Era il 1966 quando Hermann Nitsch fu invitato a Londra per il Destruction in Art Symposium. Il pubblico inglese rimase scioccato dal suo lavoro. Iniziò così il grande successo internazionale di uno dei padri fondatori dell’Azionismo viennese. Nel ’72 Nitsch fu invitato a Documenta a Kassel e tra il pubblico che ebbe modo di vedere le sue opere c’è anche Beppe Morra. La prima impressione dell’operatore culturale partenopeo fu dubbiosa, ma un uomo come Morra raramente si ferma alle apparenze. Da qui un periodo di studio della produzione di Nitsch.
Nel 1974 Beppe Morra inaugura la prima mostra dedicata all’Azionismo viennese, esponendo a Napoli i lavori di Günter Brus. Appena Hermann Nitsch seppe da Brus che Morra era interessato al suo lavoro, venne in città con la moglie Beathe. Iniziò tra i due un lungo sodalizio con azioni a Napoli (famose quelle presso la Vigna di San Martino, area verde del Vomero) e la nascita, successivamente, del Museo Archivio Laboratorio per le Arti Contemporanee dedicato proprio al maestro austriaco. Il Museo, situato in una ex fabbrica edificata nel 1892 per la produzione di energia elettrica, fu pensato come spazio di documentazione e approfondimento delle tematiche filosofiche, poetiche e visive sviluppate dal grande artista viennese. Oggi è un luogo dove le opere del Teatro delle Orge e dei Misteri riprendono consistenza, attraverso un percorso aperto alle sperimentazioni sinestetiche. L’odore acre del sangue e degli umori organici non lascia indifferenti e come per incanto il visitatore si trova a vivere un’esperienza a metà tra l’apollineo e il dionisiaco.
Il lavoro promozionale portato avanti negli anni da Beppe Morra è stato costante; l’operatore napoletano è stato capace di veicolare quel pensiero filosofico e poetico in molti casi schiacciato dalla violenza delle azioni inscenate da Nitsch. Il rischio spesso incontrato dall’artista viennese è stato proprio quello di essere confuso con un mero provocatore che ha promosso un’arte fondata sul cattivo gusto e la spettacolarizzazione del dolore.
Hermann Nitsch, invece, ha saputo raccontare l’uomo, i suoi lati oscuri, quelli che spesso sono celati negli angoli più bui dell’animo umano. Nitsch ha posto i riflettori su quanto di più abietto appartiene all’umanità, ma ha anche saputo dimostrare come sia possibile, attraverso processi catartici, sublimare e metabolizzare il dolore umano. Solo così, infatti, può essere raggiunta la pace interiore e vivere il proprio momento di “resurrezione”.
Hermann Nitsch è stato tra i pochi che è riuscito a bypassare critiche feroci, denunce e attacchi pesantissimi alla sua persona per portare avanti il suo progetto artistico che tra l’altro coincideva perfettamente con il suo progetto di vita. Peppe Morra aveva capito tutto ciò e, nel 2011, in occasione di CORPO – Festival delle Arti Performative, tenutosi presso il Museo delle Arti – Castello di Nocciano, in provincia di Pescara, dichiarò: «Il nostro pianeta è un grande palcoscenico ed Hermann Nitsch è uno dei suoi più grandi registi».
Ivan D’Alberto.