In Album di Famiglia, Valentina De’Mathà tocca uno dei temi a lei più cari e ricorrenti, quello della memoria e del ricordo, e lo fa partendo da una memoria personale per poi dispiegarsi in una memoria collettiva, inconscia, archetipica e simbolica, punto cardine del creatore della psicologia analitica, Carl Gustav Jung.

Le opere in mostra sono astratte narrazioni di uno stato emozionale, racconti evocativi di memorie e reminiscenze familiari in cui l’artista immagina una narrazione che rimanda ai negativi delle fotografie tradizionali analogiche.
Queste opere sono infatti state realizzate in camera oscura su poliesteri emulsionati trasparenti piegati e dipinti attraverso procedimenti chimici astratti. L’artista immagina degli album di famiglia come contenitori di ricordi e di memorie che riemergono dall’inconscio attraverso immagini antropomorfe, simboliche, a tratti nette e ben delineate, a tratti sbiadite, come dettagli mancanti.
I titoli delle opere riprendono alcune date e dettagli di una selezione di fotografie dell’infanzia dell’artista più significative, aggiungendo il sentimento di nostalgia per un passato inafferrabile che non tornerà mai più se non attraverso la mutevolezza di certe reminiscenze emozionali.
La fluidità dei ricordi, l’imprevedibilità della memoria inconscia e le sue sfaccettature, è figurata dall’artista in un gioco di trasparenza e lucentezza che muta con l’ambiente circostante, così come muta la nostra percezione di tempi lontani sommati al presente, del mondo esteriore che scorre e condiziona il nostro mondo interiore e, di conseguenza, della mutevolezza dei sentimenti e della psiche.

Da sempre fortemente affascinata dalla pittura, il protagonismo e l’utilizzo della luce di Valentina De’Mathà è sicuramente vicino ad un pensiero Impressionista di cui condivide la poetica dell’attimo fuggente e irripetibile e che ritroviamo, in modo fortemente evidente in questo ultimo ciclo di lavori: “Se Monet cercava di fermare un attimo dipingendo l’incidenza della luce in diverse ore del giorno sullo stesso soggetto, le mie opere hanno la stessa funzione, ossia la ricerca costante e mutevole della luce, ma nel mio caso nulla viene bloccato, è l’opera stessa a cambiare e reagire in base alla luce che la illumina, all’ambiente circostante, al fruitore che si riflette e si somma ad essa creando sempre una forma altra”.
Ciò che ci circonda è in perenne movimento e in continuo divenire, e i ricordi stessi mutano costantemente in un gioco di somme e sottrazioni.
Jung, uno dei costanti punti di riferimento della ricerca dell’artista, teorizzò che esistono nell’essere umano una serie di memorie emozionali che emergono inavvertitamente da un inconscio collettivo attraverso immagini simboliche e oniriche. Le opere presenti in Album di Famiglia, sono state volutamente realizzate in camera oscura in modo incontrollato, per emulare nel migliore dei modi l’inconscio che riemerge abbattendo il principio di causalità, senza un apparente senso logico, e che si manifesta attraverso il sogno, il ricordo, la mitologia, l’arte.

RA-4, pieghe e incisioni su poliestere emulsionato, 76×101,5×20 cm

RA-4 su poliestere emulsionato e piegato 49×45 cm

RA-4 su carta emulsionata e piegato, 190×159,5 cm

RA-4 su poliestere emulsionato e piegato 118×101,5 cm (dettaglio)

RA-4 su poliestere emulsionato e piegato (dettaglio)

RA-4 su poliestere emulsionato e piegato (dettaglio)

RA-4 su poliestere emulsionato e piegato (dettaglio)