli operatori del settore, ma anche dei colossi dell’arte mondiale. Per comprendere l’importanza di Larry Gagosian nel panorama artistico mondiale, bisogna fare un passo indietro, alla seconda metà degli anni ’70. 

Art dealer, commerciante di arte moderna e contemporanea, Gagosian ha messo in piedi un vero e proprio impero. Dopo aver aperto la sua prima galleria nel 1978 a Los Angeles, ha l’intuizione di puntare sui giovani artisti americani del tempo, come Cindy Sherman, Jean-Michel Basquiat e David Salle. Sono gli anni dell’espressionismo astratto, della pop art, di Lichtenstein, De Kooning e dei graffiti. Le gallerie d’arte vivono un boom senza precedenti e Gagosian inizia a mettere le basi di quello che si rivelerà un progetto vincente. Entra in contatto con il mercante Leo Castelli, che lo porta a conoscere i principali collezionisti americani dell’epoca. Il rapporto tra i due è tale che, nel 1996, Gagosian terrà una retrospettiva dedicata al gallerista di origine italiana. I maggiori galleristi, artisti e critici si spostano a New York, che diventa l’epicentro del nuovo mercato dell’arte ed è per questo che il gallerista californiano, nel 1986, inaugura un secondo spazio a Manhattan, nel palazzo in cui è ubicato lo studio dell’artista della Transavanguardia Sandro Chia, sulla ventitreesima strada.

In quelli stessi anni inizia a collaborare stabilmente con collezionisti della portata di Geffen, Newhouse, Saatchi, e Ganek. Lo spazio in Madison Avenue verrà successivamente allargato nel 2008 e, per l’occasione, avrà luogo una mostra inaugurale con le opere di Bacon e Giacometti, in collaborazione con le rispettive fondazioni. Gli anni 2000 saranno fruttuosi per Gagosian, dal momento in cui numerosi artisti rappresentati dalle gallerie rivali si uniranno al dealer californiano. Tra questi: Anselm Reyle dalla Gavin Brown’s Enterprise, John Currin dalla Andrea Rosen, Mike Kelley dalla Metro Pictures, Tom Friedman dalla galleria Feature, Takashi Murakami dalla Marianne Boesky e Richard Phillips dalla Friedrich Petzel.

A oltre quarant’anni di distanza dall’inaugurazione della prima galleria, Gagosian è riuscito ad espandere il proprio business: ad oggi, nonostante la recente chiusura dello spazio espositivo di San Francisco, possiede sedici gallerie, di cui cinque a New York, tre a Londra, due a Parigi e le restanti a Basilea, Beverly Hills, Roma, Ginevra, Hong Kong e Atene (quest’ultima aperta a settembre dello scorso anno). La sua gestione oculata e mirata all’espansione costante rappresenta un unicum nel mercato artistico; la capacità di muoversi su più fronti gli ha permesso di interfacciarsi con il mondo dell’art advisory, avvicinandosi al mondo del collezionismo e rivoluzionando il rapporto con gli acquirenti. La strategia di Gagosian è incentrata sullo sviluppo del business, delle relazioni e su un uso ragionato delle nuove tecnologie al servizio delle gallerie. L’innovazione è ormai il motore della ricerca di un tradizionalista come Gagosian, che vede il digitale come la migliore opportunità non solo per vendere di più, ma per allargare il proprio giro di collezionisti. L’aumento delle vendite della galleria negli ultimi anni è stato esponenziale. All’inizio del 2020, infatti, le Gagosian Online Viewing Room sono state tra le prime OVR lanciate in vista della Frieze Art Fair di Los Angeles; dando invece uno sguardo agli ultimi anni di attività (circa dal 2017), la galleria ha aumentato le vendite del 350% solamente tra il 2017 e il 2018, mentre già l’anno precedente aveva raggiunto un aumento del 300% per merito della fruttuosa collaborazione con Artsy, Marketplace online delle opere d’arte ormai consolidato a livello globale. L’ossessione di Larry Gagosian per la crescita intercontinentale lo ha persino convinto a stringere importanti rapporti con i maggiori collezionisti russi, portando l’arte occidentale in alcune mostre temporanee. Nel 2007 si è tenuta una bellissima esposizione che presentava le opere di maestri moderni e contemporanei come Hirst, De Kooning, Koons e Picasso, presso il Barvikha Luxury Village. Quattro anni più tardi, viene organizzata a Rio De Janeiro una grande mostra in un magazzino della città, facente parte della ArtRio Fair, tra le più importanti dell’America Latina. 

