Fiorente sgorga la tenue Filatrice dalle tenebre primordiali del Chaos. La docile pupilla della nera Nyx stringe seduttivamente, nel suo carezzevole bisbiglio, l’operato di Alessandro Giannì, nel suo mutevole estrinsecarsi. L’oncia di fascinazione involge i lavori del suo intero operato artistico.
Tra “i pregi dell’amore” e le “angosce e fatti inconfessati”, si muove il contemporaneo, a cui il nostro imprime un segno sempre più fluido nell’indagine citazionista dell’iconografia classica, fino ad ardire a un’abdicazione e armonizzazione con il circostante che mai pertiene il mondo visibile, bensì un pathos interiore e interconnesso all’accadimento.
Il vituperio dell’intelletto induce l’artista alla ricerca di una dimensione altra, ove dimorano corpi sciolti in un cromatismo florido e veemente, teso a un’involontaria analisi psicologica, filtrata tramite lo sguardo che intende indagare l’intimo dell’individuo, trasposto in una galassia antropica contemplativa che si dota dell’influenza della psicoanalisi, in ragione dei solleciti mutamenti dell’umanità tutta. Affiora un universo denso dello stame linfatico che con-duce la forma nell’urgenza della materia.
Se, nelle opere pittoriche, Giannì trova una stesura lineare e metodica, nei lavori scultorei emerge la sua grammatica più avvezza al rischio del frastagliarsi e distendersi in un linguaggio, memore degli influssi cambellottiani. L’asperità esistenziale spinge i corpi nella riemersione del tempo ultimo, per legarsi indissolubilmente all’implodere della tecnologia nel quotidiano. La distorsione epidermica si avvale di un filtro che lega, sincronicamente e sotto un’unica lente, l’intero percorso d’indagine del reale e trascina il ciglio in un’elegiaca trasmutazione del mistero della natura. Si evidenzia una riduzione di tematiche articolate in una formula che, seppur temperata, non reca una frugale vezzosità e accorda le parti, scandagliate con vezzo meticoloso, nel tutto. Il digitale è strumento d’intercapedine nel processo impiegato dal Nostro ed occorre precisare che, per vero, l’osservazione più matura spinge verso un terzo atto, in cui quell’iniziale sofisticata misurazione delle parti cede a un’emotività che subentra al di sotto della pellicola pittorica, per dipoi attuare un trasferimento nel moto visivo percettibile nella fruizione delle opere. Il pensiero invade connessioni spazio-temporali sine limes nello stato aprioristico del fare artistico, fino a concretizzarsi sul supporto. Figure di un “dramma di isteria intellettuale” si dissolvono in deposizioni dello sguardo.
La verità di un’epoca è “Scampata alle insidie della Frode”? Non si sa con certezza ma sicuramente – come Adorno ha dichiarato nell’analizzare la scrittura di Kafka – si può intercedere nell’affermare che si effettua un’inversione del rapporto della trama; il ribaltamento accompagna il raccontato ad avventarsi, con tutti i sensi, sul lettore. Non esiste la prerogativa della morale, fonte di un comune atarassico raffreddamento immaginativo, ma il disperdersi tra le visioni che il connubio tra l’intelligenza artificiale e umana e tra Mnemosine e Proteo può produrre in un inconscio dialogo con il presente.
Olio su tela, 200×150 cm
ph. Paolo Guerzoni
IN DIALOGO CON L’ARTISTA
L.C. Nelle opere, la pittura si condensa con il rilascio dell’influenza dei nuovi media, di Internet e della cultura digitale, per l’attuazione di un’analisi che ricade sull’umano e sulla psiche dell’individuo…
A.G. Concepisco delle immagini che vengono considerate opere d’arte, ma che prima di tutto sono l’espressione della coscienza. Per fare questo, utilizzo anche alcuni media digitali; mi è venuto spontaneo usare internet fin da quando ho iniziato a dipingere, forse perché da lì posso attingere a un’infinità di frammenti che rispecchiano l’umanità, e questo mi porta di conseguenza a tracciare un ritratto del mio tempo, anche se non è la mia priorità.
L.C. Hai parlato in ultimo di priorità. Dunque, non è quella di parlare del nostro contemporaneo?
A.G. No, assolutamente. La mia priorità è avere la mente leggera.
L.C. Inebriamento della visione. Il pathos epocale sembra trovare la sua massima esaltazione e, unitamente, un suo calligrafismo, attraverso la sovrapposizione dimensionale, la deformazione, lo sdoppiamento e il prolungamento dei corpi…
A.G. Per me tutto questo ha a che fare sempre con la nostra coscienza, che crea la realtà, che si interfaccia con un’infinità di cose che non vediamo. Tutto questo prende forma attraverso il segno che è la vera qualità del pittore.
