Gerhard Merz
Angelo Colangelo, Noli me tangere Offendicula, performancePescara, 2009, foto-Ottavio Perpetua

Un Angelo IMMORTALE

Scompare, all’età di 98 anni, l’artista abruzzese Angelo Colangelo. Il ricordo di Ivan D’Alberto

Scrivere un ricordo su Angelo Colangelo non è affatto facile perché il legame con questo artista è stato talmente forte che la sua scomparsa ha generato un vuoto incolmabile. Il dolore è tanto, troppo per mantenere un livello di lucidità che possa garantire una scrittura limpida e onesta. Esprimere a parole ciò che è stato quest’uomo è praticamente impossibile, già solo per il fatto di aver avuto una vita intensa, straordinaria e fuori dal comune. Nato nel ‘27 a Penne, in provincia di Pescara, ha vissuto la drammatica esperienza della Seconda guerra mondiale, è riuscito a formarsi e a lavorare, tra sacrifici e privazioni, in uno dei settori più difficili, quello dell’arte, raggiungendo risultati incredibili con riconoscimenti che hanno reso quest’artista tra i più interessanti che la terra d’Abruzzo potesse generare (Angelo Colangelo ha esposto al Salone des Reality Nouvelles di Parigi, alla Quadriennale di Roma e alla Biennale di Venezia, per citare alcune sue partecipazioni).

Come si può, quindi, raccontare una vita così densa, ma soprattutto come si può essere esaustivi di fronte a una carriera costellata da vicende che sembrano appartenere ad un copione cinematografico. No, è un compito troppo arduo e il rischio sarebbe di banalizzare una storia umana dove il confine tra uomo e artista è sempre stato impercettibile. 

Preferisco quindi soffermarmi su altro, su quello che ho visto e sentito durante i tanti pomeriggi passati insieme nella sua casa affacciata sull’orizzonte del mar Adriatico. Parliamo di un uomo di una bellezza disarmante che con il solo sguardo e la sola voce riusciva a incantare chiunque fosse in ascolto. Un uomo pacato, riservato, un ammaliatore che amava raccontarsi.

Ad accompagnare le nostre conversazioni il solito liquorino; Angelo era molto attento all’alimentazione e soprattutto a non cadere nel vizio, ma amava premiarsi ogni tanto con piccole cose. 

Il suo rosolio preferito lubrificava la sua gola mentre narrava della sua infanzia difficile a Penne, di quanto uno zio, approfittando della sua giovane età, gli fece trasportare delle armi su un carretto mentre attraversava una strada piantonata da soldati tedeschi con il rischio di essere fermato e ucciso.

Rimanevo pietrificato di fronte ad alcuni racconti, di quando, ad esempio, da bambino era spesso costretto a partecipare al macello degli animali per supportare i famigliari nei lavori quotidiani. Ma anche di quando vinse ben due borse di studio per poter prima frequentare l’Istituto d’arte di Porta Romana a Firenze e poi l’Accademia di belle arti della stessa città. E ancora il suo incontro con Lara Vinca Masini, la prima ad aver creduto totalmente nella sua ricerca artistica, le mostre alla Galleria Numero di Fiamma Vigo, l’acquisto di alcuni suoi disegni da parte del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi di Firenze (era il 1960), l’esperienza americana come docente presso l’Università di Washington e successivamente presso la facoltà di Belle Arti dell’Università di Berkeley, a Davis, in California. 

Esperienze di vita che hanno dell’incredibile. 

Per non parlare poi dei suoi racconti legati ai principi fondamentali del New Bauhaus e alle avanguardie americane che aveva approfondito negli USA e che successivamente riversò nell’esperienza come preside del Liceo Artistico di Pescara, rendendo questa scuola unica. 

Chiacchierate arricchite spesso dalla presenza della moglie Paola, che a volte veniva chiamata in causa per un nome o per una data che Angelo non ricordava, e lei sempre pronta a dare, con toni pacati, la giusta risposta. Ogni tanto Paola tentava di contribuire ai racconti di Angelo ed era proprio in quei momenti che il rapporto tra moglie e marito diventava affascinante tra battibecchi e mediazioni che attestavano un amore incondizionato. 

Ancora più entusiasmante era vederlo lavorare; una forza fisica oltremisura, un senso estetico di grande raffinatezza, una purezza di visione mista a eleganza che lasciava senza parole. Ci sono opere di Angelo di una bellezza senza eguali, potrei fare una lista lunghissima, ma sarebbe del tutto inutile perché certe cose vanno viste e non raccontate. Ma come non citare i lavori grafici come le gestaltiche Instant City del 1957, le sculture realizzate con ossa, ceneri, vetro e acciaio, le ceramiche smaltate che farebbero impallidire maestranze rinascimentali, le performance estreme come Sisifo, ancora Sisifo, sempre Sisifo del 2008, Noli me tangere – Offendicula del 2009 e la sua estraniante arte dell’abiezione, con opere iconiche come La Venere di Milo del 1991 e Crapula del 2008. Molti lavori sono nati direttamente da sue vicende personali come, ad esempio, Peugeot ca139 del 2009, un’installazione ambientale che narra di quando Angelo fu rovinosamente investito da una macchina.

Parliamo di un uomo e un artista morto e risorto più volte, la sua vita è stata, infatti, caratterizzata da bruttissimi incidenti, ma ogni volta che Angelo è caduto si è sempre rialzato più forte di prima. L’ultima caduta gli è stata fatale e questa volta la sua anima è volata via per sempre lasciando un corpo ormai logoro. Sui social ho letto diversi commenti, ma uno in particolare mi ha colpito molto: «pensavo fosse immortale!» è un altro ha risposto «Angelo è immortale ❤️».