Paolo Migliazza
Paolo Migliazza al lavoro nel laboratorio del MABOS. ph Isabella Marino

Sonno di garofani

Si è conclusa il 30 aprile scorso presso il Mabos, Museo del Bosco della Sila, suggestiva location appenninica, la residenza Sense Sonno di garofani di Paolo Migliazza, con la direzione artistica di Roberto Sottile e la curatela di Gabriele Salvaterra.

Protagonista di questa operazione, che omaggia un verso di Franco Costabile, lo scultore girifalcese Paolo Migliazza, tornato nella sua terra d’origine per un confronto en plein air con l’ambiente boschivo del Mabos. La residenza inaugura la nuova stagione artistica e residenziale del museo che, dichiara il suo fondatore Mario Talarico, “è nato dalla necessità di innestare uno spaccato di arte contemporanea in un territorio montano a vocazione turistica. Dal 2017 il Mabos ospita residenze artistiche, teatrali, poetiche mettendo in atto continue connessioni tra artisti, attori, letterati e gente comune perché il Mabos esiste se esiste nella percezione della gente di prossimità. Ciò che risulta da queste esperienze è il farsi opera dei luoghi: l’arte infatti custodisce il tempo, anche quello futuro. Il Mabos mira a lasciare un segno importante per ricordare la cura dei territori e di chi li abita”. 

Tale segno, nell’interpretazione di Paolo Migliazza, è Sentinella: uno dei suoi bambini sospesi tra infanzia e adolescenza, rappresentato nell’atto di guardarci, e di leggerci dentro, come solo i fanciulli sanno fare. 

“Paolo Migliazza”, afferma il curatore della residenza Gabriele Salvaterra, “è uno scultore peculiare, al tempo stesso figurativo e totalmente astratto/processuale. Le sue figure si susseguono in una ripetizione differente dove materiali e processi vengono sperimentati su forme spesso identiche. Nella scultura pensata per il Mabos si radunano gli spiriti del luogo. È concepita con intelligenza perché non è caratterizzata come vera e propria ‘sentinella’. Saranno gli sguardi di chi percorrerà questi sentieri a darle connotazioni, significati, simbologie, storie, leggende, narrazioni, miti. È ancora pura e aperta alle possibilità, proprio come il bambino che rappresenta”. 

Sentinella”, puntualizza il direttore artistico della residenza Roberto Sottile, “diventa Genius loci, entità naturale e soprannaturale, personificazione del bosco stesso che veglia, protegge e nutre lo spirito della natura. La scultura vive nel gesto dell’artista che lavora la materia per creare una nuova convivenza: da una parte preservare il bosco, rivestirlo di sacralità, e dall’altra, concedergli un nuovo valore contemporaneo attraverso l’intervento artistico, che contempla anche la possibilità della fruizione notturna della scultura all’interno del percorso del Mabos. Così facendo Sentinella diventa cardine dell’idea del viaggio, punto di approdo e di partenza. Rapporto primordiale che è alla base della vita umana. Il viaggio è conoscenza del mondo che ci circonda, e nello stesso tempo è consapevolezza ed incontro con il nostro io”. 

È in effetti possibile esplorare il parco espositivo del Mabos – che dal 2017 accresce la propria collezione di anno in anno – gratuitamente, in qualsiasi momento del giorno e della notte; quando è tempo, si ha la fortuna di imbattersi direttamente in artisti in residenza, di assistere alla fase di realizzazione delle opere, o di partecipare a eventi, talk, laboratori per grandi e piccini. 

Tutto, come mi ha confidato Gabriele Salvaterra, cui ho chiesto lumi sulle sue interazioni con l’artista, avviene in modo spontaneo e naturale: “per il mio lavoro di curatela si è trattato, semplicemente, di affiancare Paolo con pensieri, riflessioni, scambi e, ogni tanto, con qualche apporto più concreto (ad esempio tenere fisicamente una parte della scultura mentre la fissava al resto della forma, aiutare a inserire l’opera nella sua base, ecc.). Quotidianamente scrivevo qualche nuova riflessione scaturita dal processo di realizzazione dell’opera e la condividevo immediatamente con Paolo: mi piace pensare che con questo colloquio, un poco, forse, si sia forgiata anche l’opera. Per il resto si è trattato di parlare e fare d’altro, riconducendo poi tutto a una sintesi artistico-culturale. Credo che un discorso artistico o culturale non si faccia soltanto con l’arte e la cultura, ma anche con una rilassata frequentazione, persino quando sembra che si stia facendo tutt’altro…”. 

Come non essere d’accordo con Gabriele?