Olio su tela, 198×150 cm
ph. Giorgio Benni
Olio su tela, 198×150 cm
ph. Giorgio Benni
Olio su tela, 150×150 cm
L.C. In Haunting Echoes (2022), una mano insorge da un manifesto di un convulso addensamento colorista di rimembranza munchiana, quasi a formare una terrifica apocalisse con un vestibolo a noi arcano, indecifrabile…
A.G. Per me è sicuramente indecifrabile, non potrei aggiungere altro…
L.C. Ti libero con un interrogativo. Perché non dovremmo percepire la tua pittura come semplice riduzionismo al citazionismo epocale per una franca espressione personale di un sentire contemporaneo?
A.G. Penso che ognuno debba percepire la mia pittura come meglio crede.
Dal mio punto di vista non c’è nessun intento citazionistico, ma il tentativo di inglobare determinati simboli che incarnano la massima espressione della creazione.
BIOGRAFIA DELL’ARTISTA
Alessandro Giannì nasce a Roma, nel 1989.
Si forma inizialmente come autodidatta e frequenta per un periodo il corso di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma.
Nel suo lavoro, la pratica analogica si fonde con l’impiego dei nuovi media, di Internet e della cultura digitale, indagando le connessioni tra gli universi paralleli, il mondo onirico e introspettivo degli esseri umani e l’universo digitale.
Il Nostro infonde, all’interno delle sue opere, l’interesse per una nuova lettura – filologicamente condensata nel contemporaneo – di un archivio di opere pittoriche, scultoree e di natura tecnologica, dall’intelligenza artificiale al VR, dal video all’animazione.
Nel 2019, la ricerca si spinge fino all’ideazione di un’intelligenza artificiale dal nome “Vasari” che emula il suo processo creativo e concettuale, assistendolo nella composizione di schizzi digitali. Questa pratica inizia a chiarire quale sia la natura delle differenti sfaccettature della complessità pittorica attuale.
L’artista ha presentato il suo lavoro in siti espositivi in Italia e all’estero, tra cui la Corcoran Gallery of Art (Washington DC, USA); l’American University Katzen Arts Center (Washington DC, USA); la residenza dell’ambasciatore italiano negli USA, “Villa Firenze” (Washington DC, USA); la Kühlhaus Berlin (Berlino, Germania); i Giardini del Casinò di Venezia (Venezia, Italia); la Galleria d’Arte Moderna di Roma (Italia); l’Istituto Svizzero di Roma (Italia); l’Istituto Svizzero di Milano (Italia); e il museo MAXXI di Roma (Italia). Durante la 73ª Biennale del Cinema di Venezia, è stato direttore artistico di EGH, un progetto di Enrico Ghezzi ed Emiliano Montanari.
Tra le mostre personali, si ricorda Due to the Image, Postmasters Gallery, 2021 (New York, USA); Breaking Darkness, Tang Contemporary Art, 2023 (Bangkok, Thailandia); Spring / Break Art Show, 2023 (Los Angeles, USA); Psychomachia, Museo Archeologico Nazionale di Palestrina, 2024 (Roma, Italia) e Psychomachia II, Spazio Volta, 2024 (Bergamo, Italia).
Tra le collettive: La linea retta non appartiene a Dio, Contemporary Cluster, 2021 (Roma, Italia); Global Song, Tang Contemporary Art, 2022 (Hong Kong); Imprint, Sector 1 Gallery, 2022 (Bucarest, Romania); Frammenti da lontano, Galleria Mazzoli, 2023 (Modena, Italia); Amimal Symbolicum, Galleria Nicola Pedana, 2023 (Caserta, Italia): Riportando tutto a casa, Museo delle Navi di Nemi, 2023 (Roma, Italia).
Nel 2024, ha partecipato alla mostra “The Power of Paintings” all’ENNOVA Art Museum di Pechino, in cui è stato invitato come rappresentante della pittura italiana, esponendo accanto ad artisti di fama internazionale come Anish Kapoor, Marlene Dumas, Antony Gormley e Miriam Cahn.
Nel 2020, è tra i fondatori di SPAZIOMENSA, artist-run space che nasce negli spazi dell’ex-cartiera di Roma.
Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero, tra cui l’He Art Museum di Foshan (Cina), progettato dall’architetto Tadao Andō.
Attualmente vive e lavora a Roma.
Olio su tela, 150 x 150 cm,
ph. Giorgio Benni
Caserta, italia, ph Danilo Donzelli