Clara Hastrup. Sinfonie inaudite

Negli spazi di Matta, l’artista danese svela l’ultimo ambizioso progetto scultoreo Fishphonics: Accelerando, visitabile fino all’11 maggio.

Le prime domande sorgono spontanee appena varcata la soglia dell’anti-white cube Matta, temporaneamente situata al piano terra del Palazzo INA in Corso Sempione 33. Del resto, il trio di galleristi non è nuovo all’effetto sorpresa e ce lo riconferma anche in questa occasione. Una tenda, qualche scalino buio, lo spazio ovattato, la semioscurità che si fonde con i neon blu e il suono, apparentemente disordinato, di xilofoni e tamburelli. Le grandi finestre, oscurate da vinile specchiato, contribuiscono ad aumentare la sensazione di straniamento iniziale.

A un secondo sguardo, volendo orientarci con il suono (sic!), si dipana ai nostri piedi un groviglio di cavi e piccoli trasformatori che, collegati agli strumenti, ci rivelano la sorgente che dirige l’intera orchestra: due acquari all’interno dei quali nuotano alcuni esemplari di pesci tropicali. 

Ma come fanno dei pesci a suonare? Clara Hastrup, proseguendo una ricerca iniziata negli anni della sua formazione accademica alla Royal Academy (Fishdriver: run free, 2021) elabora un sofisticato sistema biomeccanico attraverso il quale piccoli fasci di luce penetrano nell’acqua e raggiungono sensori fotorecettori posizionati sul fondo dei due acquari che, attraversati dai pesci, reagiscono alle loro ombre attivando gli strumenti. 

Le armonie che ne nascono riflettono l’inconsapevole (o no?) stato d’animo di questi esseri viventi, dando vita ora a malinconici contrappunti, ora a vivaci rapsodie, dettati anche dalle interazioni dello spettatore con lo spazio, che rimane tuttavia elemento estraneo, randomico, rispetto al sistema, autonomo ed autosufficiente. Eppure, ad un tratto la casualità lascia spazio ad un ordine funzionale e logico quanto spietatamente ironico: lo spazio espositivo non è altro che un unico grande acquario, e allora il neon, le ombre, i suoni diventano l’habitat in cui tutti, pesci e umanisiamo immersi. L’ambiente prende il sopravvento e diventiamo tutti parte della stessa sinfonia, resa finalmente chiara e comprensibile.

Con Fishphonics: Accelerando (2024), Clara Hastrup tocca vette di sperimentazione che superano i limiti della vanità antropocentrica, perseguendo nella sua ambiziosa ricerca di dare voce a chi, come un pesce, è ritenuto incapace di emettere suoni o di utilizzare un sistema di comunicazione fonetico (sulla falsariga della precedente installazione Prickly Tunes, nella quale tenta di far suonare 400 cactus in vaso). Affidare la composizione musicale a questi animali è quindi un modo per riconsiderare le relazioni interspecifiche e riconfigurarne i legami con il mondo della natura, respingendo qualsiasi opposizione con gli elementi artificiali. Il titolo dell’installazione si riferisce al ritmo musicale che potrebbe potenzialmente aumentare qualora i pesci si moltiplicassero generandone altri nell’arco della durata dell’esposizione, come un accelerato lento.


Clara Hastrup
Fishphonics: Accelerando
Matta, Milano