Jerry Saltz, How To Be an Artist, 2020 - foto dal profilo Twitter del critico

Diventare un artista. In sei lezioni

Artisti si nasce o si diventa? Ai lettori di Echaurren, Orphée, Sassone e Jarry Saltz l’ardua sentenza.

Giusto un mese fa ho terminato di leggere Adotta un artista e convincilo a smettere per il suo bene di Pablo Echaurren (Kellerman, 2021, euro 13.00): libro duro, sfiduciato di un uomo che ha dato tantissimo ma non ha mai ottenuto il riconoscimento dovuto. Sarà, come si è soliti dire quando i risultati latitano, che nessuno è profeta in patria. Specie se la patria è il paese di Tiziano. Non si tratta di semplice timore reverenziale: il successo dipende dal contesto più che dalla qualità. Qualora, ad esempio, Michelangelo fosse nato a Ficarazzi da una famiglia di pastori, siamo certi che il suo grande talento si sarebbe rivelato? Una cosa è fondare una rock band a Seattle, un’altra a Misterbianco. E ciò senza fermarsi sulle confraternite, le segrete alleanze che spingono al trionfo o alla rovina.

Pensate un solo istante alla Roma di Raffaello. Che cosa aveva l’urbinate più di un Lorenzo Lotto? Di sicuro il fascino. E le capacità relazionali. Sospinto da tali certezze, e dalla (tenue) speranza di smentirle, ho acquistato, a oltre un anno di distanza dalla sua pubblicazione, Come diventare un artista di Jerry Saltz (Johan e Levi, 2020, euro 20.00). L’autore, per chi non lo sapesse, è un ex camionista e artista fallito (ma sposato con Roberta Smith, critico d’arte e giornalista per il New York Times, ben addentro al mondo dell’arte americano) divenuto premio Pulitzer a furia di narrare la sua storia.

Adesso, in sei lezioni, dispensa frasi di questo tenore: “nessun giorno è sprecato”; “crea per oggi, non per domani”; “non si smette mai di imparare”. Potremmo fare a meno di tanta saggezza? Sarebbe come provare a dimagrire non mangiando, senza prendere le pillole o ingoiare un palloncino. Certo, l’autore dà pure consigli sensati, come quando suggerisce di tenersi stretti gli amici o di non aspettarsi ricchezze inusitate.
Ma non basta: in un prontuario che si rispetti, bisognerebbe specificare – lo hanno fatto, di recente, Dario Orphée La Mendola (Dentro Satana, Another Coffee Stories, 2021, euro 15.00) e Gabriele Sassone (Uccidi l’unicorno, Il Saggiatore, 2020, euro 19.00) – quali feste frequentare, quali favori sessuali elargire, a quali riti di denigrazione, volevo dire iniziazione, sottoporsi.

Come era solito commentare il vecchio Gombrich, “non sono mai esistiti tanti artisti”: dalla Transavanguardia in avanti, farsi notare è una fatica disumana. Io, nel mio piccolo, un’idea ce l’avrei. Non ascoltiamo Bonami o Luca Rossi quando ci invitano a guardarci dalle mamme o dalle nonne: teniamocele strette. Se vogliamo aver successo – diventare un artista, con buona pace di Jerry Saltz, è un’altra cosa – non c’è via più veloce che ostentare il nostro male.