Nell’elegante Hotel romano Pascale Marthine Tayou – artista camerunense – era approdato con la mostra Jungle Fever, mentre negli spazi delle vasche della Pelanda ha potuto sviluppare l’esposizione Love Garden sotto il segno del concetto di “Landscape”, file rouge del festival.
Se si dovessero trovare delle parole come minimo comun denominatore alle opere in mostra, “colore” sarebbe senz’altro una di queste. Perché i colori pervadono le opere di Pascale Marthine Tayou caratterizzando l’ambiente in cui interviene da una scia variopinta e multiforme: le buste di plastica, le uova o le piume appese agli alberi del ciclo Abre de vie, le teste dei grandi chiodi arrugginiti infilzati sulle pareti, gli addobbi delle sculture di vetro, le grandi tavole pittoriche composte da gessetti colorati, i cartelli luminosi e lampeggianti della serie Open Wall, sono tutti strumenti che compongono la sinfonia policroma della mostra. Le opere pervadono la galleria della Pelanda e sembrano trasformarla in un bosco variopinto, un villaggio incantato, un “mercato” di ninnoli e cimeli primitivi.
Si avverte una certa giocosità in questi lavori capace di trasportare il visitatore in un immaginario incantato e quasi ludico, dove la fattura primitiva delle sculture in vetro o delle maschere delle tavole, la leggerezza degli addobbi pendenti dagli alberi e le composizioni affollate di zucche, catapultano lo sguardo in un altrove temporale, denotandolo di quella spensieratezza propria dell’infanzia. Levati i fronzoli, è dunque con gli occhi del fanciullo che si palesa un sottile e potente messaggio di frizione tra natura e artificio, di contraddizione e inquietante ambivalenza tra ciò che è naturale e ciò che innesca un principio di violenza. Ed ecco che i sacchetti di plastica appesi all’albero si trasformano in denuncia all’inquinamento ambientale, i chiodi arrugginiti in ferite e tradimenti, gli addobbi delle sculture in stratificazioni di miti e saggezze popolari destinate ad infrangersi come il vetro che le indossa.
Le insegne luminose “Welcome”, “aperto”, “open” dell’installazione posta all’ingresso, rilette a conclusione del percorso, si tingono improvvisamente di nostalgia e innescano riflessioni sulla globalizzazione e sull’immigrazione, suonando come un monito universale sul concetto di essere umano nel mondo.


Pascale Marthine Tayou, Big Jumps – photocredits CosimoTrimboli 
Pascale Marthine Tayou, Love Garden – photocredits CosimoTrimboli 
Pascale Marthine Tayou, Love Garden – photocredits CosimoTrimboli 
Pascale Marthine Tayou, Love Garden – photocredits CosimoTrimboli 
Romaeuropa Festival 2019. Pascale Marthine Tayou, Arbre de vie. Photocredits Cosimo Trimboli
Per visitare la mostra all’ex- Mattatoio c’è tempo fino a domenica 27 ottobre, mentre l’installazione Big Jumps posta nella piazza Orazio Giustiniani sarà visibile fino al 25 novembre 2019.








