Tensione Continua
Ai Weiwei, Black Chandelier in Murano Glass , 2017-2021 Kader Attia, Le grand miroir du monde, 2017 Adel Abdessemed, Otchi Tchiornie, 2017 © Adel Abdessemed, Paris ADAGP 2022 Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA Photo by: Ela Bialkowska

4 mostre a Continua San Gimignano

Galleria Continua in apertura della stagione autunnale ha inaugurato nella sede di San Gimignano quattro mostre aperte fino al 14 gennaio 2024

La prima Tensione Continua, a cura di Carlo Falciani, è allestita nell’ex cinema teatro e presenta l’opera di un consistente gruppo di artisti di spessore internazionale, facenti capo alla galleria e provenienti da ogni angolo del mondo; le altre tre sono delle personali collocate negli spazi cittadini di Continua e dedicate ad Alicja Kwade, Julio Le Parc e José Yaque.

La grande esposizione Tensione Continua riunisce, secondo gli intenti del curatore, “opere dedicate -egli scrive- alle differenti declinazioni delle tensioni umane, ma sempre capaci di una forte dialettica con il Novecento e col passato” e accosta “anche artisti esterni all’archivio di Galleria Continua ”. 

Più specificatamente dalla seconda metà del secolo scorso fino ad oggi, le condizioni storiche spesso hanno spinto gli artisti verso un’arte impegnata su vari fronti, recettiva e pronta ad intercettare le tensioni esistenziali, un’ arte come espressione di umanità e di collegamento con il passato, caratteristiche queste che connotano sia il lavoro degli autori scelti da Galleria Continua nella sua più che trentennale attività espositiva, sia quello dei maestri qui esposti, in un dialogo vivo e attuale.

Ventinove sono gli artisti scelti per Tensione Continua: Adel Abdessemed, Ai Weiwei, Juan Araujo, Kader Attia, Massimo Bartolini, Hans Bellmer, Berlinde De Bruyckere, Alberto Burri, Marcelo Cidade, Jonathas De Andrade, Cai Guo-Qiang, Chen Zhen, Luigi Ghirri, Shilpa Gupta, Renato Guttuso, Zhanna Kadyrova, Anish Kapoor, Alicja Kwade, Quinto Martini, Sabrina Mezzaqui, Giorgio Morandi, Gina Pane, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Pontormo, Arcangelo Sassolino, Ettore Spalletti, Hiroshi Sugimoto, Francesco Vezzoli. Le loro opere sono distribuite secondo denominatori comuni in un percorso che ha come nucleo tematico quattro differenti tensioni: come flusso di energia e reazione di un corpo ad una forza esterna, come stato di eccitazione, come contrasto sociale e come assorta meditazione a livello intellettuale e interiore. 

All’ingresso della galleria sono esposte opere evocanti le tensioni legate alle forze della natura, le cui leggi, spiegabili e arcane, sono simbolicamente espresse dal trattato Sidereus Nuncius di Galileo Galilei, anch’esso in mostra. Vi sono i quadri di Cai Guo Qiang, poetiche rappresentazioni di spazi siderali, l’albero di Giuseppe Penone, con il tronco scavato che svetta verso il soffitto, l’installazione di Alicja Kwade, la cui ricerca spazia fra scienza e filosofia, e quella di Sabrina Mezzaqui dove la parola ‘eternità’ ha una durata effimera, fino ad Arcangelo Sassolino, la cui macchina, di grande impatto percettivo e sensoriale, esplicita in modo diretto e sonoro l’attrito di forze meccaniche applicate alla materia e il conseguente e inevitabile soccombere di questa nella pietra e nelle rocce che si sgretolano di fronte all’osservatore.

Altra tensione è quella di carattere erotico, rappresentata dal capitolo Del Pennello di Agnolo Bronzino, che emerge, fra gli altri, nei lavori di Berlinde De Bruyckere che da sempre indaga la condizione umana, in quelli di Jonathas De Andrade, opere scultoree e non, che esplorano la percezione del corpo umano e che sono allestite preminentemente negli spazi labirintici della galleria. 

La tensione sociale espressa su vari livelli, tra cui quello culturale, è emblematicamente rappresentata, fra l’altro, sia dall’ installazione di Kader Attia, fatta di specchi frantumati e splendenti a ricoprire interamente la platea, sia da quella di Adel Abdessemend, con ventisette sculture d’uomo, in legno bruciato collocate frontalmente sul palco, cui fanno da eco nella parete di fronte il quadro di Renato Guttuso e quello di Pontormo Marco Curzio, a fianco di una Combustione di Alberto Burri del 1960, caratterizzata, pur nella tensione della materia combusta, da uno straordinario equilibrio delle forme nello spazio pittorico. L’aspetto contemplativo come spinta intellettuale oltre la realtà concreta, preceduto dalle Rime di Michelangelo, connota le opere, fra gli altri, di Massimo Bartolini, Chen Zen ed Ettore Spalletti, in dialogo e in rimandi di silenzio con la Natura morta del 1955 di Giorgio Morandi.

Alicja Kwade, artista polacca che vive e lavora in Germania, nella personale titolata In Cerchi si sofferma sugli aspetti di trasformazione, di cambiamento, di gravità esplorati nelle forme dell’universo e in rapporto all’essere umano. Sfere e massi in pietra ricorrono nella sua ricerca, come nelle installazioni presentate, tra cui quella collocata nella torre, laddove strutture d’acciaio fanno fluttuare nello spazio rocce sospese, in una combinazione di monumentalità e di perfetta risonanza con il luogo espositivo. 

Di notevole entità è la grande mostra dedicata a Julio Le Parc, pittore e scultore e artista plastico argentino, oggi più che novantenne, che vive e lavora in Francia dal 1958. Da sempre impegnato nella difesa dei diritti umani, con le sue ricerche in ambito percettivo e sensoriale e con le sue sperimentazioni collegate al movimento e alla luce precorre l’arte cinetica e pop art e al contempo ne diventa indiscusso protagonista. La sua indagine si basa su strutture primarie che hanno come matrice la linea che compone forme: il cerchio, il triangolo e il rettangolo in rapporto alla percezione cromatica, forme sviluppatesi secondo un’organizzazione rigorosa e con mezzi vari. L’esposizione dal titolo 1958-2023 presenta sia un cospicuo numero disegni risalenti al 1958-1959 e altri databili dal 1990 in poi, come studi preparatori e genesi delle opere, sia le più recenti Alchimie realizzate tra il 2018-2023. Quest’ultime inondano lo spazio espositivo, circostante alle opere, di uno sfavillio di ritmi cromatici, per la trasformazione delle linee in puntini luminosi che escono dal quadro ed entrano nel campo visivo dello spettatore.

All’arco de’ Becci è allestita la personale del cubano José Yaque, titolata Eruzione, le cui recenti opere del 2022 sono scaturite dall’ esperienza di visione diretta dell’eruzione del vulcano a La Palma delle Canarie. L’artista ha da allora mutato la tavolozza della sua pittura, arricchendola di colori vivaci, in una vasta gamma di sfumature. Le grandi tele esposte (310x 380 cm) esemplificano il cambiamento nella sua poetica e l’intenso dinamismo del colore che attraversa la superficie come fosse lava, in un’immersione totale di luce.