Piccole ma delicate opere si stagliano sulle pareti della galleria Francesca Antonini Arte Contemporanea ove, fino al 30 gennaio 2021, è allestita “Anche Bach mi ha salvato”, quarta personale di Antonello Viola (Roma, 1966 – vive e lavora a Roma).
Gli spazi della sede romana raccolgono ben sette inediti lavori su carta giapponese ed un’installazione ambientale in vetro appositamente ideata per la sala centrale. Nell’esposizione, realizzata dopo oltre cinque anni dall’ultima, s’evince un effettivo cambiamento in termini di affinamento della tecnica, peculiarità che da sempre contraddistingue il linguaggio proprio dell’artista. Una pratica lenta e meticolosa che comporta un lungo processo ed un confronto meditativo tra il prodotto creato ed il suo autore, un rapporto che risulta manifesto nella stessa opera e che si respira già accedendo nel luogo espositivo. Caratterizzata da un fare personalissimo, la sua pittura nasce dall’incontro tra un foglio di carta giapponese di formato variabile e opportunamente squadrato da Viola per disegnarvi e aggiungervi una serie di strati di colore ad olio che, amalgamandosi, ispessiscono il supporto dando luogo ad un medium composto da queste due entità pittoriche. A ciò, successivamente, vi immette uno strato di foglia d’oro o di oro bianco o rame donando ad ogni lavoro un aspetto quasi monocromatico per poi intervenirvi eliminando, scavando meticolosamente sulla superficie-colore facendo emergere gli strati sottostanti ma svelandoli solo a tratti. L’insieme di tale operazione dà origine ad un nuovo disegno che emerge sotto gli occhi dell’artista solo dopo mesi, se non anni, dall’inizio dell’intervento. Un fare pittorico che, non casualmente, si avvicina al fare incisorio caro ad uno dei più grandi incisori del Novecento italiano: Luigi Bartolini, le cui acqueforti attraggono Viola per via della sua «capacità di usare la lastra come un foglio da disegno, di punteggiarla di immagini potenziali, di segni più assertivi accanto a scarabocchi, di movimenti della mano apparentemente incontrollati e accenni a figure che paiono generarsi da questi movimenti» come afferma Davide Ferri nel suo testo critico. Effettivamente, osservando ad una distanza ravvicinata le opere in mostra, è possibile percepire il loro spessore, il loro carattere materico che le rende corpose e che dà origine a «questi fogli di “carta colore” che hanno un corpo, un volume, un peso, perfino un suono» sempre citando Ferri.
Oltre alle dieci carte sopra descritte e disposte attraverso un andamento paratattico, è presente Ricordi Isola di Palmarola: una grande installazione costituita da quattro lastre di vetro dipinte ad olio su entrambi i lati e disposte l’una accanto all’altra col fine di sovrapporne i bordi. Il fragile supporto accoglie, anch’esso, irregolari stratificazioni di pittura con l’obiettivo ultimo di permettere al colore di fondersi con la materia vitrea, così come accade nelle opere sopra citate, bensì senza eliminarne la sua capacità riflettente: se fino a ieri era il volto dell’arista a riflettervisi, oggi tale riflessione renderà lo spettatore maggiormente coinvolto in quanto essere specchiante.
Nonostante le differenze evidenziate ciò che congiunge ancor più quest’installazione con le carte è la loro capacità di documentare ampi spazi temporali: momenti di vita vissuta giorno dopo giorno si accumulano nello stesso strato pittorico per poi riemergere a distanza tramutandosi in immagini, emozioni, atmosfere sintomatiche del vissuto passato.
“Anche Bach mi ha salvato” di Antonello Viola
Con testo di Davide Ferri
Fino al 30 gennaio 2021
Francesca Antonini Arte Contemporanea
Via di Capo Le Case, 4 – 00187 – Roma
orario: dal martedì al venerdì 12:00-19:00; sabato 10:30-13:30
ingresso su appuntamento
tel: +39 06 6791387
email: info@francescaantonini.itsito: www.francescaantonini.it