Ma Gagosian è anche e soprattutto colui che ha permesso a molti artisti che oggi sono considerati di tendenza di arrivare al successo. È stato il primo a contemplare la possibilità di guadagnare tramite la vendita di opere di artisti blue-chip moderni e contemporanei. Dai giovani californiani della seconda metà degli anni ’70 ai principali esponenti dell’espressionismo astratto e del graffitismo americano, Gagosian è riuscito intercettare quelle che sarebbero state le tendenze artistiche degli anni a venire. Georg Baselitz, Joe Bradley, Rachel Feinstein, Urs Fischer, Ellen Gallagher, Katharina Grosse, Mark Grotjahn, sono solo alcuni degli artisti rappresentati dal gallerista di Los Angeles. Le collaborazioni con artisti internazionali come Damien Hirst, Anselm Kiefer e Jeff Koons, per la cui opera “Hanging Heart” spese la cifra record di ventitre milioni e mezzo di dollari, maestri del design del calibro di Frank Gehry e Mark Newson ed esponenti dell’arte povera italiana, tra cui Giuseppe Penone, testimoniano la versatilità del sistema Gagosian. Le esposizioni organizzate dalla galleria hanno messo in mostra una grande varietà di stili, tecniche e artisti, a riprova dell’infinita passione per l’arte che ha spinto Larry Gagosian alla creazione di una rete sinergica e coordinata.

Nonostante la gloriosa storia delle gallerie Gagosian, sembra che la crisi scatenata dal Covid non abbia intenzione di risparmiare neanche questo gigante dell’arte contemporanea. Sebbene l’intenzione dichiarata del gallerista sia quella di espandere l’attività a Los Angeles, l’improvvisa chiusura dello spazio di San Francisco ha messo in risalto le crepe di un sistema che continua a vacillare. Larry Gagosian riuscirà comunque nelle sue mire espansionistiche e potrà continuare a gestire le altre sedici gallerie sparse per il mondo. Quello che preoccupa è il futuro del mercato dell’arte, dei piccoli spazi, dei musei, degli artisti e delle gallerie meno blasonate dei vari Gagosian, Zwirner, Goodman, Saatchi: questi ultimi dovranno avere la capacità di attendere e di provare quantomeno a limitare i danni di una crisi profonda. In conclusione di questo capitolo dedicato alla figura di Gagosian, è doveroso ricordare la sua attività di benefattore. Musei, istituzioni culturali e progetti artistici di varia natura hanno beneficiato del supporto del re dei galleristi, che si è sempre mostrato interessato alle problematiche legate al mondo dell’arte. Un fulgido ed attuale esempio è la mostra organizzata dal mercante d’arte californiano con opere donate dagli artisti, con l’obiettivo di raccogliere fondi per il restauro della cattedrale parigina di Notre-Dame, in seguito all’incendio del 2019. Oppure le aste in collaborazione con Sotheby’s per sostenere la battaglia contro l’AIDS e l’attività filantropica del gallerista. Nell’aprile del 2020, la galleria ha invece lanciato Artist Spotlight, una piattaforma online che invitava ad esporre le proprie opere in un momento in cui la pandemia aveva iniziato a scuotere il mondo dell’arte, nell’ottica di offrire un supporto continuo ai propri artisti. 

Nel corso della sua ormai ultraquarantennale carriera di gallerista, filantropo e imprenditore, Gagosian ha ricevuto premi e riconoscimenti per il contributo apportato all’arte moderna e contemporanea. Nel 2006 è stato premiato con il Peabody Award per aver prodotto American Masters: Andy Warhol, A Documentary Film, mentre quattro anni dopo il governo francese lo ha insignito della Legion d’onore, massima onorificenza dello stato. In Italia è stato premiato con l’ Academy Medal dalla American Academy di Roma. La nomina di Forbes tra le “100 Greatest Living Business Minds”, quella al consiglio di amministrazione dell’Institute of Fine Arts di New York University, della Carnegie Hall e al comitato consultivo della casa d’aste RED non bastano a descrivere la grandezza di un uomo che è partito da una passione, quella per l’arte, per realizzare un business prima, un impero poi.