Wuppertal,27.8.2015 Tony Cragg in seinem Atelier. Foto: Daniel Biskup

Tony Cragg. Transfer

Il Museo Novecento di Firenze, nella piazza Santa Maria Novella, ospita uno dei maggiori esponenti della scultura internazionale, Tony Cragg (Liverpool, 1949), protagonista della grande monografica TONY CRAGG. Transfer, a cura di Sergio Risaliti e Stefania Rispoli, dal 22 settembre 2022 al 15 gennaio 2023.

In occasione della Florence Art Week, è stata inaugurata la grande mostra monografica di TONY CRAGG. Transfer. Il museo, dedicato all’arte italiana del XX e XXI secolo, propone oltre a una collezione permanente, mostre e cicli espositivi, progetti speciali e installazioni. 

La mostra del maestro inglese, visibile dal 22 settembre 2022 al 15 gennaio 2023, presenta una selezione di sculture e opere su carta, volte a mostrare anche il processo creativo dell’artista oltre ai suoi lavori. Tony Cragg ha contribuito molto profondamente al rinnovamento del linguaggio classico, grazie al continuo uso di materiali e tecniche tra le più sperimentali e innovative del nostro tempo.

Il visitatore si trova immerso in una dimensione liquida dalle forme metamorfiche e dagli equilibri instabili. Nei suoi lavori, vi si ritrova il mondo fisico con le sue apparenti certezze e subito dopo ci si immerge completamente nel mondo onirico. Siamo a cavallo tra diversi livelli di realtà. Le opere di Cragg destano allusioni inconsce, architetture sospese, visibili in quei momenti spesso alternati tra sonno e veglia, dove le visioni oniriche diventano più forti, per essere ricordate. Sono sogni che combattono contro la nostra breve memoria per cercare di lasciarci un segno, positivo o negativo che sia, non ha importanza. Tutto ha un significato potente e rivela le nostre pulsioni più nascoste e proibite, oppure vuole portarci a riflettere sullo stato mentale che viviamo in quella frazione di vita. È la parte più bella dei sogni, il momento più piacevole della giornata. Tony Cragg con le sue opere riesce a solidificare e a trattenere alcune forme visibili soltanto da addormentati.

Tony Cragg, Museo del Novecento, Firenze.

Evidentemente, per l’artista la forma è quello che noi pensiamo di vedere ma è anche quello che creiamo nella nostra mente. In effetti, si può dire che qualcosa ha un colore, ma il colore non esiste nella realtà, non c’è nessun rosso o verde. Siamo noi, con il nostro cervello, a creare quel colore o quella forma. Anche il senso della tridimensionalità lo creiamo nella nostra mente, nelle nostre percezioni. 

Ecco che, nel bel mezzo di tutta questa infinita precarietà, la scultura diviene mezzo per creare nuove figure, emozioni, per parlare e nel caso dei grandi maestri come Cragg, per scolpire un nuovo mondo. Tutti i pensieri e gli impulsi che abbiamo nel nostro cervello derivano dai materiali che abbiamo intorno. Assaggiamo, tocchiamo, osserviamo il mondo materiale e la nostra mente si riempie di immagini. Muovere i materiali per scoprire qualcosa questa è la scultura.

Come spiega il curatore Sergio Risaliti: “Il maestro ha saputo coniugare arte e scienza, arte e natura a suo modo. Pur partendo da analisi e osservazioni della struttura profonda delle cose, che sia del micro o del macrocosmo, dopo ha liberato la fantasia umana; assegnando al pensiero creativo un ruolo fondamentale per superare la stessa natura nella creazione di forme inedite, inverosimili perfino per la natura, quindi andando a mettersi in una posizione di complementarità. Quasi come se guardando le sculture di Tony Cragg noi intuiamo che il pensiero immaginifico, fantastico dell’artista possa sganciarsi dal suo precedente naturalistico e andare verso una dimensione che appartiene solo all’arte e al pensiero umano”.