Giacomo Rizzo

Lo scultore e la Santuzza

Ogni anno o quasi, in occasione della Festa di Santa Rosalia, a Palermo viene realizzato un Carro trionfale, portato in processione per le strade della città. La versione approvata per l’evento celebrativo del 2024 è stata affidata all’artista Giacomo Rizzo, che ha creato una Rosalia ieratica e monumentale: quasi un’Atena “crisoelefantina”. Ne abbiamo parlato con l’autore.

Hai realizzato per la Santuzza – così i palermitani chiamano Santa Rosalia – il Carro del Festino di quest’anno. Come è nata la commissione? C’è stato un concorso o sei stato contattato direttamente dagli organizzatori?

Quest’anno l’appalto per i festeggiamenti generali del Festino è stato aggiudicato dalla milanese Balich Wonder Studio, che si è avvalsa del supporto della Odd Agency di Palermo. Il Carro trionfale, come tutto il programma della sfilata del quattordici luglio, è stato realizzato con la direzione artistica del messicano Carlos Navarrete-Patiño, che ha ideato l’evento. Il disegno originale del Carro come un grande fiore è suo. Al tempo stesso, devo a Marco Balich l’idea innovativa di realizzare una Santa Rosalia dalle dimensioni titaniche. Per quanto riguarda il mio incarico – la direzione tecnica della lavorazione del Carro trionfale e la progettazione, ideazione e realizzazione della Santuzza – non c’è stato alcun concorso. Sono stato invitato per chiamata diretta, in virtù del mio passato di scenografo e scultore. Cercavano un’artista capace di creare un’opera di grande formato, e sono arrivati a me. 

In effetti il primo aspetto che salta agli occhi sono le dimensioni, la grandezza davvero fuori scala…

A Milano è ancora vivo il ricordo della mia colossale scultura di trenta metri del Prometeo Incatenato per Luca Ronconi e il Piccolo Teatro. Realizzare una Santa Rosalia di quasi otto metri di altezza non è stato affatto facile. In un’opera del genere, si perde il senso delle dimensioni, visto che il cono visivo dei nostri occhi è ridotto: riusciamo a osservare entro un angolo di sessanta gradi in alto e di settanta gradi in basso; oltre questo spazio, proporzioni e fattezze si confondono nella vastità delle masse. Solo col tempo ho maturato la tecnica adatta. 

Ti avrà soccorso, nel prendere le misure, la tua esperienza di scenografo…

Moltissimo direi, perché è una tecnica che non si impara nelle scuole; personalmente l’ho appresa in ambito teatrale, lavorando a stretto contatto con grandi maestri della regia e della scenografia. Oltre l’impegno fisico, si deve considerare la scultura come un palazzo da costruire a più piani. Considera che Rosalia è stata tutta realizzata a mano e senza l’ausilio né di pantografi né di CAD o 3D.

Quanto alla figura, ti sei servito di un modello o hai provato a immaginare la tua Santa?

Molta gente a tutt’oggi mi scrive che il volto della Santa somiglia a sua figlia, a sua nipote… Non ho avuto modelli di riferimento e credo che avessi già formata, dentro di me, la figura della mia nuova Rosalia. È anche vero che, magari inconsciamente, un artista non può fare a meno di dare alla sua opera il volto della propria compagna: il viso che più conosce e ama. Ho sempre desiderato ritornare a lavorare per la Santuzza. Ho pensato che questa fosse l’occasione giusta. Chiunque come me abbia già fatto esperienza in passato di lavorare per il Festino, sa benissimo che, anche se ti trovi in capo al mondo, quando la Santuzza chiama, corri e vai!

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Potresti descrivere il tuo modus operandi?

