Michael A. Robinson, presenta a Napoli, nelle sale di Shazar Gallery di Giuseppe Compare, The shape of this is the shape of that, un’indagine esperenziale e site specific gemmata dalla visione dell’artista canadese per la galleria napoletana.
…che questa strategia è una strategia senza finalità; perché questo è ciò che tengo e ciò che a sua volta mi tiene in pugno, la strategia aleatoria di chi ammette di non sapere dove sta andando… Vorrei che fosse anche un volo a capofitto dritto verso la fine, un gioioso contraddizione di sé, un desiderio disarmato, cioè qualcosa di molto vecchio e molto astuto, ma che è anche appena nato e si diletta di essere senza difesa.
Jacques Derrida
Michael A. Robinson, colpito anni fa da questo pensiero di Derrida, ha poi affermato:
Impiegando approcci formalisti e concettuali, il mio lavoro gioca deliberatamente sulla mescolanza e la giustapposizione di strategie creative in relazione al modernismo e all’arte contemporanea. Mescolo idee e intuizioni, con giocosità e invenzione materica. Lavoro spesso con oggetti raccolti dalla mia vita quotidiana. Per me, ricontestualizzare gli oggetti come “materiali d’arte” è un modo per attirare l’attenzione sui significati a volte nascosti degli oggetti, sul ruolo che gli oggetti giocano nelle nostre vite e su ciò che pensiamo sia e non sia arte.
A partire da tali riflessioni è nato anche il progetto ideato per Shazar Gallery di Napoli, The shape of this is the shape of that che, da mercoledì 8 giugno, proporrà negli spazi della galleria, nel cuore vivo e pulsante della città partenopea, la volontà e l’urgenza necessaria a ridefinire, in un certo qual modo, il perimetro stesso del lavoro dell’artista, in particolare in un momento storico-antropologico così complesso, sì da apparire quale filiazione di una concatenazione di eventi storici di rilevanza mondiale.
Se, invero, l’oggetto diventa, nella ricerca di Michael A. Robinson, soggetto principe di una indagine sul dipanarsi del quotidiano e delle dinamiche esistenziali più profonde, nelle sale di Shazar Gallery, il pubblico assisterà ad una nuova contestualizzazione degli oggetti secondo le regole di una formalizzazione concettuale inattesa e sorprendente.
The shape of this is the shape of that, come lascia evincere sin dalla titolazione, delineerà un processo di “svelamento di oggetti altrimenti nascosti” proponendo una mise en abyme interlocutoria ed enigmatica, sia sulla valenza dell’oggetto stesso con lo spazio, sia sulla relazione con l’oggetto con l’arte, in definitiva.
Eterogeneità materica, strategie creative, sovrapposizioni tra oggetti e spazio, fungono da elementi tali per cui Michael A. Robinson giunge ad una strutturazione ex novo di ciò che può essere individuato e definito come nuova moltitudine.
Seguendo tale logica e tale approccio, l’artista e scultore cambia prospettiva, giungendo alla traduzione della materia oggettuale in immagine: è così che The shape of this is the shape of that, si trasforma in un corpus di lavori su carta, non semplicemente volti a raccontare e documentare un processo epifanico, bensì diventando sua stessa trascrizione per immagini, nuova ontologia dal valore autonomo – ed autarchico -.
In una diarchia dal fascino racchiuso nel seme filosofico che si spinge nell’intercapedine tra mondo delle idee e dimensione oggettuale, tra processi ex ante et ex post, ecco che l’intervento site specitfic di Michael A. Robinson per Shazar Gallery, assume una valenza temporale extradinamica in ciò che, si legge nel comunicato ufficiale della mostra, privilegia “l’immediatezza sulla noia, l’interrogativo e l’apertura su conclusioni e affermazioni”.
The shape of this is the shape of that agisce, pertanto, nell’alveo affascinante del paradosso che determina una rottura con il substrato dei paradigmi precostuiti della scultura, assicurandosi, invece, una diretta relazione con la dimensione dell’immagine, traslando la materia scultorea in carta fotografica, postponendo – o anteponendo, a seconda dei punti di vista – l’oggetto del quotidiano nello spazio in oggetto stampato in una dimensione spaziotemporale altera e, come tale, probabilmente eterna.
È un mutamento importante, è fuor di dubbio, anche nell’intera parabola artistica di Robinson, il quale, in questa occasione, spinge il pubblico ad andare oltre il già noto, per addentrarsi in una interessante sfida, percettiva e riflessiva, oltre quelle che sono le “valutazioni materiche poiché, e qui avviene il cambiamento, quello che è nell’immagine ha la stessa valenza della sua formalizzazione scultorea: il visitatore è invitato, dunque, a una riflessione sia sul processo fenomenologico, sia sulla soggettività che è – curiosamente – assente alla vista.”
Tutto, perciò, è riconducibile, in un certo senso, alla forza della esperienza singola – e singolare – al dialogo silente ed extra superficiale che si attiva tra un’opera d’arte ed il suo osservatore. Tutto cambia, tutto si fa enigma da risolvere non già e non solo per rispondere alle questioni sollevate dall’artista in quanto individuo singolo, ma quanto a quelle innervate dall’artista quale esponente di una visione principe, profonda, emotiva e predittiva, rispetto a quella comune.
Attraverso The shape of this is the shape of that, Michael A. Robinson, dalla Shazar Gallery di Napoli, determinerà un nuovo modello di interlocuzione con il quotidiano, proponendo al pubblico una via nuova per l’interpretazione del reale, necessaria, utile, urgente dopo l’obnubilamento che ha oscurato le nostre coscienze negli ultimi 2 anni e mezzo.
The shape of this is the shape of that: voi sapete – già – riconoscere, chi e cosa, nell’inferno della bulimia delle immagini, degli oggetti, è, davvero arte? (semicit.)
Michael A. Robinson
The shape of this is the shape of that
Napoli, Via Pasquale Scura, 8
Opening: mercoledì 8 giugno, h 17
Lunedì – Venerdì 16 – 20 o su app.to
Info: 081 1812 6773 – info@shazargallery.com