Ipercorpo 2022 | Trattare l’aria

Si è conclusa a Forlì la XVIII Edizione di Ipercorpo, Festival Internazionale delle Arti dal Vivo, a cura di Città di Ebla, il cui tema, ‘Trattare l’Aria’, ha posto la riflessione su nuove e necessarie modalità di approccio alle arti. Segnonline era lì per voi.

A Forlì la XVIII edizione del Festival Internazionale delle Arti dal Vivo

Ipercorpo ha inteso ‘Trattare l’aria’ quale tema per dipanare o, per dirla con le parole di Davide Ferri, ‘agglutinare‘, l’intera visione del festival internazionale giunto alla sua diciottesima edizione. Una rassegna cardine nell’ambito delle Arti dal Vivo che, nel periodo pandemico ha sofferto – come gran parte del mondo dell’arte e della cultura – l’assenza o la negazione del pubblico in presenza e del valore essenziale dell’esperienza quale filo conduttore percettivo e concettuale.

Immerso nella trama urbana di Forlì, Ipercorpo ha generato nei due weekend scorsi del 26-29 maggio e del 2-5 giugno, una sorta di mappatura filosofica di un necessario ripensamento di approccio all’interno di quell’alveo che vede, nella fruizione delle arti performative e non, un dialogo profondo e serrato con i luoghi, con le persone, con i vissuti e con le tensioni verso alterità ancora impensate. Ed in che modo s’è scelto di animare l’azione culturale? Mediante un tema come quello dell’aria, vivificato dalla discussione e dai fatti degli ultimi due anni e mezzo ; e medium incontrovertibile, atto a perimetrare, in maniera ideale e, pertanto, senza limiti reali, una indagine che raccontasse la visione ibrida tra linguaggi, forme e spazi è stata l’aria, ‘un vero e proprio invito ad agire sull’immateriale, l’invisibile, l’incorporeo, per dare una forma nuova allo spazio. E lo spazio e il suo utilizzo in chiave linguistica sono da sempre tra gli elementi centrali del festival.’

Segnonline ha preso parte ad Ipercorpo nel suo secondo weekend e per quanto raccontare ogni dettaglio esperito, ogni percezione acuita dalla possibilità donata dall’esser (tornati) in presenza sia pressoché impossibile nel breve spazio di un articolo, si tenterà, tuttavia, di tracciare un filo conduttore tra i vari elementi di questa XVIII edizione del festival.

I luoghi

Ipercorpo ha abbracciato la città di Forlì destinando ai luoghi e agli spazi un ruolo attoriale precipuo, attraverso cui gemmare un dialogo di formazione e condivisione di acuta interazione.

EXATR, ex deposito delle corriere, dove trova casa anche Città di Ebla, finiti i lavori di consolidamento ha potuto nuovamente accogliere gli ‘accadimenti’ di Ipercorpo. Accanto all’iconico EXATR, il festival si è addentrato nella Piazzetta delle Operaie, nell’Arena Forlivese, al Foro Boario ed al Teatro Félix Guattari. Ogni luogo è diventato non mero contenitore, bensì tassello di una geografia unica e dinamica, in grado di innescare visioni e azioni di inattesa sorpresa.

Il direttivo, tra l’altro, ci racconta di una azione performativa ex ante: attaccare lo spazio come dinamica di trattazione culturale. Gli spazi di EXATR, infatti, furono, diversi anni fa, riscoperti da Ipercorpo, messi in sicurezza, resi congeniali a linguaggi di rigenerazione umana e culturale anche se oggi condivisi con altre associazioni in grado di supportare attività di vario genere, sempre tese ad un valore neo qualificativo di commistioni e ibridazioni.

Ipercorpo: una identità composita

Ipercorpo si è animato di una moltitudine composita di collaborazioni: Città di Ebla, curatrice del festival, ha lavorato al fianco di Spazi Indecisi, Masque teatro e Crisalide Festival, al fine di sostanziare una serie di identità sempre interconnesse che rappresentano l’anima portante della kermesse, muovendosi secondo i linguaggi del Teatro e della Danza con un programma a cura di Claudio Angelini, Mara Serina e Valentina Bravetti – della Musica a cura di Davide Fabbri ed Elisa Gandini – del Circo Contemporaneo, dell’Arte – con una rassegna curata da Davide Ferri in collaborazione con Miral Rivalta – e una serie di Progetti speciali internazionali, tra cui una Masterclass a cura di Mara Serina e una conferenza internazionale sulle pratiche della performance. Tutto ciò determina differenze e autonomie, diversi gradienti che portano ad una plurima crescita, ad una polifonica indagine precipua in cui, tuttavia, il concetto “dal vivo” è sempre più importante e fondamentale, teso verso una in_formazione dello spazio senza che mai esso perda la sua primigenia identità storica.

Trattare l’aria. Come è nato questo tema?