Ho avuto solo trenta giorni a disposizione per finire tutto. Puoi quindi immaginare cosa abbia rappresentato per me, a livello di tensione emotiva, predisporre a così breve scadenza una scultura alta quanto un palazzo di tre piani. Sapendo, per di più, che avrei avuto gli occhi di tutti puntati addosso… Dopo aver realizzato un modellino in scala 1/15, ho sviluppato i disegni delle varie sezioni, uno ogni due metri di altezza. Ho quindi utilizzato trentacinque blocchi di polistirolo dalla densità 20 con dimensioni di 2x1x0,6 m. cada uno. Una cosa spropositata, se ci pensi. Dopo aver tagliato i blocchi e averli sbozzati, ho cominciato ad assemblare e scolpire il tutto ai vari livelli. Ovviamente ho lavorato con ponteggi che mi permettessero di arrivare a giusta quota. È stato un processo molto complicato, dal momento che la scultura è nata dal nulla come massa, come si procede nel modellato, ma è stata scolpita per via di levare, come fosse una enorme scultura in marmo. 

Hai fatto davvero tutto da solo come si favoleggia o ti sei fatto aiutare da terzi?

Ho avuto degli assistenti che ringrazio moltissimo. Loro mi hanno soltanto aiutato nell’incollaggio dei blocchi e nel muovere le varie sezioni, visto che siamo parlando di volumi ingombranti e pesantissimi. Per quanto riguarda lo scolpire, sì, ho fatto Rosalia tutto da solo, mentre i miei assistenti si sono dedicati a predisporre gli elementi scultorei del Carro trionfale. 

Immagino che la committenza, e il curatore del Festino, ti abbiano dato precise indicazioni…

Devo a Marco Balich il sogno e la visione necessari anche solo a immaginare una Santa Rosalia di otto metri. Credo fortemente che un altro direttore artistico non avrebbe osato tanto. Del resto, la Balich Wonder Studio è abituata ai grandi eventi mondiali, e l’ultimo Festino è stato segnato da questa consuetudine, emergendo dal provincialismo che lo ha caratterizzato in questi anni. Detto ciò, lo stile e la realizzazione sono stati interamente frutto della mia libera creatività. Solamente la doratura della Santa e alcuni elementi scenografici come le rose sono scelte di Carlos, il regista di tutto lo spettacolo, con cui la mia Rosalia doveva necessariamente armonizzarsi. 

Che accoglienza ha riservato a questo Carro la città?

La gente ha accolto la Santuzza e il Carro con tanto amore e devozione. Ogni giorno il Carro è meta di pellegrinaggio dei palermitani e dei moltissimi turisti che a qualunque ora del giorno e della notte si fermano a fotografare Rosalia. Ha fatto il giro del mondo per la sua fierezza. Basti solo pensare che solo nel giorno del quattordici luglio al Festino c’erano più di quattrocentomila persone. 

Mi sembri molto soddisfatto! 

Valutando il poco tempo a disposizione che ho avuto, sinceramente sì.

Hai raccontato da qualche parte di aver parlato con la Santa, mentre la scolpivi. Che cosa vi siete detti, se posso chiederlo?

È vero. Quando rimanevo in intimità lavorativa, si creava un’atmosfera di meditazione. Sono questi i momenti che amo: gli attimi in cui diventi un tutt’uno con ciò che stai creando. Non potrebbe essere diversamente, quando si prova a lavorare con animo sincero e verità. Ricordo che, accarezzando il viso della santa man mano che le sue fattezze si fissavano, non potevo fare a meno di provare una forte emozione. Un sentimento che andato rinnovandosi nelle varie fasi del processo. Considera che, a livello prospettico, la fisiognomica cambia moltissimo. Quando, per esempio, la sezione del torso stava posizionata in basso, appariva tutt’altra da adesso. Anche il colore fa molto. Ricordo quando era ancora bianca; era fresca, una rosa…. crisoelefantina. 

Rifaresti il Carro del Festino per il prossimo anno?

Avevo già realizzato una Rosalia undici anni fa per il 389° Festino. Ho sempre pensato che, per tornare a realizzare una nuova Rosalia, dovessero passare molti anni. Adesso sono in una età più matura e sicuramente diversa, artisticamente parlando. Gli esseri umani sono fatti di esperienze e in questi undici anni d’intervallo tra una Rosalia e l’altra, ho realizzato tante cose. Se, per esempio, il prossimo anno si decidesse di riutilizzare la mia Rosalia, mi piacerebbe apportare delle modifiche estetiche. 

La rifaresti bianca?

Penso proprio di sì!

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