Alessandro Fonte

Alessandro Fonte intervistato da Lorenzo Kamerlengo per The Hermit Purple, Luoghi remoti e arte contemporanea su Segnonline.

Parlami di un tuo maestro, o di una persona che è stata importante per la tua crescita.

Non ho mai avuto un vero maestro, ne ho sentita la mancanza e per molto tempo l’ho cercato un po’ ovunque, facendo un percorso che mi sembrava scombinato e anomalo. Ma si potrebbe anche ribaltare il racconto e dire che ho avuto tanti maestri che mi hanno dato qualcosa o, forse, ai quali ho cercato di strappare qualcosa. Credo che alla base dell’apprendimento ci sia una certa necessità, una fame, io mi sono sempre sentito inadeguato, impreparato, e affamato.
Ho avuto la fortuna di avere le persone importanti per la mia crescita sempre vicine, la mia famiglia, i nonni. La mia compagna senza la quale probabilmente non avrei mai iniziato a fare arte, mi ha letteralmente spinto e continua a spingermi, costringendomi a non accontentarmi dei risultati. Con lei condivido la ricerca artistica e un confronto continuo e indispensabile per il mio lavoro.

Quali sono secondo te il tuo lavoro/mostra migliore ed il tuo lavoro/mostra peggiore? E perché?

Ho una certa disaffezione progressiva verso i miei lavori, non saprei dire quale sia il migliore, spero sia il prossimo ma vivo nel timore di averlo già realizzato. L’arte che mi interessa è un pulsante, è quello che cerco anche nei miei lavori.

Se ti ritrovassi su un’isola deserta, proseguiresti la tua ricerca artistica? Se sì, in che modo?

Se mi trovassi su un isola deserta probabilmente dovrei dedicarmi alla
sopravvivenza e ai tentativi di fuga, quindi penso di si, sicuramente sarei costretto a proseguire la mia ricerca artistica.

In che modo sta influendo l’isolamento di questo periodo su di te?

L’inizio è stato abbastanza difficile, ho cercato conforto nel tentativo di apprendere il possibile sulla pandemia, accumulando in maniera compulsiva informazioni, dati, teorie scientifiche, ecc. Fino al punto da sentire un malessere fisico. Adesso sto decisamente leggendo meno sulla pandemia, il giusto per tenermi informato, ho iniziato a lavorare in campagna, rispetto le prescrizioni, leggo cose interessanti, recupero film e serie televisive, ma soprattutto faccio il papà a tempo pieno.
All’inizio sentivo quasi un cappio, provavo a lavorare, se non a sviluppare nuovi lavori quantomeno a portare avanti quelli avviati senza riuscirci.
Probabilmente ci saranno dei cambiamenti, ma la direzione è ancora indecifrabile.
Da qualche giorno comunque ho ripreso a sviluppare nuovi progetti.