Attorno al Museo è il nome della rassegna che, a Bologna, dal 25 giugno al 10 agosto persegue nella ricerca della verità – negata – sulla strage di Ustica, ben 41 anni dopo da quanto accadde nello spazio aereo sovrastante l’isola tirrenica. Il museo attorno al quale l’Associazione dei Parenti delle Vittime della Strage di Ustica presieduta da Daria Bonfietti, da anni esprime la ricerca della verità e la cura della memoria è nella prima periferia urbana, una sorta di hangar che al suo interno custodisce i resti del DC-9 Itavia, oggi emblema di una opera d’arte permanente di Christian Boltanski e quid del Museo per la Memoria di Ustica.
Anno dopo anno molti appuntamenti scandiscono i giorni che precedono e seguono il 27 giugno, data che è simbolo non già e non solo di una strage ingiusta ma anche di una memoria obnubilata e di molte verità negate. Il 27 giugno del 1980 è, ancora, un giorno amnesico di un Paese codardo e di una Storia che preferiamo passare sotto silenzio, troppo scomoda. L’arte, la cultura, però, lo sappiamo bene, sanno ritrarsi dalla codardia e dalla superbia che lega le trame del potere, oscure reti che trascinano negli abissi ciò che è necessario sapere.
La rassegna 2021 mette in campo ben sette appuntamenti ospitati come sempre nel Parco della Zucca ove la consapevolezza si mescola ad una nuova realtà urbana ed antropologica in cui si acuisce la dimensione collettiva del tutto. Spettacoli teatrali, concerti, performance ed eventi concorrono ad agitare le coscienze, a smuovere il dialogo e la riflessione. Proprio come accaduto con l’opera del duo PetriPaselli, BATTAGLIA AEREA, installazione time e site specific che dal 25 al 27 giugno ha infiammato gli animi bolognesi.
A cura di Lorenzo Balbi, in collaborazione con MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, BATTAGLIA AEREA ha ricevuto molti pareri negativi anche da parte di addetti ai lavori. Come mai? Ma soprattutto in cosa è consistita l’opera di PetriPaselli? Un lavoro performativo che a partire da quanto accaduto il 27 giugno 1980, nel pieno di un risiko internazionale sui cieli italiani considerabili a pieno titolo “un episodio di guerra aerea, a cui presero parte aerei militari di diverse nazioni” i due artisti, Matteo Petri e Luciano Paselli hanno scelto di porre l’attenzione su una quaestio delicata e su quella violenza silente, fatta di bugie e nascondimenti di cause e responsabilità, un infinito gioco di potere, una sempiterna battaglia aerea in cui, alla fine, a vincere resta sempre un solo giocatore mentre a terra resta un relitto, persone innocenti dalle vite spezzate e familiari che cercano un perché.
Ecco che PetriPaselli, nella coerenza della loro ricerca e nella lucida visione del gioco come perturbante ossimoro, riflesso distorto di quell’orrore ancora senza risposta, hanno posto ‘attorno al museo’ una vera giostra, la cosiddetta Telecombat che inscena una battaglia aerea, mette in campo rumori meccanici sinistri, lucine colorate e l’inconsapevolezza di chi sale a bordo per pura gioia – come chi salì sul volo Itavia – e chi sale per sfidare altri giocatori, da sconfiggere, incurante di tutti gli altri perdenti. In un simile contesto “la giostra non è più un gioco” affermano gli artisti, abili nel creare un corto circuito percettivo, filosofico e storico di rara profondità, che, ovviamente, in molti hanno confuso con una mancanza di rispetto. Sarà che il rito del culto della memoria – anche quando negata – è preferibile lasciarlo nel velo nero – della negazione, ben lontana dal rispetto – sarà che forse alcune pagine di Storia le abbiamo saltate a pie’ pari, ma comprendere la forza del contrasto e del dialogo muto tra l’interno del Museo e il rumore meccanico, piuttosto sinistro della giostra, non porta affatto allegria e spensieratezza, tende, piuttosto, verso quel senso di straniamento che Freud denominava Das Unheimliche.