I giornalisti, grazie all’Ufficio Stampa Sara Zolla, hanno incontrato il direttore del festival Claudio Angelini, insieme con il direttivo composto da Davide Fabbri, Elisa Gandini e Davide Ferri, sì da poter discutere in una tavola rotonda informale ma formativa, quelli che sono state le spinte vettoriali di Ipercorpo, a partire dalla scelta di un tema così paradigmatico. In epoca Covid 19, durante le riunioni del direttivo, la discussione si era spostata sul fulcro di quelli che erano i timori, le riflessioni, le analisi e la ricerca delle soluzioni al fine di tornare ad una normalità – o ad un miglioramento – In tal modo, Claudio Angelini, ingegnere nella vita extra Ipercorpo, ha focalizzato l’attenzione sul concetto di Aria, di suo spostamento, di sua trattazione come atto esistenziale portante avanti un nuovo modo di vivere e percepire il reale. Come inteso da Davide Ferri, l’elemento aereo è da sempre trattato da ogni disciplina artistica secondo una sua grammatica e secondo una dinamica precipua di interazione chimico-fisica. Ecco perciò che la frase ‘trattare l’aria’ pronunciata da Angelini in occasione di una delle molte riunioni del direttivo ha gemmato la possibilità di definire in maniera ‘aerea’ la geometria variabile di Ipercorpo 2022 che si è costruita secondo matrici corali.

Il programma: accadimenti performativi

I due fine settimana di Ipercorpo sono stati caratterizzati da un programma fitto ma in grado di non stancare la mente ed il corpo del pubblico, tutt’altro, capace di rendersi guida di indagine ex post e apertura prospettica dal panorama inusuale e prezioso.

Teatro e Danza

Il Teatro e la Danza, curati da Claudio Angelini, Mara Serina e Valentina Bravetti, hanno avuto per protagonisti Re-FLOW della coreografa e video artist greca Chrysanthi Badeka; Body Clip appuntamento dedicato alla danza in video e al racconto del corpo visto attraverso l’occhio della videocamera. L’anteprima di ἀνδρεία, nuovo lavoro realizzato dalla coreografa Paola Bianchi in collaborazione con Valentina Bravetti, fino alla storia de La Danza in 1 Minuto, il contest di danza in video promosso dall’Associazione COORPI, raccontato dalla producer Lucia Carolina De Rienzo. Al suo debutto c’è stata #sunflowerexperience di Giacomo Calli e Lucrezia Gabrieli, seguita dagli spettacoli di Carlo Massari/C&C Company con il “teatro senza parole” di BeastwithoutBeauty; e ancora la performance visionaria di Masque teatro: KIVA, l’installazione vivente/mostra interattiva Il Magazzino degli scarti di Simonetta Favari, il lavoro AeReA, dei danzatori e performer Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi in collaborazione con Crisalide Festival, come nel caso di Sonora Desert della compagnia teatrale Muta Imago, installazione percettiva e perfomativa costruita ad hoc per il pubblico partecipante – tra le esperienze più forti vissute dal pubblico di Ipercorpo – L’ultimo weekend ha visto poi protagonista il collettivo internazionale Reckless Sleepers con A String Section cui è seguito Deriva Traversa di Dewey Dell, collettivo di danza e performing arts diretto da Teodora e Agata Castellucci, composto da Demetrio Castellucci, Guoda Jaruševičiūte e Vito Matera. Il 5 giugno, il programma Teatro e Danza ha chiuso l’edizione 2022 con Carne, di Filippo Bonacchi e Soul Space di Rossella Del Vecchio, due giovani coreografi diplomati alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi.

Musica

Il programma di Musica, curato da Davide Fabbri ed Elisa Gandini, ha costruito la propria proposta tematica grazie a: Stefano Pilia e Paolo Spaccamonti che hanno presentato la sonorizzazione del capolavoro del 1929 diretto da Dziga Vertov: L’uomo con la macchina da presa. Poi è stata la volta di Cemento Atlantico, progetto del producer e DJ romagnolo Alessandro “ToffoloMuzik” Zoffoli. Nel secondo weekend i live di Blak Sagaan Expaanded (Samuele Gottardello, aka Blak Saagan, insieme alle musiciste Alessandra Lazzarini e Laura Campana) Se Ci Fosse La Luce Sarebbe Bellissimo ispirato ad una frase tratta dalle lettere di prigionia di Aldo Moro e Il Tempio degli Uomini Granchio di Mondoriviera, primo progetto discografico di Lorenzo Camera realizzato in missaggio con un’opera video distopica e di matrice allucinante tesa verso l’ignoto.

