Pakui Hardware and Marija Teresė Rožanskaitė, Inflammation, 2023. The Pavilion of Lithuania. Photo: Ugnius Gelguda. Courtesy of the artists, Lithuanian National Museum of Art and carlier | gebauer (Berlin/Madrid)

Inflammation, la Lituania a Venezia

In occasione della 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia il Padiglione della Lituania porta in scena l’installazione Inflammation, composta dalle opere di Pakui Hardware, duo artistico fondato nel 2014 da Neringa Černiauskaitė e Ugnius Gelguda, e dai i dipinti di Marija Teresė Rožanskaitė (1933-2007).

Commissionato dal Ministero della Cultura della Repubblica di Lituania e finanziato dal Consiglio Lituano per la Cultura, Inflammation è stato presentato dal Museo Nazionale d’Arte lituano. L’allestimento del Padiglione, ospitato nella chiesa di Sant’Antonin a Venezia, è stato ideato dagli architetti Ona Lozuraitytė-Išorė e Petras Išora-Lozuraitis in collaborazione con i due curatori Valentinas Klimašauskas e João Laia

Il progetto immersivo site-specific, aperto al pubblico dal 20 aprile fino al 24 novembre 2024, analizza il concetto di “infiammazione” riferito a una condizione relativa al corpo umano ma idealmente estensibile agli scenari storico-sociali contemporanei e all’attuale panorama climatico. 

L’installazione site-specific di Pakui Hardware si compone di sculture in vetro e alluminio che sembrano evocare un sistema linfatico infiammato con focolai dolenti e pulsanti o l’apparato nervoso di corpi umani. L’opera dialoga con una serie di dipinti (oli su tela e su cartone) della pittrice lituana Marija Teresė Rožanskaitė (1933-2007). Esposti in apposite vetrine, le tele presentano soggetti umani protagonisti di accertamenti o di terapie mediche ambientate in fantomatici e inquietanti contesti ospedalieri. A partire dagli anni Settanta l’artista è stata particolarmente interessata all’analisi di tecnologie di diagnostica per immagini, allora all’avanguardia, come il mammografo e macchine per l’effettuazione di radiografie, spesso riprodotti nei suoi lavori.

I presupposti della ricerca di Rožanskaitė vanno messi in relazione agli anni nei quali la Lituania è stata per la seconda volta – a partire dal 1944 e sino al 1990, anno nel quale tornò a essere uno stato indipendente – una delle Repubbliche dell’Unione Sovietica. Le opere datate entro questo periodo presentano ambienti medico-sanitari in cui i pazienti risultano essere sopraffatti dalle indagini a cui sono sottoposti. I temi affrontati sono quindi funzionali a esprimere un disagio interiore che le circostanze storiche hanno generato nella popolazione lituana. 

La sensazione di una condizione di profonda angoscia evocata dalla claustrofobica dimensione ospedaliera è stato un tema ricorrente nella ricerca di Rožanskaitė ed è rilevabile in Disease (1985), dove la capacità respiratoria di un degente disteso su di un letto, avvolto da incombenti strutture tubolari, è connessa a uno strumento di supporto salvifico e al contempo opprimente. Il manifesto dolore fisico umano rappresentato nei lavori dell’artista diviene spesso proiezione di una più ampia sofferenza, di una profonda condizione di disagio. Moduli ovoidali, talvolta assemblati a grappolo allusivi alla componente corpuscolata del sangue identificabile con i globuli rossi sembrano suggerire non solo il riferimento a patologie ematiche ma anche l’irreparabile irrompere di un evento, metaplanetario a cui fa, inequivocabilmente, riferimento il titolo dell’opera Cosmic composition (1979). 

Marija Teresė Rožanskaitė, Disease, 1985. Oil on canvas, 150 × 130 cm. Photo by: Antanas Lukšėnas. Courtesy of the Lithuanian National Museum of Art

Alle tematiche affrontate da Marija Teresė Rožanskaitė si connettono con lucida coerenza i lavori di Pakui Hardware che, raffigurando temi legati alla medicina, evocano problemi di più ampio respiro, tra i quali, alcuni di carattere economico-sociale, altri di ordine climatico, generatori di uno stato di sofferenza interiore e di un processo acuto al quale l’intitolazione Inflammation fa riferimento.  

All’attualizzazione delle tematiche rispetto all’opera di Rožanskaitė, si accompagnano scelte diverse sul piano formale e delle ragioni stilistiche che, optando per una cifra linguistica astrattizzante, creano un universo attinente alla sfera medica e delle patologie di corpi umani. 

Traendo ispirazione da una recente pubblicazione di Marya Rupa, medico statunitense, e Raj Patel, economista e giornalista britannico, Inflamed: Deep Medicine and the Anatomy of Injustice (Picador USA, 2022), Inflammation propone una rivisitazione dell’omonimoprogetto presentato lo scorso ottobre al Museo delle Arti Applicate e del Design di Vilnius che ha costituito un’ideale premessa all’installazione site-specific per il Padiglione della Lituania alla Biennale di Venezia di quest’anno. 

Il concetto di “infiammazione” è declinato da Pakui Hardware secondo accezioni diverse ma tra loro connesse. Il termine può senza dubbio alludere a una problematica ambientale, quella del surriscaldamento terrestre foriero di un cambiamento radicale della realtà paesaggistica e ancor più profondamente causa di un drastico e ingravescente mutamento di abitudini nello stile di vita degli abitanti del nostro Pianeta. In ogni caso, se riferito al corpo umano, il processo infiammatorio, sintomatico di una fase acuta, è viceversa indice di una reazione dell’organismo a fattori di varia natura, virale, traumatico, tossico, batterico. Si tratta di una risposta che mira a combattere l’entità responsabile di un’aggressione in senso fisico ma anche emotivo. 

«Con questa installazione, Pakui Hardware concepisce il pianeta come un corpo sofferente. – raccontano i due curatori Valentinas Klimašauskas e João Laia – Nel farlo crea un ambiente che è al contempo una mappa del nostro tempo e uno spazio cosmico piagato da un’infiammazione prolungata. L’effetto è potenziato dal dialogo con Marija Teresė Rožanskaitė, uno dei punti di riferimento di lunga data della pratica artistica del duo. Anche se oggi potremmo sentirci abbandonati, l’installazione serve a ricordarci la nostra comune condizione di infiammazione e suggerisce, almeno a livello speculativo, la speranza di una possibile guarigione». 

Quanto ai materiali impiegati nell’opera di Pakui Hardware, l’alluminio, in quanto metallo dalla consistenza rigida ma con qualità di duttilità e leggerezza, si presta a forgiare forme stilizzate creando una fitta e sottile rete di diramazioni, evocative di sistemi nervosi e linfatici umani. Al tessuto metallico si affianca il vetro che disegna forme tridimensionali le quali, presentate talora secondo una morfologia ovoidale e in base a uno schema speculare, possono essere allusive a organi umani simmetrici correlati all’apparato renale o a quello polmonare.

Queste opere schematizzano l’anatomia di corpi umani lacerati da un diffuso e acuto stato di sofferenza, appunto, di “infiammazione”, al quale la colorazione rosseggiante in vetro fa efficacemente riferimento. Le forme assumono poi una loro mutevole valenza estetica e identificativa. Alcune di esse paiono evocare l’immagine di una figura femminile danzante, una scarnificata reminiscenza di un’antica nike, personificazione nel mondo antico della vittoria, emblematicamente depauperata di una vitale volumetria nell’allusione a una condizione di patimento. Altre figure sembrano presentarsi come raffigurazioni di alieni che incedono lenti e minacciosi su lunghi e filiformi arti inferiori. Si tratta di un universo in continua mutazione, difficilmente decodificabile sul piano semantico, dominato da figure con un’identità incerta, immerse in una dimensione dove domina l’ignoto.

Il Padiglione della Lituana conferma l’originalità e l’importante attualità delle tematiche degli argomenti affrontati nel panorama artistico contemporaneo, come è evidente nella ricerca di Pakui Hardware che si raccorda a una consolidata e precedente tradizione rappresentata, tra gli altri, dai lavori di Marija Teresė Rožanskaitė. E che temi di carattere sociale e ambientale siano oggi ritenuti dagli artisti lituani urgenti argomenti su cui riflettere è testimoniato anche dal percorso di ricerca di Augustas Serapinas (Vilnius, 1990), protagonista del progetto site-specific BALTIC ADVENTURE – patrocinato dall’Ambasciata lituana a Romaa cura di Ilaria Gianni, ideato per FOROF, spazio romano dedicato al dialogo tra archeologia e arte contemporanea fondato da Giovanna Caruso Fendi.  

L’originalità del Padiglione della Lituania a Venezia è rilevabile anche nell’allestimento che determina la creazione di un’atmosfera sospesa, piena di incognite e, in qualche modo, asettica nei suoi rinvii ad ambienti medico-sanitari e a un universo ormai disgregato – come mostrano i cumuli di materiale collocati a terra – e dove esiste solo una labile traccia di presenze umane ormai divenute qualcosa di diverso dalla loro natura originaria. È stato creato un sistema di tubi in acciaio, costituito da elementi di sostegno verticali e orizzontali con una pianta quadrangolare, una sorta di “architettura nell’architettura”, collocato al centro dell’unica navata dell’edificio di Sant’Antonin, al quale sono ancorate, attraverso appositi ganci, alcune delle opere di Pakui Hardware. Si tratta di strutture che significativamente riecheggiano quelle, opprimenti, presenti in Disease (1985) e in Reinforcement Rods (1986) di Marija Teresė Rožanskaitė. Un ruolo importante è costituito dall’apparato di illuminazione che interagisce con le superfici metalliche e attiva, in maniera estremamente efficace, quella sensazione diffusa di Inflammation soprattutto nella dinamica dei riflessi sulla materia vitrea rosseggiante impiegata in alcune opere. 

In relazione alla mostra Inflammation è stato poi pubblicato il catalogo Hardware and Marija Teresė Rožanskaitė, INFLAMMATION – Pavilion of Lithuania. 60th International Art Exhibiton, La Biennale di Venezia a cura di Pakui Hardware, Valentinas Klimašauskas e João Laia ed Egla Mikalajūnė (Milano 2024). 

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