Maison Ventidue lavora nell’universo della sperimentazione indipendente dal 2014, come luogo intellettuale prima che luogo fisico, volto ad originare commistioni multidisciplinari, artistiche e comunicative, spesso site specific legate a corali relazioni, alle arti performative e sonore, all’intersezione, dunque, tra spazio e intervento artistico. In che maniera, però, il 2020 ed il 2021 hanno modificato quella che era la grammatica d’approccio dell’associazione, da sempre abituata all’interazione collettiva, generante progetti molteplici con altre realtà del territorio e altre figure professionali? Se fino al tempo precedente la pandemia – che sembra quasi non misurabile ormai – Maison Ventidue aveva dato origine a L’Appartamento, dimensione atta alla promozione, alla divulgazione e al missaggio di professionalità e progettualità collettive di contaminazione dei saperi e di continua sperimentazione, il cambiamento epocale e mondiale ha portato con sé l’esigenza di mutare una pluralità di certezze e di rivedere i rapporti tra l’ideazione progettuale e la sua reale concretizzazione, sia nell’alveo di nuove sperimentazioni, sia seguendo la strada dell’improvvisazione emotiva, empatica, dettata dalla negazione d’alterità. Ed infatti, quanto ideato da Maison Ventidue e MUSPA si affida ad una riflessione del tutto peculiare che affida la propria ispirazione, la propria guida al pensiero di Lea Vergine:
‘L’arte non è necessaria . E il vuoto che la sua assenza crea, non esiste.
“Messaggio e insieme una protesta sull’infelicità, i feticci e i superflui dell’arte” si legge nella presentazione.
Ma è in queste negazioni che si cela la potenza, la costante presenza nell’assenza.
Il vuoto può essere nulla o può essere tutto.
Dipende sempre dagli occhi di chi guarda.
Cosa ci vedi nel vuoto?’
E Superfluo è proprio il nome scelto per l’indagine portata avanti in queste settimane, una installazione fisica, ma anche virtuale, con cui entrare in contatto mediante un form di adesione al fine di generare una riflessione comune su tutti quegli aspetti che ineriscono il concetto di ‘superfluo’, filosoficamente inteso e sinesteticamente vissuto. A partire dalla voce indimenticata di Lea Vergine – tratta da una sua intervista – il suo pensiero si propone come riferimento e memento nell’ambito del germogliare nuove ed inusitate prese di coscienze, dettate da forzati stravolgimenti in cui anche l’arte, in un certo qual modo, ha dovuto reinventarsi e proporre nuove modalità, nuovi grammatiche sociali.
Superfluo si pone anche l’obiettivo di “ripensare, insieme a pubblico, critici, cittadini e artisti al ruolo dell’arte, al peso del vuoto, al necessario nel superfluo, e al valore dello spazio. Il desiderio è quello di stilare un Manifesto che riesca a individuare le urgenze di questo cambiamento e dare luogo alla riflessione critica sulla cultura, l’arte e la società.” In tale percorso intellettuale, si apre il rebus di evasione e pervasività, risoluzione, moltiplicazione o azzeramento, ciò che è definito “Un ON / OFF del pensiero politico intorno alla cultura quale espressione del bisogno squisitamente umano di essere. E ssere spettatore, E ssere pubblico, E ssere cittadino, artista, critico, autore. Chi oggi si ritrova in una di queste categorie, può finalmente accendersi, premere l’ON della cultura ed allietare, allietarsi, anche e soprattutto delle cose dell’arte.”
I risultati di tale analisi e ricerca saranno presto noti e forse saremo in grado di riconoscere l’ignoto mediante nuove capacità.
Superfluo
MAISON VENTIDUE & MUSPA Museo Senza Pareti
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