Arte

L’Arte ad Ipercorpo, affidata a Davide Ferri con la collaborazione di Miral Rivalta, ha scelto di entrare in contatto con il tema Trattare l’aria poiché, come affermato anche dal curatore, essa si rapporta con l’aria continuamente e come tale ha evidenziato tale legame mediante l’intervento di diversi artisti che hanno generato, in maniera differente, una liaison con tale seme filosofico, arricchito da talk con il pubblico durante le giornate del festival. A partire da Nicola Samorì, cui si deve anche l’immagine visual di Ipercorpo 2022, e l’opera Artaud, scultura che mostra un corpo che pare collassare, svuotato, semovente solo per immobile paradosso, nell’aria. Si è continuato con Gregorio Botta e l’opera installativa Grecale, ove libri dalle nivee pagine erano mosse a agitate da un vento di NE ricreato, sostanziando l’intagibilità dell’aria; protagonisti di ricerche pittoriche – per la prima volta ad IpercorpoBeatrice Meoni e Michele Tocca che hanno indagato la relazione tra il corpo, lo spazio e l’aria e una nuova prospettiva di rivelazione nel caso della Meoni, e i processi che avvengono tra lo spazio e le sue metamorfosi fisico chimiche, tradotte in pittura nelle opere di Tocca, per finire con la duplice installazione di Margherita Morgantin, Dama Libre e Cosmic Silence in cui ‘l’ascolto del clima’ è stato fulcro ontologico per una formalizzazione spaziale e percettiva; ultimo ma solo in ordine cronologico, l’artista Filippo Tappi che ha affrontato il tema intervendo nello spazio di EXATR con le opere Ricetta e Link secondo i prodromi di un dialogo tra elementi che si relazionano con i fattori ambientali del fu deposito delle corriere, generando visioni simboliche e attuative. Ogni artista, in verità, ha dato corpo a quella che il curatore ha definito non una mostra bensì una ‘partitura‘ attivante il desiderio ancestrale dell’uomo di agguantare l’aria.

Ipercorpo come esperienza

Per Ipercorpo la parola chiave è esperienza; mai ci è interessato costruire un contenitore, abbiamo sempre cercato di disegnare delle traiettorie. Paradossalmente lavorando sempre negli interessi del pubblico, non badando mai al nome altisonante degli artisti – che pure abbiamo avuto ma solo perché propedeutici al lavoro e alla ricerca del festival -. Abbiamo sempre cercato di costruire un rapporto con l’esperienza da parte del pubblico. Questo elemento è il fattore principale anche per continuare a lavorare alle edizioni future del festival e senza mai andare in direzione di un ‘intrattinimento’.

Ha affermato Claudio Angelini, cui fa eco Davide Fabbri:

Avere un tema ogni anno significa anche partire ogni volta da zero, costruire un programma azzerando le esperienze pregresse per dare vita ad una versione nuova di quel che secondo noi è un festival; perciò, ragionando su dinamiche e processi che sono complessi ma anche sfida continua, ogni anno Ipercorpo è nuova relazione tra termini e visioni.

Tutto ciò, però, non vive e non si costruisce secondo la sovrastruttura dell’ansia del nuovo ma si arricchisce di una stratificazione della custodia esperienziale che fa di Ipercorpo uno scrigno in cui ricerca innovativa e relazione con la fedeltà a taluni processi gemma una identità precipua e fortunamente sempre riconoscibile nella sua unicità.

Attorno ad Ipercorpo

Lo spazio EXATR polifunzionale riunisce attorno a sé non già e non solo una sorta di archeologia urbana ma anche una nuova stratificazione di interventi e visioni che interagiscono tanto con lo spazio quanto con la visione di For,lì intesa quale crogiuolo di reinterpretazione del già noto – basti pensare al progetto di Spazi Indecisi IN LOCO, Il Museo diffuso dell’abbandono. – L’insieme di correlazioni che Ipercorpo genera determina una fenomenologia intrinseca nell’alveo delle volontà tesa all’esperienza che origina virtuosi circoli di pensiero, cui si aggiungono le voci ‘forestiere’ che giungono da altrove, come quelle degli artisti coinvolti dal festival, in un dialogo attivo tra luoghi, pubblico e artisti.

XVIII Edizione e l’attesa per il 2023

Ed Ipercorpo davvero definisce quella che può considerarsi una geometria variabile della visione collettiva, della rigenerazione umana cui poco importa dell’entertainment fatuo per addentrarsi, al contrario, nel gradiente di pratica, conoscenza, indagine plurima, corale e armonica di un’estetica di pensiero e azione capace di dialogare nello spazio, nel tempo e nella dimensione ipercorporale del senso, sì da originare, anno dopo anno, e attesa dopo attesa, un ciclo emotivo e di valore funzionale alla pervasione costruttiva di un immaginario collettivo che, negli ultimi anni, necessita con urgenza di non cadere nella trappola della cosmetica, dell’evento fine a sé stesso.

Divenuto ormai maggiorenne, il festival e il suo direttivo inizieranno presto a lavorare alla prossima edizione, mentre Ipercorpo 2022 porterà a compimento quanto veicolato mediante la trattazione dell’aria…

Azzurra Immediato

Azzurra Immediato, storica dell’arte, curatrice e critica, riveste il ruolo di Senior Art Curator per Arteprima Progetti. Collabora già con riviste quali ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno, ed alcuni quotidiani. Incentra la propria ricerca su progetti artistici multidisciplinari, con una particolare attenzione alla fotografia, alla videoarte ed alle arti performative, oltre alla pittura e alla scultura, è, inoltre, tra primi i firmatari del Manifesto Art Thinking, assegnando alla cultura ruolo fondamentale. Dal 2018 collabora con il Photolux Festival e, inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con lo Studio Jaumann, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.