Il punto della riflessione, pertanto, risiede nello scardinamento, evocativamente inverso e paradossale, della capacità umana di accettare violenza ed indifferenza rispetto a taluni accadimenti della nostra Storia. Per acuire il senso di introspezione, il paradosso tenta, riuscendovi, di operare mediante uno stravolgimento ulteriore: la giostra non andava solo osservata, bensì vissuta in prima persona, attivamente dal pubblico. Il percorso prevedeva una visita al Museo e subito dopo un ‘giro di giostra’ – comprenderete bene il perché delle virgolette –. Compito del pilota, ossia di ogni partecipante, era quello di spostare una cloche e ‘sparare’ sulle altre navicelle, nella totale assenza di musica o laser. Solo rumore e movimento e il sibilo turbinante del pensiero.
“Il dimenticare, la ricerca della verità a cui non abbiamo partecipato perché non colpiti direttamente dalla tragedia, il non porsi il problema: tutto concorre a questo gioco di potere.
Ma cosa succede quando capiamo che tutti ne facciamo parte?”
Si sono chiesti PetriPaselli in un tempo in cui ai bambini insegniamo a giocare con la violenza, a non perdere, nella perversa invasione quotidiana di temi come la guerra, le armi, la battaglia, scevri dagli elementi per comprenderne le vere ragioni. La partecipazione del pubblico ha visto un melting pot di reazioni, che hanno portato l’opera a incidere sul tessuto sociale per alcuni giorni, poiché l’opera è apparsa persino come gioco gratuito per i bimbi della comunità. Appare ora chiaro come BATTAGLIA AEREA abbia messo in luce la degenerazione della nostra società? Certamente il dialogo con l’installazione permanente di Boltanski – che qualcuno ancora crede sia una riproduzione dell’Itavia abbattuto – lascia emergere quanto sia drammatico, 41 anni dopo, trattare chi cerca la verità come persone capricciose, mentre avanza sempre più la certezza che chi sa davvero ha abbandonato il tavolo da gioco o campo di battaglia per altre scacchiere.
È qui che l’operare degli artisti interviene come lucido taglio nell’osservazione del reale edulcorato, e PetriPaselli caricano ancor più di significato l’opera scegliendo una identità visuale che ha caratterizzato la comunicazione di BATTAGLIA AEREA – anch’essa fortemente criticata – rimandando alla storia di questo tipo di giostre da telecombattimento, filiazione di “prototipi ottenuti dall’assemblaggio di residui bellici per opera del geniale meccanico con la passione del volo Albino Protti (1910-1985), che depositò il brevetto per la “Giostra Aerei” nel 1951. Dai serbatoi degli aeromobili e dalle ralle dei carri armati nacque la prima giostra volante, divenuta nell’immaginario collettivo la tipica attrazione da Luna Park” si legge nel testo che accompagna l’installazione e “questa giostra è capace di unire su di sé il ricordo gioioso e spensierato dell’infanzia e il potere distruttivo della guerra.”
Il 25 giugno sono tornata, come ogni anno, al Museo per la Memoria di Ustica dove, per diversi anni ho collaborato con Cronopios Eventi alla realizzazione della rassegna; come ogni anno un nodo alla gola mi ha tolto il respiro. Per la prima volta, o forse la seconda in vita mia, invece, sono salita su una giostra che non ho azionato per ‘sparare’, mi sono lasciata trascinare dal gioco altrui, ho voluto ricordare così le vittime senza memoria di un futuro scritto per loro da altri.
ATTORNO AL MUSEO
Bologna, Parco della Zucca,
Via di Saliceto 3/22 Bologna
25 giugno – 10 agosto 2021
Cronopios Eventi – Museo per la Memoria di Ustica – MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna