Umarell

Voglia di guardare

Il lockdown rende malinconici gli “osservatori” per passione. Un’iniziativa divertente gli rende giustizia a Pescara

Il celebre dipinto intitolato “Viandante sul mare di nebbia” di Caspar David Friedrich, del 1818, secondo la critica è una delle più belle opere d’arte della storia dell’umanità. Composizione perfetta, cromatismo struggente, rispetto della divina proporzione, sintesi della dialettica tra natura e uomo. 

Contemplandolo, e perdendomi all’interno della tela, ho sempre udito una dolce voce provenire da quelle rocce selvagge carezzate dal vento: «Molto di più e molto più nel profondo di quanto ci rendiamo conto, le forme e la grandezza creano un’unità inseparabile dell’impressione estetica; e una forma rivela la sua intima essenza estetica per il modo in cui il suo significato cambia in rapporto al variare della misura. Poiché è soprattutto nella trasposizione delle forme naturali in opere d’arte che ciò diventa visibile, ecco che viene a crearsi una scala di forme, a partire da quelle che hanno valore estetico nelle dimensioni più varie, fino a quelle in cui tale valore è legato ad una precisa grandezza»*. 

Tempo fa scorrevo alcune info da un sito di satira francese. Seguo spesso la satira francese perché è la sola in grado di prenderci in giro (o di offenderci, se il destino lo ritiene opportuno) a dovere. La satira italiana è — come dire — un dolcificante e null’altro; una manciata di molecole di saccarosio spruzzate su questo e su quell’altro evento, tanto per far ridere un popolo annoiato. 

In quel sito di satira c’era una vignetta molto curiosa, che rappresentava il dipinto del Friedrich. Esprimeva, a tratti, la stessa solennità, la stessa austerità. Tuttavia il viandante era notevolmente in avanti con l’età, e nella scena non compariva nessun elemento caro ai più sensibili poeti romantici, bensì un classico, polveroso, imponente e “seducente” cantiere. 

Personalmente, dei cantieri, non sono mai stato attratto. Anzi, odio tutto ciò che è urbanizzato. Mi piacciono cose più comuni: un piatto di pasta al pomodoro, un cane che passeggia, la gobba della luna. Ma a quanto ho capito, attraverso la visione di infiniti meme sui social, l’atto di sostare in un’area in costruzione, e soprattutto l’atto di guardare quelle scene di lavoro come guarderemmo la finale dei mondiali, o un torace muscoloso o un paio di gambe, è diventa una questione antropologica degna di studio. 

In attesa che qualcuno presenti un progetto di ricerca simile (sono certo che verrà accettato a occhi chiusi dalle università italiane), nella bella Pescara sorgono “finestre” per viandanti in crisi da cantiere. L’idea è di un imprenditore, Alessio Sarra, lo stesso che nel 2014 mise in vendita provocatoriamente la Reggia di Caserta. 

Dalla nota stampa leggiamo che si tratta di un gesto simbolico, il quale serba in sé un obiettivo di estrema importanza, come Sarra spiega: «Osservare i cantieri è un’attività che tanto appassiona gli anziani, al punto da dare origine a canzoni e ad un neologismo che entrerà nel dizionario. Spesso, però, si pone una questione di sicurezza: in più occasioni mi è capitato di vedere pensionati che rischiavano di cadere pur di affacciarsi per guardare all’interno di un cantiere. Gli anziani sono custodi dei valori della nostra società, sono la storia delle nostre città. In questo modo vogliamo valorizzare e renderli testimoni del contesto urbano che si evolve davanti ai loro occhi». 

Al di là dell’iniziativa, è davvero rammaricante constatare quanto la nostra società non tenga in considerazione le cosiddette “parentesi” umane: gli anziani da un lato, per l’appunto, e i minori o i giovani dall’altro. Lo leggevo in una recensione al libro del giornalista Giovanni Floris, intitolato “L’alleanza”. Perché è impossibile comprendersi olisticamente, sentirsi un essere colettivo, condividere i progetti e puntare a una meta precisa? Chissà. 

*G. Simmel, Saggi sul paesaggio, Armando Editore, p. 82.

Dario Orphée La Mendola

Dario Orphée La Mendola, si laurea in Filosofia, con una tesi sul sentimento, presso l'Università degli studi di Palermo. Insegna Estetica ed Etica della Comunicazione all'Accademia di Belle Arti di Agrigento, e Progettazione delle professionalità all'Accademia di Belle Arti di Catania. Curatore indipendente, si occupa di ecologia e filosofia dell'agricoltura. Per Segnonline scrive soprattutto contributi di opinione e riflessione su diversi argomenti che riguardano l’arte con particolare attenzione alle problematiche estetiche ed etiche.