Loredana Amenta, Alessandro Castagna photograph

Stampare l’arte: Loredana Amenta Parte seconda

Stampare l’arte e fare arte non sono operazioni poi così diverse. Entrambe richiedono sensibilità, competenza e passione. Se poi a eseguire il lavoro conto terzi è un artista in proprio, la sua opera potrà leggersi come una vera e propria traduzione; non di una prosa scientifica, ma di una poesia: di un testo in cui, più che il significato oggettivo, conta l’aria tra le parole. Di questo canto segreto Loredana Amenta, titolare di una stamperia d’arte vecchio stampo e lei stessa abile incisore, è interprete residuale. Le ho rivolto alcune domande sulla stampa d’arte, in primo luogo analogica, e sulle prospettive di questo antico e nobile mestiere.

La tua è quello che si dice una stamperia di servizio: traduci il lavoro degli artisti. Vengono spesso in stamperia?

Quando sono tornata da Firenze dopo essermi formata al “Bisonte”, ho da subito avvertito l’esigenza di coinvolgere altre persone in questo folle esperimento.

Lavorare sulle mie incisioni, sperimentare, era stimolante, ma condividere questa nuova passione con quanti mi si avvicinavano è stata da subito la cosa più giusta e naturale che potessi fare. Una scelta non scelta, quasi un percorso già stabilito dalle energie che si scatenavano dal confronto.

L’aspetto che mi meraviglia di più oggi è che, nonostante i tanti anni, mi accorgo di quanto nulla mai si ripeta. Ogni lavoro è un nuovo percorso, una nuova sfida a sé, sempre differente. Il processo è standard, ma si ramifica con grande sorpresa di volta in volta, soprattutto quando ho a che fare direttamente con gli artisti, che arrivano carichi del proprio bagaglio, del singolare e proprio mezzo espressivo e soprattutto delle proprie aspettative.

Come si articola il vostro rapporto?

Non ci sono tempi definiti, né calcolabili con qualche certezza. Loro mi spiegano come possono ciò che intendono realizzare, e insieme cerchiamo di capire la direzione. Io, in primo luogo, mi sforzo di comprendere la carica emotiva che vogliono investire e ciò che vogliono far emergere da quel dato lavoro. Poi tutto si scompone in calcoli, temperature, tempi di morsura in acido, trasparenze di inchiostri e carte improbabili da utilizzare… L’avventura ha già preso il sopravvento. Guideremo insieme quel percorso e lo faremo in profonda empatia; il dialogo, la fiducia saranno un elemento fondante e indispensabile tra artista e stampatore poiché tutto si fonda su equilibri delicatissimi che però ti offrono, con estrema naturalezza, le soluzioni adeguate al buon esito del processo.

Lavori più all’incisione o alla stampa?

La fase di incisione è una costante sorpresa. Stabiliamo delle linee guida che poi, insieme all’artista, alcune volte decidiamo di stravolgere; altre invece le seguiamo maniacalmente perché magari il lavoro di quell’autore lo richiede. Di certo il lavoro di incisione su lastra che l’artista svolge direttamente qui in stamperia è, in termini di tempo, inferiore a quello di stampa, che poi curo io dopo aver raggiunto insieme all’artista il bon a tirér finale. La fase di stampa della tiratura, di tutti gli esemplari stabiliti che poi verranno certificati, di sicuro è più automatica seppur affidata alle mie mani; tuttavia non è impossibile il manifestarsi dell’imprevisto. Durante tutto il percorso, la padronanza della tecnica, la conoscenza della chimica e di tutte le componenti che intervengono nel processo sono le carte vincenti per assicurarsi un risultato che rimandi al fruitore il pensiero dell’autore che, seppur accompagnato, non deve mai risultare stravolto o contaminato dall’intervento dello stampatore, che ha partecipato attivamente, e con profondo coinvolgimento, all’intero processo.

Con quali artisti, se posso chiederlo, collabori più spesso? Cosa ti hanno insegnato?

Piero Guccione nel 2010 è stato il motore: la sua presenza rassicurante e di spessore a Scicli, dove ha sede la mia stamperia, mi ha sempre fatto sembrare naturale il ritornare in Sicilia per inventarmi un lavoro. I primi artisti che ho coinvolto sono stati Rosa Cerruto e Giovanni Robustelli. Loro sono una costatante nella produzione di tirature in stamperia, insieme ad Angelo Ruta che spesso viene da Milano per incidere le sue lastre qui in Sicilia. Si sono poi succeduti altri artisti: Blanco, Grenci, Viola, Fratantonio, Candiano, ecc. Con ognuno di loro si è instaurato un filo diretto che ha permesso di raggiungere i risultati sperati. La difficoltà è sicuramente nel saper leggere oltre le loro parole, partendo da una consapevolezza fondamentale: ognuno di loro ha un abisso dentro che non somiglia minimamente all’artista che hai curato la settimana prima. Devi stravolgere in tempi record i percorsi mentali che avevi abbozzato e assecondare un flusso d’energia che attraverso il loro pensiero e gesto diventerà segno, e che attraverso la mia padronanza della tecnica ci permetterà di dare anima ad un semplice e povero pezzo di metallo, ignaro di ciò che diventerà. Tutto questo è confronto, è crescita, contaminazione. Tutto questo è esperienza condivisa che non può far altro che generare opere cariche di emotività e nuovi racconti che arricchiscono chi li riceve.

Tu stessa sei un incisore in proprio, autrice di lavori originali: è per questa ragione che hai deciso di aprire un tuo laboratorio?

Si, il mio percorso nasce da incisore e tutt’oggi, quando gli artisti mi lasciano tempo (cosa sempre più rara) sviluppo miei progetti che curo in maniera totale, dalla fase di incisione alla stampa dell’opera.

All’inizio incidevo e stampavo solo mie edizioni e ciò mi ha permesso di sperimentare la tecnica, di percorrerla in lungo e in largo comprendendo fin dove potessi arrivare. Lavorare a una tua incisione da un lato ti costringe a un investimento emotivo maggiore, dall’altro ti procura meno stress, meno ansia di prestazione. Incidendo opere tue il percorso inizia e si conclude in te, non devi interpretare te stessa, devi solo avere il coraggio di lasciarti trasportare. Con il lavoro degli artisti è ben diverso.

La stamperia così come si presenta oggi è il risultato di una crescita avvenuta negli anni con tutte le incertezze e lentezze del caso. Ma alla base ho sempre avuto nitida l’idea di cosa sarebbe diventata.

Un grande bagaglio di sogni, testardaggine, una gran voglia di imparare e far mia la tecnica incisoria. Da subito ho capito che una volta in Sicilia avrei dovuto fare il possibile per metter su una stamperia mia; ma non è stato così immediato come risultato, ha richiesto tempo, investimenti, fatica e idee chiare.

(SEGUE)