Ritratto Antonello Ghezzi. Ph. Giorgia Tronconi

Antonello Ghezzi, Terra Cielo Iperuranio

Fino al 14 gennaio, alla CAMeC di La Spezia, Terra Cielo Iperuranio la mostra del duo Antonello Ghezzi

Il blu è il colore dei miei sogni, suggeriva Joan Miró nel 1926 e il blu è, ancora oggi, quanto più ci avvicina all’altrove immaginifico, all’universo interiore della scoperta conscia. E devono pensarla più o meno allo stesso modo gli Antonello Ghezzi – duo formato da Nadia Antonello e Paolo Ghezzi – che, a giudicare dal loro ultimo progetto museale, Terra Cielo Iperuranio, nelle sale del CAMeC di La Spezia, lasciano sia un fil blue a condurre il pubblico alla scoperta delle tre dimensioni indagate attraverso l’arte, secondo un viatico ironico, sognante, giocoso, relazionale e spazio temporale di rara poesia. Una poesia che si attiva mediante l’azione del visitatore, non semplice attraversatore delle sale e freddo osservatore delle opere, quanto, piuttosto, attore perfom_Attivo nella comprensione del messaggio di ogni lavoro. Un itinerario estetico e concettuale che definisce il nostro vivere secondo una prospettiva inattesa, costellata di suggestioni e processi capaci di instaurare, in Terra, in Cielo e nell’Iperuranio, una nuova essenzialità di conoscenza errante.

Attese, speranze, inviti a guardare oltre, a scoprire dimensioni finora inviolate, ad affidarsi a sé e agli altri secondo un dialogo extra temporale sono solo alcuni degli elementi guida della mostra spezzina. Gli Antonello Ghezzi, la cui carriera è continuo incontro con il pubblico secondo dinamiche relazionali che hanno preso forma in Italia e soprattutto all’estero, si misurano oggi con il popolo museale, talvolta timoroso di entrare in contatto diretto con l’opera, in quel prezioso gioiello che è il CAMeC – nelle sapienti mani di Elisabetta Acerbi e Cristiana Maucci – Gli Antonello Ghezzi sovvertono il sistema per una interessante rivolta, con il sorriso – come quello necessario per dar vita ad un’opera – con una corsa verso la Luna, con una necessità di abbattere muri grazie a bolle di sapone, con l’entrare ufficialmente a far parte dell’Anagrafe della Via Lattea, persino con il riflettersi in due specchi alchemici, il primo, dell’800, proveniente dalla Stazione di Pistoia – courtesy Galleria Vannucci – dove L’Attesa dell’Amore è il varco di nuova visione oltre il tempo e il secondo, quello in cui una miriade di stelle ci pone dinanzi alle stelle del cielo nella notte del 27 giugno 1980 attraversato dal DC9 Itavia e in collezione del Museo per la Memoria di Ustica. E che dire dell’altana in cui ritirarsi a conversare con sé stessi o dello scrittoio specchiante da cui scrivere ed inviare lettere d’amore? Non è forse tutto questo ben più di una esposizione? Non è forse il modo più immediato e mirabile per porre ognuno di noi dinanzi alla forza del sogno di realtà? Autoritratto lo spiega bene: l’opera che ci fa osservare da lontano, molto lontano, il nostro pianeta, grazie ad un’immagine della Nasa su cui gli artisti sono intervenuti.

Il viaggio tra Terra Cielo ed Iperuranio offerto dagli Antonello Ghezzi è percorso fatto di meraviglia e coscienza, di stupore e consapevolezza, di condivisione, quesiti e risposte aperte che sono la forma della loro arte. 

Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.