Santiago Sierra, LA VORÁGINE, 2024. L'artista con Marco Scotini alla Prometeo Gallery Ida Pisani, Milano. Courtesy the artist and Prometeo Gallery Ida Pisani, Milan-Lucca. Ph. Filippo Ferrarese

Santiago Sierra, La Vorágine

All’interno degli spazi della Prometeo Gallery di Ida Pisani si può osservare la mostra personale di Santiago Sierra, classe 1966, intitolata La Vorágine, che comprende le ultime opere dell’artista partendo da due esplorazioni diverse ma complementari, Los Embarrados (2022) e The Maelström (2023).

L’artista si è servito del lavoro di 1.300 operai per realizzare una scenografia composta da 275 m3 di fango che copre uno spazio di 2414 m2, da cui sono tratti i grandi scatti visibili al piano terra della galleria. Al piano di sotto, accoglie lo spettatore, un loop di 30 minuti che accompagna un nuovo video in bianco e nero dell’artista, girato in Gambia nel maggio 2023.

Come spiega il comunicato stampa: “In occasione dell’installazione di SantiagoSierra del 2005 House in Mud, i pavimenti e le pareti dell’istituzione tedesca Kestnergesellschaft di Hannover sono stati ricoperti e soffocati da 320 metri cubi di terra, una miscela di fango e torba, ispirata al vicino lago Maschsee, un bacino idrico artificiale commissionato dal governo e creato per compensare un periodo di disoccupazione di massa negli anni Trenta. Nel 2022, l’artista ha riproposto la sua opera in dimensioni monumentali a Parigi con il nome di Los Embarrados, che si è trasformata in un palcoscenico temporaneo in disfacimento, una fossa paludosa sommersa, per gli spettatori d’élite invitati ad assistere a uno spettacolo di lusso, che agisce come commento radicale sul lavoro e sui diritti dei lavoratori”.

Santiago Sierra
Santiago Sierra, LA VORÁGINE, 2024. Installation view at Prometeo Gallery Ida Pisani, Milan. Courtesy the artist and Prometeo Gallery Ida Pisani, Milan-Lucca. Ph. Filippo Ferrarese

Il loop del video recita le seguenti parole:”L’Europa è un giardino. Abbiamo costruito un giardino. […] Il resto del mondo, [….] la maggior parte del resto del mondo è una giungla, e la giungla potrebbe invadere il giardino. I giardinieri dovrebbero prendersene cura, ma non proteggeranno il giardino […] la giungla ha una forte capacità di crescita, e il muro non sarà mai abbastanza alto per proteggere il giardino. I giardinieri devono andare nella giungla”. Estratto da un discorso di Josep Borrell – Alto Rappresentante dell’UE per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza – l’inno infernale si ripete fino a quando il video, centrale nella mostra, si trasforma in un vortice incontenibile e totalizzante. Sul pavimento e contro il muro, giovani calciatori gambiani mimano le posizioni di arresto della polizia come se fossero coreografati, un vortice di sagome; i loro volti non vengono rivelati.

Al primo piano gli scatti visibili mostrano la materia che si espande vulcanica, senza freni, libera da ogni restrizione. Si percepisce la bellezza dell’assenza, della solitudine umana. Un mondo dove esiste solo lei, nel suo essere esplosivo, nel suo non avere confini. Lei invade, incontenibile, trabocca da ogni lato. La presenza umana è in realtà assente. L’uomo, stante, osserva l’implacabile espandersi di lei. Non può contenerla, non può limitarla, invade e plasma lo spazio. Sedie vuote, una accanto all’altra formano il teatro del nulla. Le sedute, attente spettatrici, assistono allo spettacolo dove protagonista è la materia. Una sola opera mostra un uomo intento a spostare con la pala la terra grumosa che va a rimescolarsi. Siamo sulla soglia del no-sense. La materia decide di invadere, contro la volontà umana che diviene infima di fronte alla potenza della natura. 

Come spiega nel testo critico Marco Scotini: “Chi oggi, nel 2024, guardasse retrospettivamente l’opera di Santiago Sierra, si accorgerebbe che molte delle contraddizioni che sembravano accompagnare la sua messa in scena del capitalismo contemporaneo e del lavoro precario (facendo gridare allo scandalo) non erano poi tali. È ormai sotto gli occhi di tutti che non esiste più alcuna incompatibilità tra dittatura e neoliberismo: l’una è solo l’altra faccia dell’altro. Contrariamente a quanto si pensava, non c’è ostacolo che si frapponga tra fascismo e libertà di mercato. C’è addirittura una indistinzione costitutiva tra violenza e istituzione, tra statuto militare e civile, tra norma ed eccezione. È come se Santiago Sierra, in tutti questi anni, non avesse mai rinunciato a metterci di fronte – ripetutamente e senza mediazione – alla violenza che ha fondato il neoliberismo”.